Loci Communes

View Original

Identità evangelica in Europa (IV). Quale fede per oggi?

“Quando il figlio dell’uomo verrà, troverà la fede?” (Luca 18,8). Questa domanda aperta obbliga a farsi domande sull’autenticità della fede e la sua qualità spirituale. Se il Signore dovesse venire oggi, che tipo di fede troverebbe in Europa?


L’interrogativo ha fatto da sfondo alla relazione del prof. Lars Dahle, docente di teologia sistematica e apologetica al NLA University College in Norvegia, nella sessione inaugurale della conferenza dell’associazione dei teologi evangelici europei (FEET) che si è tenuta a Praga dal 23 al 27 agosto sul tema “L’identità evangelica in Europa oggi: unità nella diversità”.


Dahle ha per sommi capi richiamato la millenaria storia del cristianesimo in Norvegia, passata dall’impatto della Riforma luterana. All’interno di questa tradizione, gli evangelici norvegesi hanno particolarmente sviluppato movimenti di preghiera e iniziative missionarie. Al di là della ripresa storica del cammino della fede evangelica, la questione posta da Dahle è più radicale: quale fede esprime l’Europa evangelica oggi e quali sono le responsabilità della teologia evangelica?


Nella comprensione biblica, la fede ha tre componenti essenziali: 

  • la notizia (la storia biblica da sapere nei suoi fatti essenziali), 

  • l’assenso (la convinzione che quello che l’evangelo dice sul mondo e su di noi sia vero e affidabile), 

  • la fiducia (l’affidamento a Gesù Cristo come Signore e Salvatore). 


Questa è una delle lezioni preziose di Martin Lutero, poi sviluppate dal suo discepolo Filippo Melantone e diventate patrimonio di tutta la Riforma magisteriale. La fede è un messaggio da conoscere, una verità da fare propria e un investimento di fiducia da riporre nella persona di Gesù: quando questi tre elementi si intrecciano insieme, ecco che si è in presenza della fede in forma compiuta anche se sempre bisognosa di crescere. Cosa può e deve fare la teologia evangelica per contribuire ad alimentare la fede oggi?


Le responsabilità della teologia evangelica possono essere rapidamente riassunte così:

  • per quanto riguarda la fede come “notizia”, compito della teologia evangelica è di essere al servizio della costante alfabetizzazione biblica delle chiese. Viviamo un tempo di analfabetismo biblico della cultura in generale e, anche nelle chiese evangeliche, l’ignoranza biblica: delle sue storie, dei suoi libri, del suo messaggio, ecc., sembra prendere piede. La pratica di lettura della Bibbia traballa e, con essa, avanza la superficialità della fede. Ecco che la teologia evangelica può e deve collaborare nella diffusione della cultura biblica nella catechesi, nella predicazione, nella liturgia, nel discepolato, ecc. Senza la “notizia” biblica che satura la vita cristiana, la fede è malata.


  • passando alla fede come “assenso”, la teologia evangelica può svolgere un utile servizio se aiuta la chiesa evangelica a nutrire fiducia nei confronti della Bibbia come Parola di Dio e della fede cristiana come una visione del mondo solida e vivibile. I semi della sfiducia nell’affidabilità della Scrittura e della fragilità della visione biblica possono portare alla capitolazione della chiesa. L’esempio nefasto del liberalismo teologico è sotto gli occhi di tutti: quando la fiducia nella Scrittura è minata, l’assenso si indebolisce e la fede si inaridisce. La teologia evangelica deve avere sempre un profilo apologetico che mostra che la fede non è un salto nel buio e nemmeno lo spegnimento del pensiero, ma, al contrario, è la proposta di vita che accende il pensiero e gli apre scenari grandiosi, chiamandolo a rimanere sempre umile. 


  • Infine, la fede come “fiducia”. Questo terzo ingrediente della fede è altrettanto decisivo come i primi due. Senza affidamento personale nel Signore Gesù, la fede è un ammasso di nozioni e uno sterile impianto di argomenti. La fede è viva perché è personale in quanto coinvolta in una relazione con la Persona di Gesù Cristo e, tramite Lui, col Padre e lo Spirito Santo. La fiducia senza notizia e assenso si riduce ad emozione, ma senza fiducia, la notizia e l’assenso non innescano da soli la fede. Oggi sembra essere diffusa la ricerca di “spiritualità” emotivamente forte ma dottrinalmente debole. Biblicamente parlando, questa dicotomia porta a risultati disastrosi. L’Europa di oggi ha bisogno di una fede viva, palpitante, emotivamente coinvolgente in quanto nutrita dalla notizia biblica e dell'assenso alla sua verità.


La conferenza dell’associazione dei teologi evangelici europei è stata allora l’occasione per rifarsi la domanda: “quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede?”. 



Della stessa serie:

“Identità evangelica in Europa (I). Un tema kafkiano?” (2/9/2024)

“Identità evangelica in Europa (II). Le chiese evangeliche saranno multiculturali?” (9/9/2024)

“Identità evangelica in Europa (III). Il mosaico evangelico europeo” (16/9/2024)


See this gallery in the original post