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“È stata la mano di Dio”. Se nessuno è responsabile, è colpa di Dio?

Non stiamo parlando del famoso gol di Diego Maradona durante i Mondiali del 1986. Non stiamo neanche parlando del recente film di Paolo Sorrentino che porta lo stesso titolo. Stiamo parlando invece di un articolo di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera (29/11/2022) che mette in discussione la responsabilità di quanto è successo a Ischia in questi giorni quando una valanga di fango ha distrutto una parte dell’isola, distruggendo tante case e prendendo le vite di otto persone sin qui identificate. Molto devastante la frana. Ma chi è responsabile di quanto accaduto? Questa è la domanda che si fa Massimo Gramellini per sottolineare un problema che purtroppo ha delle radici profonde nella cultura italiana. 

“In Italia funziona così”, osserva Gramellini, “chi avrebbe saputo cosa fare accusa chi avrebbe potuto farlo, il quale a sua volta accusa chi, pur sapendo, non ha fatto niente lo stesso. I cittadini chiamano in causa le autorità locali, le autorità locali quelle centrali e quelle centrali l’Europa, che in certi casi si rivela maledettamente utile. L’ipotesi che le responsabilità siano di tanti, anche di chi le attribuisce soltanto agli altri, non viene nemmeno presa in considerazione”. Alla fine, ciascuno si ritiene innocente e nessuno è disposto ad accettare nessun tipo di responsabilità. È molto più comodo incolpare altri. La conclusione, dice Gramellini sardonicamente, è che “a far franare Ischia non può essere stata che la mano di Dio”.

Incolpare altri e ritenersi sempre innocente sono problemi atavici e profondi della cultura italiana. Ma sono anche frutti del sistema religioso che da millenni plasma la cultura e che ha lasciato la sua impronta sulla mentalità italiana. “Perché devo accettare io la responsabilità? C’è sempre qualcuno sopra di me con più autorità che posso incolpare”. 

La cultura della delega ha generato lo scaricabarile delle responsabilità, al punto che quando accade qualcosa il colpevole è l’altro, gli altri, il sistema, lo Stato, la società, ecc. Basta che siano gli altri, non noi. La radice di tutto ciò è molto profonda e ha a che fare con l’irrisolto problema del peccato. 

La Bibbia capovolge la cultura che tende a ritenersi sempre innocente. Questo perché l’evangelo dice che dopo essere stati creati i nostri progenitori hanno peccato e noi nasciamo in uno stato di colpevolezza (peccato originale). La Bibbia è chiara sul fatto che abbiamo tutti peccato (Romani 3,23) e quindi siamo tutti colpevoli. Nessuno è innocente davanti al Signore. “Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno” (Salmo 53,3). 

Solo se ci ritieniamo colpevoli e non innocenti, siamo allora in grado di capire il concetto biblico della grazia di Dio. Noi meritiamo il giusto giudizio di Dio, ma la grazia di Dio copre una moltitudine di peccati. La croce di Cristo ha senso solo quando partiamo da una comprensione e confessione della nostra colpevolezza dovuta alla nostra peccaminosità. Se, però, ci riteniamo innocenti, il significato della croce viene diluito, ci crediamo giusti da noi stessi e semmai crediamo che il problema siano gli altri. La confessione della nostra colpevolezza, accompagnata dalla grazia che Dio ci dona gratuitamente per mezzo della fede in Cristo Gesù, fa nascere l’umiltà e l’assunzione di responsabilità. Gli umili sono in grado di servire bene la città perché sono definiti dal “io sono colpevole” e ammettono quando sono mancanti. Sono responsabili, cioè rispondono quando sono chiamati in causa. 

Gramellini ha fatto un’analisi giusta sulla tragedia di Ischia. Alla fine, nessuno si è assunto la responsabilità e, allora, è colpa di Dio. Solo che non ha una soluzione perché non ha la cultura dell’evangelo, basata sulla confessione del peccato e dalla ricezione della grazia di Dio in Cristo. Solo l’evangelo produce una cultura della responsabilità. Per vedere una vera riforma culturale in Italia, sarà la mano di Dio ad operare per mezzo della chiesa e dell’annuncio dell’evangelo di Cristo che crea persone e comunità responsabili!


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