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Di quale filtro ha bisogno l’uso dei social?

Il binomio adolescenti e social media è diventato arroventato. E’ acclarato che l’uso dei social media, specialmente da parte degli adolescenti, sia diventato un problema che desta serie preoccupazioni. Nel 2024 il governo australiano ha introdotto una legge che vieta l’uso dei cellulari ai minori degli anni 16. In altre parti del globo, compresa l’Italia, si adottano provvedimenti limitativi da parte di qualche autorità scolastica e si discutono proposte di legge per promuovere un uso responsabile del web. 


Consigli e suggerimenti per genitori, anche in questo ambito, giungono da più parti. L’ultimo report “We are social Italia” ha rilevato che il 72,8% degli italiani è attivo sui social e che molti di questi utenti hanno meno di 18 anni. Roberta Camisasca, giornalista freelance, sulla rivista OK Benessere e Salute (2024/12) ha scritto un articolo dal titolo “Guida pratica per genitori”. L’articolo fa una analisi della situazione, evidenziando il pericolo in atto e dà suggerimenti nella speranza di arginare le conseguenze negative del fenomeno. 


Sicuramente le indicazioni date possono essere utili. Non sempre però si va al cuore del problema. Di ben altro taglio è il libro Senza filtri. La tua vera identità nell’era del selfie, Roma, ADI Media 2024. L’autrice è Kristen Hatton, blogger evangelica che si occupa anche di consulenza rivolta ai giovani. Per quanto questo libro sia scritto per ragazze/i può ben essere d’aiuto a chiunque. 


L’Autrice va al cuore del problema. In fondo, è un problema d’identità. Quale identità personale bisogna acquisire? Che visione del mondo è in grado di formare in maniera equilibrata e sana i giovani? L’accesso ai social risponde alla domanda: chi sono io? Chi sono io nel mondo? Chi sono io tra gli altri? 


Con le sue tante piattaforme ed opzioni, i social spingono ad emulare i protagonisti di successo e hanno sostituito i modelli formativi precedenti. Vengono offerti una vasta gamma di modelli di identità per diversi tipi di persone cui ognuno, a proprio piacimento, può imitare e, altresì, vendono indicate anche velatamente, visioni del mondo e della vita. 


I giovani ne sono particolarmente avvinti. Gli effetti del web sui più vulnerabili fanno diagnosticare agli esperti previsioni preoccupanti. Alcuni effetti devastanti sono presto indicati: la dipendenza, la nomofobia, la perdita di interesse per cose non tecnologiche, isolamento, depressione, riduzione del tono dell’umore, alcolismo, orientamento sessuali confuso, desiderio di sentirsi amati ed accettati. 


Tanti fanno dipendere il proprio stato d’animo e l’auto accettazione di sé dai like che ricevono ai post e ai selfie che pubblicano. Si è ossessionati per l’apparenza e le prestazioni, si ricerca valore, amore e accettazione. 


C’è da chiedersi se l’identità si auto costruisce o la si acquisisce dagli influencer di turno?  Per superare questo gap sono sufficienti maggiori controlli, limitazioni, verifiche? Per acquisire una vera identità, Hatton presenta un modello apparentemente vecchio ma che in realtà è sempre attuale. Si rifà al Vangelo del Signore Gesù Cristo. 


L’Autrice parte dal riconoscere che fin dalla creazione di Adamo ed Eva ogni essere umano non può trovare in sé né intorno a sé gli elementi idonei per acquisire una vera identità personale né una sana visione del mondo. Solo il Vangelo di Gesù Cristo consente di capire sé stessi. L’accettazione da parte di Dio è espressione tangibile di amore. Nel fare la Sua volontà si compie lo scopo della vita. 


Nel Vangelo c’è la redenzione che dà la vera e sola speranza. La soluzione ai dilemmi di sempre e anche di oggi non è in ciò che è provvisorio e falso. Sta nella relazione con Dio mediante Gesù Cristo che si manifesta in una vita orientata.


Quando si apre una piattaforma social, si posta un commento, si mette una foto, si digita un like, ecc., la domanda di fondo è: sto cercando di definire me stesso e rimetto ai social il potere di dirmi chi sono? Oppure, dato che sono stato amato da Dio e sono unito a Lui, posso aprirmi a relazioni diverse senza sciogliermi in esse? Questo “filtro” fa la differenza ed è veramente decisivo.


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