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Il dogma dell’assunzione corporale di Maria 70 anni dopo

E’ passato quasi inosservato il 70 anniversario della promulgazione del dogma dell’assunzione corporale di Maria. Era infatti il 1 novembre 1950 quando Pio XII, con la costituzione apostolica Munificentissum Deus, solennemente pronunciava l’ultimo dogma mariano che poi è anche l’ultimo dogma della Chiesa cattolica romana. In esso, il cattolicesimo si impegnava a considerare come dottrina rivelata, quindi appartenente al cuore della fede cristiana e immodificabile, che “l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.  

A sostegno di questo pronunciamento Pio XII citava la devozione dei fedeli, la crescente richiesta dal popolo cattolico di un simile riconoscimento, le liturgie delle chiese d’Occidente e d’Oriente, alcune frasi di Giovanni Damasceno, scritti di padri medievali come Antonio da Padova, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e Bonaventura, scrittori cattolici moderni come Bellarmino, Alfonso de’ Liguori, Canisio e Suarez. In modo cumulativo, tutti queste voci hanno fatto fermentare il dogma sino alla sua definizione ufficiale. 

Interessante è notare che l’unico testo biblico a sostegno è il Salmo 131,8: “Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l’Arca della tua santificazione”, dove l’Arca è associata a Maria per una serie di stravaganti e mirabolanti connessioni che il cattolicesimo ha permesso che si sviluppassero, non avendo una cornice biblica di riferimento entro cui collocare lo sviluppo della dottrina e della devozione. Senza un impegno al “Sola Scrittura”, il cattolicesimo ha consentito che montasse questa credenza inutile e fuorviante. E’ chiaro che il dogma non ha alcuna base biblica (la morte di Maria non è descritta nel Nuovo Testamento, né ha alcun valore teologico particolare) e che le citazioni bibliche sono assolutamente pretestuose. Eppure, il cattolicesimo ha elevato l’assunzione anima e corpo di Maria al rango di dogma. 

Se si pensa che nel 1870, il dogma precedente (quello sull’infallibilità papale) aveva proclamato come “infallibili” i pronunciamenti “ex cathedra” del papa, appartenendo quello di Pio XII a questa fattispecie, siamo di fronte ad un insegnamento considerato “infallibile”, forse l’unico che un papa romano ha promulgato dopo il dogma del 1870. Quando un’istituzione non è ancorata alla Scrittura soltanto, quindi soggetta alle correzioni della Parola di Dio, le deviazioni non possono che andare di male in peggio.

L’assunzione corporale di Maria è stato l’ultimo dogma non biblico della chiesa cattolica in ordine di tempo. Alcuni settori interni al cattolicesimo spingono affinché non sia l’ultimo in senso definitivo. Da diversi decenni, c’è all’orizzonte il dogma di Maria “corredentrice”, un ulteriore sviluppo dell’antico sillogismo mariano secondo cui tutto quello che è ascritto a Gesù Cristo deve essere in qualche modo ascritto anche a Maria. Questo sillogismo ha operato nei dogmi mariani: Gesù è senza peccato, Maria è stata concepita senza peccato (1848: dogma dell’immacolata concezione); Gesù è risorto dai morti, Maria è stata assunta in cielo (1950: dogma dell’assunzione corporale). La “logica” del sillogismo incontrollato vorrebbe che, visto che Gesù è il Redentore, Maria è “corredentrice” avendo condiviso e condividendo il suo ruolo di Salvatore. Sarebbe l’apoteosi di un meccanismo teologico “impazzito” che ha già prodotto ben due dogmi non biblici, quindi devianti.  

Quanto distante sarebbe la Maria biblica da questi discorsi pomposi su di lei. Come ha fatto nella sua vita, lei direbbe semmai: “Fate tutto ciò che (Gesù Cristo) vi dirà” (Giovanni 2,5). Questa è la Maria “evangelica” la cui fede vogliamo imitare. Il resto è paganesimo travestito.


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