La gloria di Dio proclamata (I). Preferire Dio a tutto il resto
“La caratteristica di un uomo veramente santo è quella di preferire Dio al di sopra di tutte le altre cose che sono in cielo e sulla terra”… quanto è forte questa frase. Me mette tutti in discussione! Sono parole che si trovano nell’introduzione al sermone di Jonathan Edwards (1703-1758), “Dio la parte migliore dell’eredità del cristiano”, scritto nell’aprile del 1736, ora parte della raccolta La gloria di Dio proclamata. Sermoni e discorsi di Jonathan Edwards, Caltanissetta, Alfa&Omega 2022. Edwards si è distinto per una predicazione animata dall’obiettivo di glorificare Dio, con una capacità di applicazione puntuale e toccante in cui “il ‘là e allora’ del testo biblico diventasse il ‘qui e ora’ del suo tempo” (p.12)! Questo volume è una delle novità editoriali più interessanti della pubblicistica evangelica di quest’anno. A distanza di vent’anni dal terzo centenario di Edwards, il volume arricchisce il patrimonio dell’opera del grande puritano americano pubblicato in italiano.
Torniamo alla raccolta di sermoni e al primo sermone contenuto nel libro. Per Edwards, ogni vero cristiano preferisce Dio a qualsiasi altra cosa in cielo e in terra. “Un uomo timorato di Dio pensa al cielo come un viaggiatore in terra lontana considera il proprio paese” (p.18). C’è una dimensione terrena da vivere, ma la speranza è quella di essere alla presenza di Dio. Questo per Edwards non significa vivere in modo distaccato la vita quotidiana, ma viverla con una prospettiva eterna e non limitatamente terrestre. Significa darsi completamente per Dio! Un esempio di cosa significhi vivere così sono coloro che danno la vita per la fede. Edwards fa riferimento ai martiri della fede che “non sarebbero disposti a sopportare le crudeli sofferenze inflitte loro dai persecutori, con la gioiosa prospettiva di andare in cielo, se non si aspettassero di essere con Cristo e di godere di Dio” (p.19).
Non c’è nessun cosa in cielo che un uomo pio stimi maggiore di Dio, anche perché non c’è nemmeno alcuna cosa potenzialmente uguale a Dio. Edwards ricorda che l’Islam stesso suppone che in cielo ci siano piaceri sensuali diversi da ciò che la Scrittura descrive, piaceri che si confanno ai piaceri carnali. “Se il cielo fosse svuotato di Dio, sarebbe sicuramente un luogo vuoto e triste” (p.20), perché ogni piacere tratto dal mondo non può pienamente soddisfare l’anima.
Va da sé che ogni credente preferisce Dio ad ogni altra cosa che è sulla terra (p.20). I santi, i credenti, coloro che amano Dio, per Edwards hanno il desiderio profondo di progredire spiritualmente più “di tutte le cose terrene, e cercano di abbondare in grazia più di quanto desiderino abbondare in ricchezze terrene” (p.22).
Ogni persona santa preferisce ciò che già possiede di Dio più di qualsiasi cosa al mondo. La relazione filiale con Dio, l’unione con Cristo, è maggiore di ogni onorificenza terrena. Un uomo santo, sincero, profondo, pio, preferisce Dio ad ogni possedimento terreno, ad ogni aspettativa di godimento terreno, ad ogni concepimento di godimento terreno.
“Tutti gli uomini dovrebbero esaminare se stessi per comprendere se sono santi oppure no” (p.24), perché solo coloro che cercano ardentemente Dio possono fare proprie le parole del Salmo 73,25 “Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te”.
“Chi nel suo cuore preferisce veramente Dio a tutto il resto lo mostrerà anche nella pratica. Quando Dio e tutte le altre cose entrano in competizione, le scelte di un uomo rivelano i suoi veri sentimenti” (p.28). Le parole di Edwards interrogavano i credenti del suo tempo e i credenti di oggi. Le sue parole sono pungenti, precise e sfidano: chi preferisce Dio a tutto il resto?
(continua)