Gli abusi e il rischio che (anche) la chiesa evangelica diventi una “mafia”
Prima casi che sembravano isolati (Ravi Zacharias su tutti, ma anche Bill Hybels e alcuni leader di Hillsong). Poi voci di corridoio e dietro le quinte che raccontavano di coperture volute e protratte. Ora l’uscita di un’inchiesta indipendente sulla principale denominazione evangelica americana, la Convenzione battista del Sud, ha scoperchiato una realtà fatta di decine se non centinaia di abusi sessuali da parte di alcuni pastori o dipendenti della chiesa che sono stati nascosti negli ultimi decenni, nonostante vi fossero stati tentativi di portarli all’attenzione dei dirigenti della denominazione.
Non si tratta più di singole mele marce o di pecore nere che esistono in tutte le organizzazioni. Ciò che emerge è un fenomeno che è stato tragicamente sottovalutato e trattato con sufficienza, quasi che la cortina di silenzio e di intimidazione avrebbe condotto nell’oblio l’accaduto. In un editoriale pungente, Russell More, opinionista di Christianity Today, ha parlato della chiesa come a rischio di diventare un “sistema mafioso”. La pratica dell’omertà imposta con atteggiamenti intimidatori, la salvaguardia della reputazione dell’istituzione a scapito della difesa delle vittime, lo spostamento degli orchi da un posto all’altro senza denunciarli e fermarli, tutto questo e altro indica come anche nell’organizzazione della chiesa abbia attecchito una cultura opaca e doppiopesista, insomma: mafiosa.
Per troppo tempo, gli abusi sono stati negati, poi tollerati, poi minimizzati. Ora non è più possibile. La verità è venuta a galla e impone a tutti di guardare in faccia alla realtà. Il teologo battista Al Mohler, preside della Facoltà di teologia di Louisville, ha evocato il “giudizio di Dio” che incombe sulla chiesa battista. Certo, ci sono le responsabilità personali da parte dei membri del comitato esecutivo della Convenzione battista del Sud che hanno coperto gli abusi e di quei pastori “celebrità” che hanno avuto doppie vite. Grazie a Dio, la stragrande maggioranza delle chiese battiste non si sono macchiate di comportamenti riprovevoli. Anzi, sono le prime a essere ora sconvolte ed indignate dall’omertà di alcuni leader che hanno schermato i casi. Chiarito questo, rimane la macchia atroce su tutte le chiese che, anche se non colpevoli in prima persona, sono diventate agli occhi dell’opinione pubblica un soggetto collettivo da biasimare.
Agli inizi del Duemila, la piaga degli abusi è stata denunciata nella cattolica Irlanda e ciò ha contribuito alla perdita di credibilità della chiesa cattolica irlandese. In altri Paesi (Stati Uniti, Germania, Francia) sono emerse indagini che hanno fatto luce su abusi sistemici sempre dentro la chiesa cattolica romana. Ci illudevamo che la chiesa evangelica nel suo complesso, salvo qualche caso isolato ed eccezionale, avesse mantenuto un comportamento istituzionale al di sopra di ogni sospetto. Dobbiamo ricrederci e cioè riconoscere che la stessa cultura mafiosa che ha imperato in molte regioni del cattolicesimo abbia anche trovato un brodo di coltura in ambienti evangelici? Forse. Le due realtà non possono essere facilmente comparate, ma è fuori di dubbio che la chiesa evangelica nel suo complesso non è da considerare un mondo illibato.
Che dire dell’Italia? Mentre il nuovo presidente della CEI, il cardinal Zuppi, ha annunciato che a novembre saranno resi noti i risultati di un’indagine relativa alla chiesa cattolica italiana, l’Alleanza Evangelica Italiana ha opportunamente avviato un percorso finalizzato alla redazione di un documento sugli abusi, corredato dalla proposta alle chiese di adozione di un protocollo per la prevenzione e la trasparenza. Anche in questo caso, l’Alleanza Evangelica si è fatta interprete di un’esigenza improrogabile di tutta la famiglia evangelica. Le chiese evangeliche devono essere luoghi sicuri per tutti, dove viene praticata la rendicontazione dei comportamenti e dove gli eventuali atti abusivi sono denunciati e le vittime sono difese. Il ministero pastorale evangelico deve essere più trasparente e meno circondato da aloni di eccezionalità e di super-omismo. Ogni aspetto della vita della chiesa deve essere vigilante e volto a creare relazioni rispettose.
La piaga degli abusi non risparmia nemmeno la chiesa: dobbiamo uscire da visioni “romantiche” che attribuiscono alle nostre pratiche, alle nostre iniziative, alle nostra cultura ecclesiastica un non so che di angelico o di super-spirituale. Che qualcuno osi pensare che la chiesa sia una “mafia” deve scuotere tutti quelli che hanno a cuore il buon nome dell’evangelo. Non deve essere così. Non può essere così. Ma se è così, bisogna fare qualcosa. Adesso.