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Citare la Bibbia non è reato! Päivi Räsänen assolta dalle accuse di hate speech

Nel dibattito pubblico, si sa, a volte ci sono dei terreni pericolosamente scivolosi e qualche volta si può arrivare a punti di non ritorno. Poteva essere questo il caso se la Corte d’appello di Helsinki venerdì 14 novembre 2023 si fosse pronunciata a sfavore della parlamentare Päivi Räsänen confondendo i piani tra libertà di parola (e di credo) e incitamento all’odio. Grazie a Dio così non è stato, ma il tema resta vivo e la questione va attivamente presidiata.

L’ex ministra dell’interno finlandese, infatti, dal 2019 sta vivendo una sfiancante querelle giudiziaria. I fatti: dopo aver appreso che la chiesa luterana avrebbe patrocinato il Gay Pride, aveva postato un tweet di dissenso citando Romani 1,24-27. A causa di quel tweet è stata indagata dopo una denuncia penale da parte di un cittadino. Per imbastire il processo, il Pubblico Ministero ha aggiunto anche un’incriminazione per la redazione di un pamphlet pubblicato da Räsänen nel 2004 dal titolo “Uomo e donna. Egli li creò”.  

Le assurde accuse sono quindi espressamente state mosse contro le convinzioni che la parlamentare esprime riguardo alla sua fede biblica. Dalle idee sul peccato che Räsänen sostiene, il piano è stato maliziosamente spostato sull’idea che lei abbia considerato le persone omosessuali “inferiori” incitando quindi alla discriminazione e all’odio.

Nonostante la Corte distrettuale avesse già dichiarato con una sentenza che il tweet non costituisce reato in quanto non discriminatorio in base all’identità e non catalogabile come “hate speech”, la questione è stata portata all’attenzione della Corte d’appello e, nonostante il verdetto di questi giorni, adesso rischia di finire anche davanti alla Corte Suprema a cui il Pubblico Ministero ha già detto di volersi appellare.

Il caso della Räsänen non è il solo di questo genere e la questione non riguarda solo l’Europa. Il confine sottile tra libertà di parola e incitamento all’odio è un campo di gioco su cui la comunità LGBQT+ si sta battendo molto negli ultimi anni cercando di ridefinire i limiti e di ridimensionare drasticamente la libertà fondamentale di parola. Anche in Italia i pericoli di questa tendenza sono emersi in tutta la loro forza con la discussione che ha accompagnato la presentazione e poi l’affossamento del disegno di legge sulla omotransfobia sulla quale l’Alleanza Evangelica Italiana si era espressa con una presa di posizione e con un comunicato e sulla quale invitava gli evangelici italiani (ma non solo) a restare attenti e ad essere propositivi in percorsi di salvaguardia delle libertà fondamentali.

Processi come quelli contro la parlamentare finlandese, infatti, anche quando non si pronunciano contro la libertà di parola, hanno comunque un enorme impatto sull’opinione pubblica. Secondo Päivi Räsänen, funzionano come deterrente per chi vuole esprimere opinioni contrastanti con il pensiero della cultura dominante. L’ipotesi di poter essere indagati per aver preso in pubblico posizioni considerate politicamente scorrette sfianca la testimonianza pubblica e la possibilità di vivere in un reale contesto di libertà di parola.

Per il momento, la notizia dell’assoluzione di Päivi Räsänen rincuora gli evangelici di tutto il mondo e tutti coloro che hanno a cuore la libertà di pensiero. Entro il 15 gennaio 2024, però, il Pubblico Ministero dovrà decidere se procedere all’appello e portare il caso alla Corte Suprema. Il caso non è chiuso, ma ha avuto un ulteriore sviluppo positivo. Come evangelici possiamo esercitare la nostra responsabilità sacerdotale pregando per il caso specifico e per la portata che una sentenza sfavorevole avrebbe in termini di punto di non ritorno riguardo alla confusione tra terminologia biblica (peccato, ordine creazionale…) e incitamento all’odio. Possiamo inoltre esercitare la responsabilità regale sostenendo posizioni di pubblica influenza rispetto alle pressioni delle lobby che vogliono appiattire la libertà di parola su un pensiero unico, e infine esercitare la responsabilità profetica continuando a definire biblicamente la realtà che ci circonda anche quando questo risulta pericoloso (anche da un punto di vista penale a questo punto)


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