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Franco Battiato e la ricerca di un “centro di gravità permanente”

“Cerco un centro di gravità permanente” è un verso di una memorabile canzone del 1981 di Franco Battiato che è entrata nella testa di più generazioni di italiani, compresa la mia. Un testo che indicava una ricerca di un punto di riferimento stabile nello spazio fluttuante e sterminato della vita.

Battiato è stato un artista poliedrico, musicalmente curioso e sperimentatore, intellettualmente alla ricerca di narrazioni poetiche e di senso provenienti dall’Oriente e dal Sud del mondo. La sua sicilianità era un crogiolo culturale in cui mischiare tutte queste sonorità in un tratto mediterraneo.

In quella stessa canzone, Battiato apriva una finestra sul suo pluriverso difficilmente contenibile in categorie storiche e geografiche limitate. Riusciva infatti a descrivere le missioni gesuite in Cina del XVII secolo: 

Gesuiti euclidei
Vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori
Della dinastia dei Ming

E ad esprimere il disprezzo estetico ed emotivo per alcune correnti musicali molto in voga negli Anni Settanta:

Non sopporto i cori russi
La musica finto rock la new wave italiana il free jazz punk inglese
Neanche la nera africana

Questo era il mondo di Battiato: sconfinato, raffinato, esotico, sofisticato, un po’ elitario, un melting pot in cui trovare i quattro canti del mondo intrecciati tra loro nella sua fantasia onnivora. Dietro e dentro la musica di Battiato c’era ricerca etno-musicale ed etno-poetica, innervata anche di esoterismo e di meditazione trascendentale. Amava sperimentare nuovi strumenti, collaborare con strumentisti singolari, scrivere con poeti di culture diverse. Pur volendo essere anti-conformista, in realtà aveva stabilito il suo genere che col tempo era diventato prevedibile anche se sempre pieno di sorprese.

Torniamo alla celebre canzone “Cerco un centro di gravità permanente”. Il cuore della canzone dice:

Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Avrei bisogno di
Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
 

La domanda è: Battiato lo ha trovato questo centro o la sua ricerca è stata finalizzata alla ricerca stessa senza approdare ad una risposta? Pur non essendo un conoscitore dell’arte di Battiato, penso che la seconda sia quella che più rispecchia la traiettoria della carriera del musicista siciliano, così affascinato dai meticciati religiosi. Battiato cercava un centro in cui trovare stabilità e che non fosse soggetto a continui rovesciamenti ed estenuanti re-inizi. Lo ha cercato ad Est e ad Ovest, nel passato e nel presente, nella musica e nella poesia, nelle religioni e nelle filosofie. Lo ha trovato?

Per chi ha familiarità con il messaggio biblico, è ovvio pensare immediatamente a Gesù Cristo come alfa e omega, il principio e la fine, il centro della vita, il cuore dell’esistenza, la via, la verità e la vita. Gesù Cristo è il vero centro di gravità permanente in cui trovare la propria collocazione e da cui ripartire per esplorare il mondo nell’avventura della vita. Senza Cristo i nostri centri di gravità sono instabili punti di confusione perennemente instabili. Chissà se Battiato abbia considerato Gesù Cristo come il “centro” di cui sentiva il bisogno, prendendolo sul serio sulla base del messaggio evangelico e non mettendolo dentro il suo “pantheon” esoterico. Oggi che Battiato è morto, ricanto “cerco un centro di gravità permanente” e, ringraziando Dio per il dono della fede, aggiungo, senza avere l’arte di Battiato: “grazie Signore per avermelo fatto trovare in Gesù Cristo”.


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