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Gens evangelica secondo Michael Reeves (II). Uniti e diversi grazie alla Trinità

Essere evangelici, una gens dell’evangelo, significa essere portatori di una buona notizia. Lo ricorda Michael Reeves nel suo ultimo libro Gospel People: a Call for Evangelical Integrity (2022). Oltre a spiegare il significato del termine evangelico in senso biblico, Reeves vuole aprire una finestra su un punto qualificante ma dolente dell’identità evangelica: l’unità.  

Reeves vuole ridare slancio all’unità evangelica valorizzando la dottrina biblica. Lo fa ribadendo la distinzione tra livelli diversi nelle verità della Scrittura. Ci sono dottrine che definiscono, qualificano, danno forma al popolo evangelico come la rivelazione del Padre nella Scrittura, la giustificazione del Figlio grazia alla sua opera unica e sufficiente, la rigenerazione operata dallo Spirito Santo; altre dottrine sono definite secondarie quali il governo della chiesa, i sacramenti, le pratiche liturgiche, ecc. 

Ci si può autodefinire evangelici se si riconosce che c’è un Dio (Padre) che si è rivelato attraverso la Scrittura, una parola che non contiene errori e che è l’autorità suprema sulla vita e sul mondo. La Bibbia, divinamente ispirata, è la fonte che orienta la vita di ogni evangelico. Non si tratta di un riduttivo biblicismo, ma significa permettere alla Bibbia di guidare ogni passo in tutta la vita, scalfire e modellare ogni tradizione umana, orientare e ogni pensiero e ragionamento. La Bibbia non può essere un oggetto da idolatrare per la sua antichità o importanza, ma deve influenzare il quotidiano; per questo, per Reeves, la ragione e la tradizione hanno un compito ministeriale e non un ruolo magisteriale che è solo della Scrittura (p. 34).

L’autorità della Bibbia è accompagnata da un altro principio fondante per la fede evangelica: l’evangelo di Dio è una buona notizia che ha a che vedere con la redenzione del Figlio. Lui è una persona unica: non creato, perché vero Dio, e attraverso il quale tutte le cose sono state create. Dio che si è fatto uomo nella persona di Gesù. Alla perfezione della sua parola fa da compagna la perfezione della sua opera. L’atto di misericordia di Dio di rivelarsi e di redimere il suo popolo sono completi nell’opera di Gesù. Il suo sacrificio redentivo è sufficiente e il suo beneficio va ricevuto per fede soltanto. Per Reeves, una persona benedetta non è una persona che non ha peccati, ma una persona i cui peccati sono perdonati, coperti (p. 61). Chi si definisce evangelico, è colui/colei che crede nella giustificazione del proprio peccato per opera di Gesù Cristo.

Detto questo, c’è un ultimo principio a cui fare riferimento: la rigenerazione per opera dello Spirito Santo. Dio Padre si rivela nella Scrittura nel vangelo, che è una buona notizia, fondata sull’opera redentiva del Figlio, Gesù Cristo, ma è lo Spirito Santo che illumina, trasforma, converte. Spesso e volentieri assolutizzata o annullata, la persona dello Spirito Santo opera nel cuore di chi era perso, attuando una nuova nascita. Gli evangelici sono coloro nati dallo Spirito Santo. Essere evangelici significa molto di più che essere parte di una chiesa o essere nato in una cultura “cristiana”. Spostando lo sguardo sulla sovranità di Dio, Reeves afferma che l’opera dello Spirito Santo dona in modo misericordioso una nuova vita (p. 74). 

A tal proposito può essere anche utile fare un ulteriore chiarimento. Si parla molto più di conversione che di rigenerazione quando pensiamo all’opera dello Spirito Santo. Se la parola “conversione” può essere associata ad un’azione manipolatrice di un gruppo, cultura o persona, la parola “rigenerazione” è propria dell’evangelismo e descrive in modo più chiaro ciò che è successo: una persona naturalmente morta nel peccato, che non può salvarsi da sola, necessita di rinascere, nascere di nuovo (p.75). Per questo gli evangelici sono coloro che comprendono il bisogno vitale di proclamare la salvezza di Dio. Lo Spirito Santo dona una nuova vita, con una prospettiva eterna, per fare la volontà di Dio, trasformandoci e modellandoci ad ogni livello, all’immagine di Cristo. 

Per Reeves gli evangelici sono i nati di nuovo e compongono il corpo di Cristo. Ogni evangelico è parte di un tutto più grande, sotto l’autorità di Cristo. Il frutto di una sana comprensione dell’opera di salvezza di Dio è l’unità della chiesa a Lui fedele. Questi tre principi trinitari della fede cristiana sono criteri che definiscono chi è parte del popolo di Dio e chi è escluso da esso. La fede evangelica è trinitaria o non è. Non c’è nessuna unità al di fuori dell’evangelo di Dio Padre che si è rivelato, di Dio Figlio che ha dato la sua vita e di Dio Spirito Santo che ci ha rigenerato. Questo evangelo unisce, non la cultura. Questo evangelo qualifica l’unità, non la tradizione. 

(continua)

Della stessa serie:
“Gens evangelica secondo Michael Reeves. Un ritorno ad fontes”


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