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In carne e ossa (II). Tra genere ricevuto e corpo particolare

Siamo essere corporali, creati in carne e ossa. La nostra corporalità è la nostra umanità. Questo è il primo punto del libro di Gregg Allison, Embodied. Living as Whole People in a Fractured World, Grand Rapids, Baker 2021 che è oggetto di questa serie di articoli sulla teologia del corpo. 

“Sei grato del genere che hai ricevuto da Dio?”. Gregg Allison invita il lettore a riflettere su questa domanda, aprendo una riflessione sul genere. Prima degli anni ’50, i termini “sesso” e “genere” potevano essere intercambiabili. Poi sono intervenuti cambiamenti nella cultura: con la parola “sesso” vengono indicate le componenti anatomiche proprie dell’uomo o della donna e viene utilizzato per dichiarare l’assegnazione biologica nel certificato di nascita. Viene così definito il “sesso biologico”. Con il termine “genere/gender” invece, si definisce il sesso in base all’identità percepita e all’espressione socio-culturale. 

Partendo dal punto di vista biblico, l’A. considera l’argomento in esame proprio dal capitolo d’apertura: Genesi 1 e 2. L’essere umano viene formato da Dio tramite la polvere della terra e viene reso un essere vivente attraverso il Suo soffio nelle narici. Adamo viene reso strutturalmente uomo, in carne e ossa, un essere vivente da Dio stesso. 

Questo atto creativo è seguito dalla formazione della donna: ella non viene creata dalla polvere come Adamo, ma va a “completare” e “colmare” la vacuità e la solitudine (che sono state considerate da Dio non buone in Genesi 2,18) dell’uomo. Dalla corporalità dell’uomo Dio forma la donna e la rende un essere vivente in carne e ossa. Insieme, Adamo ed Eva sono completi. Non soltanto da un punto di vista anatomico-sessuale, ma nelle capacità e proprietà comuni che vengono espresse e determinate dal genere maschile e femminile. Insieme, sono posizionati da Dio, il loro Creatore, nel Giardino per esercitare dominio e responsabilità, con il mandato di ampliare e costruire la società per far fiorire l’umanità, non solo dal punto di vista procreativo, ma proteiforme. L’esistenza della mascolinità e femminilità nell’essere umano è parte di questo disegno. 

Nella Sua creazione, Dio segue uno schema binario: nulla e qualcosa; cielo e terra; informe e vuota; giorno e notte; luce e tenebre; buono e malvagio; maschio e femmina. Questo schema sottolinea il genere fondamentale degli esseri umani. In questo quadro biblico, non vi è altra dimensione di genere rispetto alla mascolinità e alla femminilità. 

Nel suo ordine derivante da Dio, la corporalità del genere è splendida, portando a credere nella bontà di Dio, suo Creatore. Entrambi i generi, mascolinità e femminilità nelle loro svariate forme e punti di vista, hanno il disperato bisogno l’uno dell’altro: le donne hanno bisogno di uomini e gli uomini delle donne, non soltanto in termini matrimoniali, ma anche per essere trasportati oltre il proprio punto di vista in modo da sperimentare la vita in modo poliedrico. Non ci sono capacità e proprietà particolari che appartengono esclusivamente alla donna o all’uomo. Ci sono invece, capacità e proprietà umane comuni che sono espressi dalle modalità legate al genere maschile e femminile.

Un aspetto fondamentale dato all’esistenza umana è la particolarità. La stessa definisce la condizione dell’essere individuali. Dio designa e crea ogni essere umano in modo specifico nell’essere un particolare individuo di genere incarnato. L’A. investiga le problematiche legate alla particolarità, per poi mappare le traiettorie dell’individuo in quanto essere umano particolare creato da Dio.

Nella sua particolarità, l’essere umano riscontra fondamentalmente tre problemi: la solitudine, la sopravvalutazione e l’intersezionalità. La prima è agganciata all’idea di non sentirsi proiettati nell’altro e quindi dispersi in una gran folla di persone, concependo la propria particolarità come piccola ed insignificante. Nella seconda, l’individuo s’identifica in un livello di superiorità o in una gonfiata autostima, sentendo il bisogno di mostrare all’altro la sua particolarità. Nel terzo problema, la particolarità viene sottoposta alla razza/etnia, al ricchezza/povertà, istruzione/analfabetismo: in questo modo la particolarità viene divisa. 

Nello specifico, ogni persona è particolare in termini della sua etnia/razza, famiglia/parentela, temporalità, spazialità, contesto e nella storia. Discutere di questi argomenti apre a questioni antropologiche e sociologiche. In un certo senso, potrebbe essere questo il caso, ma d’altra parte, la particolarità è fondata sulla Scrittura (come dice il Salmo 139,13-16).

Dio è intimamente coinvolto in ogni tipo di aspetto, dal più piccolo al più grande, della creazione del corpo. Oltre questo, Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione (Atti 17,26) In altre parole, Dio è Colui che ha designato e determinato una particolare etnia/razza, famiglia/parentela, temporalità, spazialità, contesto, e storia per i portatori della Sua immagine. Dio stesso è un Dio particolare che determina per ognuno una particolarità.

A questo punto, l’A. collega questo discorso alla particolarità dell’incarnazione e dell’opera di redenzione di Gesù Cristo: nell’incarnarsi, il Figlio assunse la natura umana di coloro i quali è venuto a salvare. Non divenne un uomo generico, ma un uomo con delle particolarità (nacque sotto la legge di Mosè, fu circonciso, di Nazaret) e con un mandato particolare per un popolo particolare. Attraverso l’opera particolare di Dio Figlio, per mezzo del Dio Spirito Santo che dimora in Lui, il redento diventa figlio di Dio Padre. 

(continua)

In carne e ossa (I). Cosa significa che siamo corpi?


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