Le domande delle donne che non ti aspetti
Uno stereotipo comune sulle donne è che siano sempre piene di dubbi, di domande e che si interroghino spesso. Quando viene detto, solitamente è per sottolineare un’emotività confusa che porta a delle incertezze ed insicurezze. Il recente libro di Simonetta Carr, Questions women asked (2021), si basa su alcune domande che 31 donne nella storia della chiesa si sono poste. Il quadro che esce è diverso dagli stereotipi usuali. Con queste domande, e con le risposte, queste donne hanno dato prova di una tempra culturale e spirituale che parla ancora.
Il volume è di una ricchezza impressionante approfondendo la vita ed il percorso spirituale di diverse donne lungo i secoli partendo dal 325 d.C. a Roma, fino ad arrivare al 1968 in Cina. Questo percorso non vuole essere la lettura alternativa ed al femminile della storia della chiesa, ma una valorizzazione del lavoro che moltissime donne hanno svolto nei secoli affinché il Vangelo venisse proclamato e diffuso in ogni angolo della terra.
Le domande sono le più disparate e riguardano tantissimi aspetti della vita delle donne come:
“Per Dio è rilevante la mia acconciatura?, Charlotte Arbaleste Duplessis-Mornay (1550–1606),
“Quali sono gli aspetti che dovrei considerare in una proposta di matrimonio?, Charlotte de Bourbon (1546–1582)
“Una madre cosa dovrebbe insegnare a suo figlio?, Dorothy Leigh (m. 1616)
ma non si limitano agli aspetti della femminilità dimostrando come, nella storia della chiesa, moltissime sono state le donne che hanno contribuito al pensiero teologico in diverse forme:
Elisabetta del Palatinato (1618–1680): “Corpo ed anima sono separati?”,
Elizabeth Aske Bowes (ca. 1505–1572): “Come posso essere sicura della mia salvezza?”
Lydia Mackenzie Falconer Miller: “Può la vera scienza essere in disaccordo con la Bibbia?” (1812–1876).
Dalle preoccupazioni quotidiane su come affrontare un matrimonio infelice a riflessioni di tipo escatologico, questo libro mostra come, in ogni occasione – che fosse durante la persecuzione dell’impero romano o durante le guerre di religione dopo la Riforma, o nel pressante razionalismo post-rivoluzione francese o in circostanze di schiavitù nell’America settecentesca – queste donne si siano poste davanti alla Scrittura in atteggiamento di ascolto, di sincera ricerca e in spirito di umiltà nel cercare risposte dissetanti per le loro anime, accettando con fede l’insegnamento biblico.
Interessante è scorrere le brevi biografie di ognuna di esse. Quasi sempre, a queste domande, seppur alte ed intellettuali, è seguito un attivismo pratico ed impegnato nella diffusione del vangelo, nella protezione dei perseguitati, in opere diaconali o nella messa al servizio dei propri talenti nello scrivere o nel comporre musica, mostrando una fede viva e trasformante. Tutte sono state donne attive, spesso atipiche nei loro contesti e nel loro tempo, donne che sarebbero state descritte come “diverse” dai loro contemporanei e che probabilmente risulterebbero “diverse” anche per la nostra cultura nonostante la straordinaria modernità di ognuna di esse. La loro diversità e la loro forza nel non essere intrappolate negli schemi sociali delle loro epoche derivano dalla loro fede sinceramente orientata a seguire le orme di Cristo diventando un esempio per ogni donna, ma anche per ogni uomo, che oggi voglia vivere una fede che non sia soggiogata alle regole sociali, culturali e religiose del nostro tempo.
Sorprendente è realizzare quanto ognuna di esse abbia sofferto o avuto importanti traumi nella propria esistenza. Molte sono state vedove, hanno perso figli, hanno vissuto nella povertà, nella persecuzione, abbattute da malattie croniche e da altre esperienze umanamente complicate. Il fatto che tutte abbiano avuto una o più di una di queste esperienze però non dimostra che sia stata la sofferenza a renderle migliori, ma che la sofferenza fa parte dell’esistenza umana in un mondo corrotto dal peccato e che ognuno di noi ne fa esperienza. Eppure la fede cristiana dà l’occasione di non fare di queste prove un’occasione per vittimizzarsi, per vivere nell’angoscia e abbandonarsi alla disperazione. La fede di queste donne le ha aiutate a porsi e a porre domande anche scomode, ma con un cuore sincero ed aperto alla consolazione di Cristo.
Il volume si apre sull’Aventino, nel centro di Roma dove Marcella, rimasta vedova, costituì una comunità femminile dedicata alla preghiera. Dopo l’età della Riforma con Giulia Gonzaga e Olimpia Morata l’Italia sparisce dalla geografia di queste domande. Ciò non dipende solo dalla necessaria scrematura tra le migliaia di donne credenti che hanno attraversato i secoli, ma sappiamo anche che con la Controriforma il fermento protestante si arrestò nel nostro Paese e che tutt’oggi gli evangelici sono una minoranza (anche femminile) che spesso fatica ad emergere in Italia. Il libro è un’occasione per pregare affinché sempre più donne nel nostro Paese possano porsi domande profonde, farle a sé e alle chiese di appartenenza e alla cultura circostante, cercando risposte altrettanto profonde affidandosi al Signore che si è rivelato nella Bibbia.