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“Cattolicesimo”. Intorno ad un seminario dell’IBEI

Come tutti i sistemi religiosi, il cattolicesimo romano è un pozzo che sembra infinito per profondità e ampiezza delle sue complessità. Tuttavia, per provare a comprenderlo in modo utile, bisogna iniziare a scandagliare queste profondità, anche se lentamente. Il seminario tenuto dall'Istituto Biblico Evangelico Italiano (23/2/2025): “Cattolicesimo: una riflessione evangelica su aspetti chiave della teologia cattolica”, si è prefisso di offrire strumenti per svolgere questo compito. Certo, il tema del cattolicesimo è un ever green per la riflessione evangelica, soprattutto in quei contesti, come l’Italia, in cui esso ha plasmato la società. Il seminario è stato introdotto come occasione per presentare l’ultimo fascicolo della rivista Lux biblica N. 70 (2024) dedicato al tema.


Suddiviso in tre sessioni, il seminario si è soffermato su “aspetti” della teologia cattolica: la dottrina della rivelazione, la mariologia e l’anno santo (giubileo). Gianluca Nuti ha discusso l'apice della comunicazione di Dio che avviene attraverso il Verbo incarnato, Gesù Cristo. Nel cattolicesimo esiste una continuità tra la Parola scritta nella Scrittura, la Tradizione e la rivelazione autorevole della tradizione ecclesiastica. Tale visione fluida e circolare è resa possibile dalla dottrina dell’incarnazione prolungata.  


Mentre Dio comunica alla creazione attraverso la grazia comune, conoscere il Dio della creazione avviene attraverso una relazione viva con il Verbo fatto carne, ora presente nella chiesa mediante il suo magistero e i sacramenti. Per la Chiesa cattolica, ciò si traduce in un'interazione dinamica tra le Sacre Scritture e la Tradizione cui dà voce l’insegnamento ufficiale. Mentre l'importanza della Scrittura è attestata nel Vaticano II (Dei Verbum), essa è organicamente intrecciata alla Tradizione la quale si affianca alla Scrittura e a volte la scavalca come espressione viva della presenza di Cristo. Secondo Nuti, nonostante la pretesa armonia, esiste una tensione reale in questo rapporto. L'autorità finale per la chiesa di Roma non risiede nella Parola scritta o incarnata della Bibbia, ma nella tradizione del Magistero che interpreta e stabilisce la rivelazione di Dio. La presentazione è stata puntuale, ma non ha individuato nell’interconnessione tra Cristo e la chiesa (l’incarnazione continua) il punto nevralgico della teologia cattolica della rivelazione che sottende la circolarità tra Scrittura-Tradizione-Magistero.


Di seguito Francesco Grassi ha esplorato l'impatto di questa concezione della rivelazione sullo sviluppo del dogma mariologico, in particolare dell'Assunzione corporale di Maria.  Grassi ha sostenuto che l'Assunzione di Maria riflette fortemente l'affidamento di Roma alla tradizione e all’autorità del magistero nel dichiarare ciò di cui la Scrittura parla poco o nulla. Inoltre, rivela che in assenza di un'autorità riconosciuta nella Parola di Dio rivelata, i dogmi sono spesso pesantemente influenzati dai contesti storici e culturali, rendendoli infallibili e aperti all'evoluzione, persino alla contraddizione, nel corso del tempo.


Il seminario si è concluso con un case-study che unisce storia e attualità. Infatti, Corrado Primavera ha offerto una prospettiva storica sull’anno santo cattolico in cui tutti gli elementi del cattolicesimo si intrecciano: Bibbia, tradizione, magistero, pratiche, devozioni, … 


Nella conversazione finale, alcune domande hanno ripreso il tema della relazione tra la Scrittura, le tradizioni e le comunità interpretative nelle chiese evangeliche. Negli interventi, ribadendo l’impegno evangelico scolpito nel Sola Scrittura, è mancato un riferimento all’uso dei credi e delle confessioni di fede come chiavi di lettura storiche (norme normate) per leggere la Scrittura e che aiutano la chiesa evangelica a non scadere nell’individualismo interpretativo. Mentre il cattolicesimo oggettivizza la Tradizione ed eleva il magistero, la teologia evangelica riconosce l’autorità “ministeriale” delle confessioni di fede sotto l’autorità suprema della Scrittura. 


Come detto in apertura, i temi del seminario sono ripresi e approfonditi nell’ultimo fascicolo della rivista Lux biblica che costituisce una buona risorsa. Il seminario è stato utile e stimolante anche se il riferimento agli “aspetti” dell’analisi riflette uno sforzo che non è ancora teologicamente sistemico. Riprendendo la relazione programmatica iniziale, le parole di Cristo sulle Scritture (Giovanni 5,39) riecheggiano ancora una volta: “esse son quelle che rendono testimonianza di me”.  È in Gesù Cristo che si rivela nelle Scritture che troviamo l'unica vera vita, speranza e autorità per la chiesa. Proprio su questo punto nevralgico, il cattolicesimo introduce un disordine sistemico nel suo DNA e questo deficit impatta ogni sua espressione.


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