A confronto i Ferragnez sono piccoli piccoli. Fare tesoro di Cristo nell’era degli influencer
Più di una crisi di governo, la crisi dei Ferragnez sembra tenere l’Italia con il fiato sospeso. Le vicende matrimoniali, giudiziarie ed economiche della coppia più famosa sembrano essere diventate la priorità del Paese. Gossippari, analisti di costumi, sociologi, criminologi, giornalisti, persone comuni e celebrità si affannano per dire la loro e proporre un’analisi di un fenomeno che in effetti non ha precedenti.
Il “Ferragnez gate” però, forse, è solo il caso più eclatante di quello che Tony Reinke, prendendo a prestito la definizione del sociologo Guy Debord, chiama la società dello spettacolo. Nel suo libro Spettacoli in competizione. Fare tesoro di Cristo nell'era dei media, Porto Mantovano, Coram Deo 2021, Reinke parla della spettacolarizzazione della vita e della coazione a nutrirsi di infiniti micro-spettacoli in modo compulsivo.
In effetti Chiara Ferragni e Fedez, marito e moglie dal 2018, sono un caso di studio interessante rispetto all’analisi di Reinke. I due sembrano non aver fatto altro che incarnare lo spirito del tempo, navigarlo con scaltrezza e portarlo all’ennesima potenza fino ad esasperarlo arrivando a un punto di rottura.
Lui rapper, lei fashion blogger, insieme hanno costruito un impero milionario grazie all’uso dei social e scegliendo scientemente di mostrare (quasi) tutto delle loro vite private e lavorative. Grazie alla loro innegabile capacità comunicativa i due, negli anni, hanno accumulato follower fino ad arrivare a 30 milioni lei e 14 milioni lui: più della metà degli italiani.
Lui è diventato paladino di svariate lotte politiche di stampo progressista, benefattore in molte raccolte fondi e promotore dei “diritti civili”; lei è divenuta icona femminista e star del self-empowerment. Nel giro di pochi anni, la loro produzione continua di contenuti su loro stessi, ha ubriacato il pubblico e ha creato l’illusione di una vita perfetta a cui aspirare e da cui trarre qualche forma di insegnamento. Influencer, appunto.
Questa ascesa inarrestabile sembra essersi interrotta quando il grande pubblico ha scoperto, tramite inchieste giudiziarie rilanciate dagli organi di informazione, che probabilmente la Ferragni ha utilizzato una collaborazione con un noto marchio di pandori per farsi pubblicità, legando però il suo nome a una causa di beneficenza. Il pubblico si è scoperto scioccato provando delusione rispetto alla presunta perfezione del proprio idolo.
Questa parabola che si sta concludendo con cause giudiziarie, perdita d’immagine, una profonda crisi di coppia rappresenta un meccanismo ben più profondo e radicato nella natura umana.
In Proverbi 27,20 è scritto che gli occhi sono insaziabili. Come creature formate a immagine e somiglianza di Dio, essere attratti dagli spettacoli, intesi in senso lato, è una nostra caratteristica. Creati per contemplare la perfezione della gloria di Dio, però, il peccato distorce continuamenti gli oggetti della nostra contemplazione e, in quest’era digitale, ogni micro-spettacolo diviene oggetto della nostra attenzione e del nostro culto proiettando aspettative di perfezione e di riscatto salvo poi scoprirci disillusi e traditi da idoli imperfetti.
La colpa però non è da imputare ai media in sé o alla contemporaneità; il meccanismo è solo più visibile e pervasivo rispetto ad altre epoche storiche in cui non c’erano le stesse tecnologie.
Secondo Reinke, lo sforzo che i cristiani dovrebbero fare oggi è quello di comprendere i meccanismi dell’era della spettacolarizzazione e riappropriarsi della consapevolezza che lo spettacolo più grande di tutti è già avvenuto nella storia (Colossesi 2,15). La croce di Cristo è lo spettacolo di cui si nutrono i nostri occhi e di cui proviamo a nutrire la cultura e l’ambiente che ci circonda. Proclamare questo messaggio e puntare a questo spettacolo dovrebbe essere l’obiettivo delle nostre vite personali e della vita delle chiese.
Restano aperte le sfide su come usare i media e su come non essere sopraffatti dall’era della spettacolarizzazione. Il punto di partenza, tuttavia, deve essere la riappropriazione della forza del messaggio del Vangelo: lo spettacolo più bello in assoluto.
Il messaggio che Paolo chiama “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1,16) è infatti un “content” che non necessita di abbellimenti e filtri. È un messaggio che realmente trasforma e che, a differenza dei Ferragnez, non nasconde lati oscuri. Chi si affida a Dio Padre tramite Gesù Cristo riceve lo Spirito Santo e non sarà mai deluso (Romani 5,5). I cristiani hanno il messaggio più bello realizzato dalla Persona più affidabile e che riempie la vita di una fonte inesauribile. A confronto, i Ferragnez sono piccoli piccoli.