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Gay girl, good God. L’omosessualità è più che una semplice “questione”

Il dibattito sulla questione dell’identità, del genere, dell’omosessualità o della fluidità sessuale si fa sempre più acceso. Un numero immenso di parole è speso ogni giorno; a volte parole usate in modo impulsivo, a volte offensivo, altre volte in modo manipolativo, sempre meno in modo sobrio e ragionato. Tutto ciò non fa che infiammare gli animi, spegnere il dialogo vero e, il più delle volte, amplifica la confusione invece che fare spazio alla chiarezza delle idee esposte. Lo vediamo sulle pagine dei giornali o forse più spesso sui social. Non è inverosimile pensare che la grande confusione che regna in questo verso, regnerà anche nel metaverso. Il rischio è che si tratti tutto ciò solo come una “questione” e non come una “realtà”, fatta di persone, situazioni e contesti che punta ad un Redentore.

In mezzo a questa confusione però ci sono delle voci che si distinguono per chiarezza e autorevolezza e che occupano non solo lo spazio accademico ma anche quello pubblico, mediatico e social in un modo dignitoso e al tempo stesso dirompente e creativo, dando alla discussione una speranza di vera interazione e relazione. Tra queste voci da alcuni anni colpisce quella di Jackie Hill Perry, giovane afro-americana, classe ’88, moglie e madre di 4 figli, che è anche poetessa, scrittrice, artista hip-hop, e voce profetica tra le più richieste e seguite dai network evangelici (tra i quali TGC, Desiring God, Theology in the raw, Revive our Hearts).

Ciò che rende la sua una voce autorevole è certamente l’ampiezza della sua prospettiva unita alla sua passione per Dio e la Scrittura (il suo ultimo libro è intitolato Holier than thou, B&H 2021) ma è anche probabilmente, il fatto che la sua conversione a Cristo è avvenuta nel bel mezzo della sua condizione di omosessualità. L’intrusione di Dio nel suo mondo e la “nuova nascita” ha generato in lei una trasformazione tale da rimettere in discussione ogni aspetto della sua vita, non solo la sua attrazione per lo stesso sesso, trasformazione di cui lei si è fatta testimone in ogni modo possibile. 

Nel suo libro dal titolo provocatorio Gay girl, good God (B&H, 2018) Jackie non racconta soltanto la sua storia, ma porta la teologia evangelica nel vivo della nostra umanità e nel contesto della nostra cultura contemporanea. La sua storia è intrecciata al racconto dell’atto creativo di un Dio trino, di Adamo ed Eva e dei discorsi omicidi di Satana; è testimonianza della condizione reale del peccato, della natura santa e immutabile di Dio, del suo giudizio giusto e del fatto che di fronte a ciò che lei era: una “ragazza lesbica” (Gay girl) ma non solo, Egli è immutabilmente ed eternamente un “Dio buono” (good God) che fa grazia per salvare. Parla dell’idolatria umana che coinvolge il cuore, la mente e il corpo e che conduce alla morte e della potenza dello Spirito Santo che vince la nostra debolezza e conduce alla vita; ma parla anche di discepolato per tutta la persona e del ruolo fondamentale della chiesa come comunità di credenti che impara insieme l’umiltà di essere uniti a Cristo alle sue condizioni, di spogliarsi del vecchio uomo per rivestirsi di Lui.

“La tua omosessualità non è la sola questione […] tu devi imparare a morire a questo e a molto più di questo. Che sia l’omosessualità, l’orgoglio, la paura, l’ira, la pigrizia, ecc. c’è molto più di un solo peccato in te che hai bisogno di superare, non solo la tua sessualità” (p.101). Queste furono le parole che sfidarono profondamente Jackie nel suo percorso di discepolato cristiano.

Insomma, l’Evangelo intero, per la chiesa intera, per un discepolato intero. Al cuore di questa intensa testimonianza, perciò, c’è la verità storico-redentiva che forse troppo spesso è omessa dai nostri accesi dibattiti: di fronte a questo Dio, Unico in bontà, nessuno può dirsi giusto, neppure uno (Romani 3,10); ma Cristo, l’Unico Giusto, per la gioia della nostra salvezza, affrontò la morte vincendo il peccato (Romani 5), così che chiunque crede in Lui è liberato dalla sua schiavitù (Galati 5,1). 

Nell’ultima parte del libro Jackie offre delle semplici e pratiche risorse bibliche per combattere ancora con la tentazione di sottomettere il proprio corpo alla propria volontà in sessualità disordinate invece che a Cristo, ma anche per le chiese affinché si guardino da un certo “vangelo eterosessuale” che piuttosto di guidare le persone a Cristo per la loro salvezza e santificazione, le incoraggiano a porre nel matrimonio il fondamento della propria fede.

Forse quella di J.H.Perry può sembrare una voce lontana e poco utile alla chiesa in Italia, ma essa non è così diversa da quella che, nel mezzo degli accesi dibattiti nostrani, l’Alleanza Evangelica Italiana cerca di far sentire. Dando voce alla riflessione profetica più matura e profonda del popolo evangelico, essa vuole promuovere una risposta sacerdotale e regale da parte delle chiese evangeliche che sia biblicamente fondata, spiritualmente avveduta e integra e piena di grazia nella sua azione, come emerge da un suo importante documento del 2003.

Una voce che insieme a quella di J.H.Perry e altri merita di essere ascoltata perché, invece di infiammare gli animi, accende la mente e scalda il cuore per annunciare un evangelo che è per tutti.


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