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La Riforma protestante e l’educazione ieri. E oggi? Un webinar

Si è scritto molto sul rapporto tra Riforma Protestante e educazione sul piano storico. Ma è possibile in questo itinerario trovare spazio per l’impegno evangelico in campo educativo in Italia oggi?

Questo è stato uno dei fuochi sul quale Giuseppe Rizza, dirigente scolastico e docente di teologia pratica presso l’IFED di Padova, si è concentrato durante uno dei webinar organizzati dal Comitato Insegnanti Evangelici in Italia. Il suo intervento dal titolo “La Riforma e l’educazione, ieri, oggi e domani” ha attraversato in tre tappe l'interazione tra le dinamiche della Riforma e il mondo dell'educazione. È nell’educazione e nell’istruzione, infatti, che la Riforma ha sviluppato alcune delle sue potenzialità più alte. Il rischio per gli evangelici oggi è quello di disperderle.

La prima di queste dinamiche riformatrici fu la riscoperta. Il ritorno alle fonti e alla Scrittura, la proclamazione del Vangelo nella sua semplicità e integrità, furono accompagnati dalla riscoperta dell’educazione stessa. Per permettere all’annuncio dell’Evangelo di liberare le persone dalla schiavitù di tradizioni idolatriche era necessario per prima cosa aiutarle a vedere e comprendere l'inconsistenza di esse. Non c’è comprensione e vissuto dei principi biblici se non c’è libertà e possibilità di leggere, comprendere e assimilare la Scrittura. Non si trattava certo di un esercizio cognitivo banale. A questo fine era necessaria un'istruzione per la collettività, affinché le persone formate a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, potessero assorbire i principi dell’Evangelo e cambiare vita e cultura.

La seconda dinamica riformatrice fu di conseguenza quella del rinnovamento. La riscoperta della parola di Dio ha portato innovazione, anche nel modello pedagogico, almeno in due modi particolari. Nella Germania di Lutero si avviò la creazione di un sistema educativo popolare e pubblico, che non si limitasse ad accogliere e formare solo un piccolo settore della società. Nessuno doveva essere escluso dalla possibilità di apprendere. Al suo fianco però si recuperò e si rilanciò il ruolo educativo e formativo della famiglia. Essa divenne luogo di trasmissione intergenerazionale della fede, con l’innesco di meccanismi sociali straordinari, ad esempio per le dinamiche di genere. L'istruzione realizzata in famiglia era per tutti, donne comprese. Con la diffusione del modello educativo del catechismo, inoltre, le comunità diventano per la prima volta centri di apprendimento diffuso. I catechismi si moltiplicarono e il loro schema “domanda-risposta”, portò innovazione nel modo stesso di intendere l’apprendimento. C’era una nuova consapevolezza che l’educazione fosse bilaterale e responsabilizzante: da un lato ci deve essere una sfida, una stimolazione, la domanda; ma dall'altro deve esserci la capacità di individuare ed elaborare una risposta opportuna e adeguata, in modo critico e costruttivo. 

È da queste dinamiche di base che si svilupperà poi la pedagogia di Comenio e tutte quelle iniziative volte da un lato a favorire l’alfabetizzazione, l’inclusione sociale e l’arginamento della povertà e dall’altro a consolidare l'influenza riformata che vedrà la fondazione di seminari, collegi ed università. L'Accademia era vista come qualcosa di necessario per la sopravvivenza della fede, promuovendo standard di qualità molto alti e un interesse per la formazione della leadership in ogni campo e a partire dalla chiesa.

Tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo inizia purtroppo una dinamica inversa: quella dell’erosione della visione e della prospettiva riformata. La ricerca di riconoscimento accademico, indipendentemente dalla confessione di fede, conduce a un indebolimento dell'identità confessionale di questi poli dell’istruzione. Un esempio emblematico è quello di Harvard che passa dal motto del 1636 "Veritas Christo et Ecclesiae", a quello del 1836 che sarà soltanto “Veritas”. Si tratta di una compressione non banale, evidenza della crisi liberale e secolarizzatrice. L'influenza del pietismo, poi, con la sua attenzione alla devozione individuale e l'enfasi a coltivare una pura religione del cuore non ha saputo arginare questa dinamica erosiva. A lungo termine questo approccio anti-intellettuale ha portato a trascurare l'approfondimento teologico, a disinteressarsi della comunità cristiana e a un profondo disimpegno per i risvolti pubblici e gli aspetti culturali della fede. 

Oggi gli evangelici sono messi di fronte ad una scelta. Perpetrare questo processo di erosione fino al completo esaurimento di ogni traccia di riforma oppure riprendere quelle dinamiche di riscoperta e rinnovamento che hanno caratterizzato la chiesa della Riforma?

È tempo di rimettere l’educazione, la formazione e l’istruzione al centro dei progetti della chiesa per preparare una generazione pronta a ricevere l’annuncio della Parola, comprenderla e viverla; una schiera di leader formati in modo eccellente a guidare chiese e organismi evangelici, e una compagnia di uomini e donne istruiti secondo una visione del mondo biblica per essere una presenza pubblica consapevole e intraprendente in ogni campo della cultura umana. Oltre ad essere una traccia indelebile della memoria, la Riforma è un programma.


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