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Il femminismo “glitch”, un’altra anomalia nell’anomalia?

Il femminismo è da sempre un movimento caratterizzato da una certa fluidità, che si evolve ed ingloba le nuove istanze della società. I nuovi femminismi sempre di più si allontanano dalla prima esigenza di affermare uguali diritti tra uomini e donne e, abbracciando anche i diritti LGBT e le teorie della fluidità di genere, puntano ad una nuova realtà in cui il genere non solo non è determinante, ma è addirittura inesistente se non come costrutto sociale da abbattere.

Una delle nuove frontiere del femminismo è quella promossa da Legacy Russel, newyorkese, curatrice di mostre d’arte contemporanea ed attivista per i diritti delle persone QTPOCI+ (Queer and Trans People of Color, Indigenuous+) che dal 2012 ha promosso un vero e proprio manifesto del nuovo “femminismo glitch”. Tra l’altro, ne ha parlato di recente un articolo di Gaia Manzini sull’Espresso (7/1/2022).

Glitch è un termine mutuato dall’informatica che vuol dire errore non prevedibile, problema tecnico, un’anomalia piccola, quasi impossibile da prevedere ed aggiustare. Il termine è preso dall’informatica non a caso. Secondo la Russel, infatti, lo spazio reale e fisico è ancora pericoloso o comunque poco aperto per vivere appieno un femminismo legato anche alle questioni di genere, dell’identità sessuale, alla razza ed alla protesta contro il capitalismo. Il suo femminismo dichiara che il cyber spazio offre l’occasione per essere chi si vuole, coperti da avatar e nickname che danno la possibilità di essere chi ci si sente di essere. L’errore, in questa narrazione, diventa quindi tecnica di disobbedienza, un modo per resistere al bipolarismo di genere non più accettabile secondo la Russel. 

L’obiettivo finale è quello di smantellare il concetto di genere binario, considerato un mero costrutto sociale sfruttato dal marketing capitalistico solo per la targhettizzazione del cliente, per arrivare a creare corpi ibridi e fluidi, corpi definiti cosmici che possano trovare libertà nella propria identità; un’identità tutta da scoprire e da costruire in base alle proprie esigenze momentanee.

Questo tipo di narrazioni ormai permeano la nostra società e spesso sono pericolosamente allettanti e suadenti anche per chiese e credenti convinti dal bonario messaggio di accettazione e tolleranza verso tutti. La chiesa ha invece il compito profetico sia di denunciare il razzismo, la discriminazione, fenomeni di intolleranza e l’idolo capitalistico, sia di affermare con convinzione l’ordine ed il mandato creazionale che Gesù Cristo, con la sua incarnazione e opera di redenzione, ha rilanciato. 

Come si può leggere nei diversi articoli di Miriam Carpentieri che analizzano il libro di Gregg Allison, Embodied. Living as Whole People in a Fractured World (Grand Rapids, Baker 2021), la corporalità ed il fatto di vivere come esseri corporei non è secondario né bypassabile nell’antropologia biblica. Esaltare una società virtuale, cyber, in cui si possa nascondere la propria identità dietro un nickname falso solo per essere qualcosa di diverso da come si è stati creati, è proprio di un mondo caduto in cui vige la propensione del primo Adamo a ribellarsi all’ordine costituito dal Creatore e a nasconderi. Smantellare il genere non annullerà le disparità del capitalismo e non ci renderà immuni al marketing, che ben sa adattarsi ad ogni nuova ideologia; smantellare il genere e pretendere di vivere come “corpi cosmici” vuol dire deliberatamente rifiutare di essere portatori dell’immagine di Dio con i nostri corpi e cercare identità che si riveleranno comunque irrisolte.

Per la Russel la ricerca della propria identità è un viaggio intenso e talvolta doloroso, un percorso senza fine in cui cambiare e sperimentare per arrivare ad essere inclusivi e solidali con gli altri. Per la Bibbia la ricerca della propria identità passa dall’accettazione della propria creaturalità, dalla confessione del proprio peccato e dall’accettazione di Gesù Cristo che, morendo e risorgendo dai morti, gratuitamente, ci ha riaperto la strada della comunione con il Padre. In Cristo possiamo vivere le nostre identità in armonia con chi le ha create riconoscendo che l’intensità del viaggio ed il dolore sono già stato pagati alla croce affinché potessimo vivere la solidarietà e la carità  con il prossimo in modo pieno. Il femminismo glitch è un’altra anomalia in un mondo già anomalo di suo. Solo un glitch divino, quello dell’uomo-Dio incarnatosi in Gesù Cristo, può risolvere il “problema tecnico” della nostra umanità infranta.


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