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Cos’ha da dire il pensiero evangelico sull’educazione? In ascolto di Abraham Kuyper

Solo negli ultimi 30-40 anni la scuola italiana è passata attraverso la riforma Berlinguer, Moratti, Gelmini e la “buona scuola”. Nonostante ciò, uno dei ritornelli nel dibattito pubblico è che la scuola abbia bisogno di una riforma, l’ennesima. Per non limitare il discorso sulla riforma ad una mera e superficiale cosmesi, forse può essere utile ascoltare una voce fuori dal coro, ma che può dare un contributo notevole alla comprensione di quale riforma la scuola abbia bisogno. 

La recente pubblicazione dell’antologia di Abraham Kuyper (1937-1920) On Education (2019) raccoglie in un unico volume gli scritti e i discorsi più importanti che Kuyper tenne tra il 1869 e il 1917. Essi rappresentano la sintesi del suo pensiero sull’educazione cristiana e del suo lavoro in favore di una riforma del sistema d’istruzione in Olanda. Nonostante l’origine olandese e la pubblicazione nord-americana, quest’opera può dare un contributo enorme alla riflessione evangelica anche in Italia, dove, nonostante le molte differenze, sono anche rintracciabili molti elementi comuni al contesto olandese dell’epoca di Kuyper.

La riforma in campo educativo,che è stata possibile grazie all’impegno politico nel Partito Anti-rivoluzionario guidato da Kuyper e alla co-belligeranza della controparte cattolica, ci mostra chiaramente come il tema dell’educazione sia fortemente connesso a molti altri. Ogni rinnovamento sostanziale non può prescindere dall’affrontare le questioni profonde in gioco che, in questo caso, erano quelle che segnavano il volto dell’Olanda durante il XIX secolo e che erano il frutto della sua lunga storia.

L’Olanda aveva aderito alla Riforma protestante e per lungo tempo si era distinta per i suoi valori calvinisti. Rapidamente, però, il Paese dovette subire la forte repressione dei sovrani cattolici di Spagna che sfociò nella guerra degli Ottant’anni (1568-1648) e che si concluse con l’indipendenza del Paese e la costituzione della Chiesa calvinista come chiesa di stato, la quale era in grado di assicurare una certa la libertà di culto e protezione anche alle minoranze religiose. Però questa situazione di commistione tra stato e chiesa condusse ad un sempre maggiore nominalismo religioso che non seppe far fronte all’influenza della Rivoluzione Francese e agli sviluppi dei secoli successivi, tra i quali il deismo, il liberalismo e la presunta neutralità della scienza e della conoscenza.

Nel 1784 venne fondata la prima organizzazione non governativa dal nome Maatschappij “tot Nut van 't Algemeen”, cioè Società “Per il bene comune” la quale intendeva raccogliere insieme persone di ogni religione al fine di migliorare delle condizioni morali, sociali e intellettuali del popolo olandese, in particolare per mezzo dell’educazione dei bambini, esercitando una larga influenza sullo sviluppo del sistema nazionale centralizzato d’istruzione.

Quasi un secolo dopo la Società fu la promotrice più convinta del principio di neutralità nella scuola e di una educazione senza religione garantita per legge come unico strumento in grado di favorire il bene comune, la modernizzazione e l’unità nazionale. È in questo contesto che comincia l’opera di Kuyper per il riconoscimento di alcuni principi fondamentali:

  1. il ruolo della religione per l’esperienza e la conoscenza umana,

  2. il diritto fondamentale alla libertà di coscienza,

  3. il principio di separazione tra stato e chiesa,

  4. il principio di sovranità di sfere, con il pluralismo istituzionale che ne deriva.

Quest’ultimo, in particolare, fu usato da Kuyper per definire il fatto che ogni potere umano è sempre relativo e dispone di autorità limitata all’interno di certi confini, in quanto Cristo solo è realmente sovrano su tutte le cose. Per mezzo dei suoi scritti, dei suoi discorsi parlamentari e molto altro, Kuyper si impegnò in un’opera, lenta ma persistente, di educazione dell’opinione pubblica.

Questo processo fu probabilmente il contributo più grande di Kuyper e del partito Anti.rivoluzionario, che culminò con l’emendamento della stessa Costituzione olandese in modo che garantisse il diritto alla libertà religiosa di ognuno. Nell’anno della sua morte nel 1920, fu approvata la nuova legge sull’istruzione che applicava la riforma al contesto scolastico. 

Ancora oggi, con tutti i suoi limiti e le sue precarietà riguardo al futuro, il sistema scolastico olandese continua a godere dei benefici di quella riforma: la regola costituzionale non ha più riferimenti confessionali, né privilegi particolari per le confessioni cristiane. Allo stesso tempo, però, lo Stato garantisce i fondi necessari per l’istruzione di ogni bambino dalle scuole elementari fino alla conclusione del ciclo superiore di studi, sulla base delle scelte religiose e pedagogiche delle famiglie. Se in un’area geografica non ci sono scuole che riflettono una determinata visione del mondo, le autorità governative incoraggiano i genitori con le medesime convinzioni a costituire associazioni no profit per l’avvio di scuole private, rispettando un regolamento statale che stabilisce alcuni standard nazionali (numero di studenti, salari, obiettivi accademici, lingua …), ma senza alcuna indicazione di tipo pedagogico che non sia il divieto di promuovere la violenza, o porre limiti di accesso per motivo di razza, lingua o sesso.

La legge, in questo modo, riconosce il primario diritto/dovere dei genitori di istruire i propri figli sulla base delle proprie convinzioni profonde. Le credenze filosofiche o religiose e la visione del mondo che ne deriva costituiscono il cuore della vita di una comunità plurale. Questa antologia di scritti ci porta nel vivo della vita politica dell’Olanda di fine Ottocento e inizio Novecento e dell’esperienza appassionata di un uomo che credeva che la sovranità di Dio su ogni centimetro quadrato dell’universo avesse un’enorme ripercussione sulle scelte di vita degli evangelici e sul loro contributo politico al progresso della Nazione. Mentre aspettiamo l’ennesima riforma della scuola italiana, perché non farsi provocare dal pensiero di Kuyper e, più che apportare pochi o molti correttivi dentro un quadro sostanzialmente immutabile, non proviamo a “pensare” la scuola in modo diverso, davvero riformato?


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