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Bavinckiana (II). Filosofia della rivelazione

Ci sono opere della teologia evangelica che non possono mancare tra le nostre letture se vogliamo rendere più solida e viva la comprensione e l’esperienza della cultura evangelica. Una di queste è la Filosofia della rivelazione di Herman Bavinck (1854-1921), che raccoglie una serie di lezioni preparate per la Facoltà di teologia di Princeton per l’anno accademico 1908 -1909, all’epoca pubblicate contemporaneamente in olandese e tedesco, e in inglese grazie alla cura editoriale di Geerhardus Vos e di B.B. Warfield. Dopo la Dogmatica, che ne è il fondamento, questa è certamente tra le opere più importanti di Bavinck.

In linea con l’ortodossia riformata, Bavinck intende la rivelazione di Dio come “il fondamento e il segreto di tutto ciò che esiste in tutte le sue forme” (p.39); rivelazione generale e speciale “assieme annunciano la varia sapienza che Dio ha mostrato nella creazione e nella redenzione” (p.40). “Dio ha depositato la verità nella natura e nella Scrittura affinché possiamo averla e conoscendola governare attraverso di essa. Nella conoscenza della verità si trova il fine della sua rivelazione” (p.94).

Parlare oggi di rivelazione appare antiquato e oscurantista, eppure, è quanto di più attuale la cultura odierna abbia bisogno di sentire. La realtà di una rivelazione soprannaturale non è mai stata messa in discussione nella storia dell’umanità, fino all’avvento della Rivoluzione francese che con il suo “principio di autonomia” ha tentato di negarla facendo dell’uomo il creatore, il redentore e il provveditore di sé stesso. 

Tale visione del mondo è giunta fino a noi in numerosissime forme, ma tutte accomunate dal bisogno di dover colmare quel vuoto lasciato dalla rivelazione. “L’uomo moderno fa derivare la sua fede e il suo fervore, il suo operare e il suo ottimismo dall’idea di evoluzione che, secondo la sua convinzione, governa il mondo intero” (p.310), evoluzione intesa come quel principio di progresso continuo che ha portato l’uomo dall’essere un animale, ad un essere sociale e che ancora può condurlo ad un futuro di pace, felicità e immortalità, nonostante l’evidenza contraria dei fatti.

In questa opera Bavinck non esamina la dottrina, l’aspetto verticale della rivelazione, ma ne indaga le questioni orizzontali che hanno a che fare con l’uomo, la realtà e la cultura per giungere a mostrare, attraverso numerose argomentazioni, che essa non può essere sostituita da alcun principio filosofico o scientifico e neppure essere relegata ad un angolo sperduto dell’animo, ma che la rivelazione è importante ed essenziale per tutta l’esperienza umana e per una visione del mondo e della vita coerente. 

Ecco perché parla di “filosofia della rivelazione”; essa è per Bavinck una scienza universale che investiga lo scopo e il senso di tutte le altre discipline accademiche. La motivazione principale di questo lavoro è infatti dimostrare il modo in cui la rivelazione giunge alla coscienza umana e le implicazioni enormi che essa ha per l’investigazione scientifica in ogni disciplina. La realtà, che può apparire ai nostri occhi frammentata e caotica, può essere studiata e conosciuta organicamente e coerentemente solo riconoscendo che la rivelazione divina “è intimamente connessa a tutta quanta la natura, tutta quanta la storia, tutta quanta l’umanità, alla famiglia e alla società”, lasciando che essa disciplini il nostro sentire e il nostro pensiero per aiutarci a risolvere le questioni fondamentali che occupano la conoscenza umana.

Bavinck è un uomo di un’ampiezza culturale enorme e oltre ad essere un profondo conoscitore del suo tempo, fu certamente anche un arguto precursore di temi di grande attualità.  Si confronta con il liberalismo teologico, con il neoidealismo, con l’insorgente pragmatismo americano, con il panteismo e l’evoluzionismo in tutte le sue forme. Mentre ripercorre le idee filosofiche, religiose, scientifiche, storiche e culturali, Bavinck conduce il lettore a simpatizzare con gli uomini che stanno dietro le grandi idee della cultura, per mostrare che la motivazione che li spinge a cercare risposte alle domande sulla vita e sul mondo è la dimostrazione stessa della rivelazione di Dio che essi vorrebbero negare, la quale li rende consapevoli di sé, che dà al mondo unità e coerenza e di conseguenza dà all’uomo la possibilità di conoscere. 

Così ognuno di loro percorre una strana diversa cercando in qualcosa di secondario e di creato ciò che solo nella rivelazione divina si può trovare, perché Dio lo ha svelato. In essa poggiano realmente tutte le soluzioni agli interrogativi umani, dove la diversità e l’unità stanno finalmente insieme senza escludersi a vicenda, dove la scienza acquista senso e direzione, dove la storia ha uno scopo e una coerenza, dove Cristo è l’alfa e l’omega, il principio e la fine, Colui che si fece uomo è lo stesso da cui tutte le cose furono create. La rivelazione ci mostra la potenza dell’intelletto divino e la grandezza del Suo amore. 


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