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Le ragioni del cuore e l’apologetica cristiana. In occasione dell’emeritazione di William Edgar

L’emeritazione di un professore di teologia è l’occasione per esprimere gratitudine verso il ministero di chi si è speso per la formazione e la ricerca teologica. Questo vale in modo particolare per William Edgar (n. 1944) che nel 2022 ha concluso il suo impegno attivo nell’insegnamento dell’apologetica al Westminister Theological Seminary. Il suo sermone di commiato alla comunità accademica della Facoltà ha avuto come testo biblico 2 Corinzi 13,13 sul tema della comunione col Dio trinitario. 

Ci sono almeno quattro motivi per cui l’opera di Edgar deve essere riconosciuta come un contributo importante per l’apologetica evangelica a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio del nostro secolo.

1. La profondità apologetica. Edgar ha studiato a Harvard, Philadelphia, Parigi e Ginevra, diventando un intellettuale cosmopolita, capace di coniugare il vecchio e il nuovo mondo, così come il linguaggio teologico e quello artistico. E’ stato discepolo di Cornelius Van Til e di Francis Schaeffer, forse i più grandi apologeti cristiani del XX secolo. Ha scritto contributi importanti sulla persuasione del cuore, la teologia della cultura, la musicologia, la relazione tra cultura protestante e modernità, l’intreccio tra arte e visione del mondo. Edgar è stato un esploratore di terreni di frontiera, rimanendo ben ancorato nella tradizione presupposizionalista dell’apologetica riformata. Rispetto al linguaggio legnoso e concettuoso di Van Til, rispetto alle intuizioni folgoranti ma spesso deboli storiograficamente di Schaeffer, Edgar ha reso l’apologetica vantiliana più comprensibile e ha dato spessore intellettuale a quella di Schaeffer. Le ragioni del cuore, dal titolo del suo libro forse più importante: Reasons of the Heart. Recovering Christian Persuasion, Grand Rapids, Baker 1996, sono il centro della sua riflessione apologetica. 

2. La versatilità culturale. Nella sua carriera, prima di vedersi assegnata la cattedra di apologetica a Westminster, Edgar ha insegnato alla Facoltà libera di teologia riformata di Aix-en-Provence dal 1979 sino a metà anni Novanta, concludendo un dottorato a Ginevra sul rapporto tra fede riformata e cultura francofona nella prima metà dell’Ottocento (poi pubblicato: La carte protestante. Les réformés francophones et l’essor de la modernité 1815-1848, Genève, Labor et Fides 1997). Poteva insegnare in inglese e francese, in contesti di maggioranza e di minoranza. Numerosi sono stati i suoi viaggi in Cina. Insomma è stato un apologeta che ha saputo immergersi in mondi diversi con capacità di ascolto ed empatia. Inoltre, è stato un musicista jazz di livello in grado di tenere concerti da solista o in trio. Non solo ha studiato l’arte e la cultura, ma l’ha vissuta e praticata in registri diversi.

3. L’ irenismo evangelico. L’apologetica evangelica nella seconda metà del Novecento ha conosciuto aspri dibattiti tra evidenzialisti e presupposizionalisti e poi, anche nel campo presupposizionalista, tra fautori di una corrente rispetto ad altre. Spesso i toni del dibattito sono stati abrasivi e conflittuali. I discepoli dei maestri si sono talvolta mostrati dei tifosi faziosi più che interpreti e continuatori di un pensiero. Edgar, pur riconoscendo le distinzioni e le differenze, ha cercato di coniugare Van Til e Schaeffer, mostrando l’organico legame tra i due al di là di qualche incomprensione e di qualche smarcamento. Per lui erano “due combattenti cristiani” (“Two Christian Warriors”, Westminster Theological Journal 57 [1995] pp. 57-80) nell’agorà della cultura contemporanea. Il tono di Edgar è sempre stato evangelicamente irenico più che provinciale e partigiano. Anche la fondamentale antologia di testi apologetici nella storia della chiesa in due volumi e da lui curata (Christian Apologetics Past and Present: A Primary Source Reader, Wheaton, Crossway 2011) mostra la cattolicità evangelica dell’apologetica di Edgar.

4. Il contributo all’Italia. Infine, nel suo ministero Edgar ha anche sfiorato l’Italia. Memorabili sono state le sue relazioni alle Giornate teologiche dell’IFED nel 1995 su “Sapere e credere: incontri e scontri con la cultura moderna”, seguite da un concerto di musica jazz. A confronto con lo smarrimento dell’apologetica della teologia barthiana e il balbettio di goffi tentativi del mondo evangelico conservatore di produrre semplicistiche “evidenze” scientifiche e “prove” filosofiche per la fede cristiana, Edgar ha sottolineato l’importanza di una visione del mondo ancorata al motivo di creazione/rottura/redenzione della Scrittura. I saggi pubblicati in italiano mostrano la non trascurabile ricchezza del suo pensiero:

- “Libertà, uguaglianza, modernità”, Certezze 106 (1989) pp. 4-8.
- “L'apologetica di Cornelius Van Til (1895-1987)”, Studi di teologia VII (1995) N. 13, pp. 5-20.  
- “Un’accoppiata insolita: jazz e vangelo”, Studi di teologia VIII (1996) N. 15, pp. 51-64.
- “L’AIDS e la speranza”, Studi di teologia VIII (1996) N. 16, pp. 123-142.

Per queste ragioni almeno, il ministero di William Edgar nel campo dell’apologetica è stato fecondo. Soli Deo gloria. 


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