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Gli effetti rovinosi della pornografia. Una via d’uscita?

Si stima che circa 28.258 persone al secondo usufruisce di materiale pornografico su internet e che il 55% di essi sono giovani tra i 18-24 anni di età. Questi e altri dati allarmanti sono contenuti in una inchiesta di Milena Gabanelli e Simona Ravizza del 2021 “Adolescenti e dipendenza da pornografia, cosa guardano, quanto e i rischi che corrono”. Questi dati fanno capire che la pornografia è un mezzo di intrattenimento molto diffuso e che i limiti posti dalla legge non sono risolutivi. La pornografia è diffusa attraverso video, siti d’incontri, riviste, ecc. E’ per questo che l’industria del porno incrementa sempre più i suoi guadagni e appare affatto interessata alle conseguenze negative che provoca. 

Viviamo in una società pornificata? Purtroppo, sì. Nessun ambiente è veramente al riparo, anche quelli delle nostre famiglie e delle nostre chiese. Antonio Morra, esperto evangelico del campo, nel 2016 ha scritto il primo di 4 libri su questo tema dal titolo Porno tossina. Subito ha avuto ampia diffusione, essendo un testo attuale, documentato e chiaro. Morra descrive la sua esperienza personale di schiavitù e poi la liberazione dalla pornografia grazie a Gesù Cristo. Forte di questa esperienza, ha approfondito il tema e tiene conferenze ed incontri con lo scopo di aiutare i tantissimi adolescenti e giovani (ma anche adulti e anziani) che sono schiavi della pornografia e della masturbazione. Molti vivono questa piaga con sensi di colpa e frustrazione, con scarse possibilità di uscire dal vortice in cui sono caduti. C’è l’urgenza di parlarne con coraggio, aiutando a trovare la libertà nella fede in Gesù Cristo. 

L’attrattiva del porno sta nel fatto che stimola pensieri e fantasie e suscita sensazioni e prassi da emulare. Esse, pur dando anche senso di piacere ed in alcuni casi di appagamento, innescano un circolo vizioso di attrazione e di dipendenza, sottomettendo il cervello come ad una droga. Biblicamente parlando si tratta di una perversione del dono della sessualità che Dio ha creato e ha dichiarato buono, ma che il peccato ha rovinato facendolo diventare un’occasione di ansia, frustrazione e imbruttimento.

La dichiarazione evangelica di Chicago sull’etica biblica del 1986 (in Dichiarazioni evangeliche I) lo dice chiaro e forte: “Affermiamo che la pornografia minaccia il benessere degli individui, della famiglia e della società nel suo insieme e che tocca ai cristiani cercare di impedirne la produzione e la distribuzione”. 

Non è solo la Bibbia e la fede cristiana che denuncia la pericolosità della pornografia: è anche l’opinione della scienza medica. Essa informa che questo materiale produce ansia di prestazione, atteggiamenti omofobi e comportamenti di sottomissione nelle donne, dipendenza, immagine distorta del sesso, atteggiamenti sessisti, aggressione, fantasie irreali. Anche le coppie che fanno uso di tali materiali vedono sviluppare disturbi nella relazione con effetto di crisi della coppia. Insomma, la pornografia disumanizza perché riduce la persona ad oggetto su cui dominare in maniera narcisistica. 

La sessualità è una relazione complementare tra un uomo e una donna, è il coronamento dell’unione, tale da rendere l’uomo e la donna una sola carne. Essa va vissuta gioiosamente nel legame matrimoniale. Tutti gli altri modi di vivere la sessualità sono portatori di devianze e di conseguenze negative. Dato il forte uso che viene fatto della pornografia, è giusto che i tabù legati al sesso siano superati, che le famiglie abbiano il coraggio di parlarne con i figli nei tempi e modi più appropriati, che si esercitino i dovuti controlli e limitazioni dell’uso dei mezzi tecnologici, che vengano impartiti i sani insegnamenti biblici, dedicando impegno affinché tali conoscenze non siano date dalla scuola, da chiacchiere di amici, né da associazioni che prospettano visioni incompatibili con la fede cristiana. 

Anche le chiese devono essere luoghi dove si possa parlare di questi problemi e dove siano possibili relazioni tra fratelli e sorelle aperte alla rendicontazione reciproca e alla trasparenza, in modi discreti e confidenziali. Aiutiamo i nostri giovani a parlarne senza imbarazzi? Tra fratelli già attempati siamo onesti e pronti a confidare le nostre vulnerabilità? Tra sorelle si parla anche di temi legati alla sessualità e ci si incoraggia alla virtù?

Dunque, dobbiamo rassegnarci di fronte al dilagare dei pornodisastri? Assolutamente no! Le promesse di libertà di Gesù dalla schiavitù del peccato contenute nella Scrittura sono ancora valide, la relazione personale con Lui è quella che appaga pienamente e che permette di non ricorrere alla pornografia per riempire un vuoto, gestire una frustrazione o trovare appagamento. “In Cristo” c’è vita in abbondanza. Vivere in solitudine la fede e le proprie tentazioni non deve essere una modalità seguita. Le famiglie, le chiese, le relazioni fraterne devono essere luoghi in cui andare oltre i tabù e in cui incoraggiarci ad andare a Cristo per essere appagati in Lui, vivendo in modo redento anche la nostra sessualità.


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