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Elezioni europee (I). Quale Europa?

In vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, i programmi dei partiti tendono ad usare argomenti quantitativi, promettendo a volte “meno” ed altre “più” Europa. L’interrogativo preminente, emerso dalla tavola rotonda “Europa: sfide e opportunità”, tenutasi a Padova il 24 maggio presso la sede dell’IFED, è invece “quale Europa”? Con la moderazione del Prof. Pietro Bolognesi, si sono confrontati il Prof. Marco Mascia, docente di Relazioni internazionali nel dipartimento di scienze politiche dell’Università di Padova, ed il prof. Giuseppe Rizza, dirigente scolastico e membro del consiglio federale dell’Alleanza Evangelica Italiana.

Supportato da una pluriennale esperienza in materia di relazioni internazionali, Mascia ha spiegato con chiarezza l’attuale conformazione organizzativa e politica delle istituzioni europee. Ne ha evidenziato i ruoli, le competenze, oltre al percorso storico con cui l’attuale impianto è stato pensato e costruito. Presentando un utile scenario sulle imminenti elezioni di giugno, ha inoltre aiutato ad intravvedere con anticipo le possibili configurazioni del Parlamento europeo che potrebbero uscire dall’imminente voto di giugno. L’uditorio, pur non ricevendo esplicite indicazioni di voto, ha quindi avuto modo di essere orientato sul senso e sulla direzione della propria scelta in sede elettorale.

Rizza si è soffermato sulle principali preoccupazioni che il Parlamento eletto dovrà affrontare nel suo mandato. Se l’Unione Europea vorrà far crescere la propria influenza e utilità nel quadro politico globale, non dovrà assolutamente escludere dalla propria agenda le sfide della sostenibilità, della solidarietà e della sicurezza. È d’obbligo però chiedersi se la visione attuale dell’Unione Europea, segnata dalla prevalente influenza del pensiero cattolico-romano, ingessata dentro a schemi burocratici e condizionata dalla difficile situazione dei conflitti in corso ai propri confini, sia sufficiente per tenere in piedi il già debole “sogno europeo” generato dalle difficili condizioni post-belliche di ottant’anni fa.

Come accennato, il dibattito successivo ai due interventi principali, arricchito da diverse domande dell’uditorio, si è concentrato fondamentalmente sulla domanda “quale Europa?”. È l’interrogativo che inevitabilmente sorge da un punto di osservazione della realtà legato alla visione evangelica. Da questa prospettiva, infatti, la preoccupazione maggiore è di proporre una visione in grado di dare un contributo sostanziale alla costruzione di un’unione che sia qualcosa di diverso rispetto al pesante ed indefinito involucro attuale.

D’altra parte, come evocava il prof. Bolognesi nella sua introduzione, l’impegno evangelico per un’Unione Europea realmente efficace nell’affrontare le sfide poste dall’epoca attuale, è noto da diversi decenni. Ai primi tavoli in cui si concretizzava il sogno dell’Europa, insieme al più noto Altiero Spinelli, sedevano figure come Rollier, provenienti dal mondo evangelico e portatori di una visione federalista di matrice riformata.

Anche l’Alleanza Evangelica, rappresentata dal prof. Rizza, ha più volte tentato di offrire il proprio contributo nel dibattito per la costruzione dell’Europa. Nel 2003, infatti, veniva pubblicato “Un contributo evangelico ai lavori della convenzione europea”, seguito nel 2017, in occasione del 60° dei Trattati di Roma, dalla riflessione “Riformare l’Europa, ma come?” a cura della Commissione Etica e Società. In entrambi i casi emergeva la capacità della visione evangelica di pensare in maniera alternativa e costruttiva al contesto socio-politico del proprio tempo. 

Non è quindi sufficiente pensare ad una leadership più efficace, a nuovi allargamenti, a più finanziamenti, a progetti formativi ed interventi politici o economici di qualsiasi tipo, senza mettere in discussione l’attuale architettura dell’Unione Europea. In termini più pratici, sceglieremo chi prenderà decisioni su forma e contenuto delle etichette alimentari o chi avrà la capacità di promuovere una reale libertà religiosa in tutti gli stati dell’Unione?

Si tratta evidentemente solo di un esempio per evidenziare come l’interrogativo “quale Europa?” nasca dal disagio per la mancanza di una visione chiara e dalla latitanza di donne e uomini “visionari”, in grado di vivere e trasmettere un sogno che tenga conto del reale contesto europeo. Alla fine del dibattito rimane quindi questo interrogativo e la speranza che il sogno evangelico, sostenuto dalla solidità del suo pensiero e dalla credibilità della sua storia, possa trovare ancora il modo per emergere e lasciare un segno nel futuro del nostro continente


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