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Lieviti tossici e lieviti buoni

Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus sono spariti i lieviti dai supermercati. Con la quarantena, molte persone si sono reinventate pizzaioli, panificatori, pasticceri domestici, determinando un’impennata nei consumi di lievito. Dopo due settimane di assenza dagli scaffali, i lieviti sono ritornati ma sono venduti in modo razionato e contingentato: nel supermercato vicino casa, i clienti possono comprare solo due cubetti alla volta. Alla cassa, ben distanziati l’uno dall’altro, si vede la fierezza con cui le persone esibiscono i loro cubetti di lievito finalmente riapparso. Da essere un prodotto minore, il lievito è diventato una merce ricercatissima. Siccome la pandemia è globale, il fenomeno non è solo italiano. Secondo stime recenti e successive all’esplosione mondiale del covid-19, il mercato dei lieviti crescerà del 9% dal 2020-2024 per un aumento complessivo di 7 miliardi di dollari del business. Nel mondo in lock-down il pane sarà fatto più in casa.  

Questa improvvisa crescita di valore del lievito e d’interesse per esso non può che far piacere ai cristiani. Infatti, nella Bibbia il lievito ha un ruolo importante. C’è il lievito cattivo (da cui guardarsi) e c’è il lievito buono (di cui essere impregnati). Prima di celebrare la Pasqua, il passaggio dalla schiavitù alla libertà, il popolo d’Israele dovette pulire le case dal “lievito” (Esodo12,8,15,17-20; 13,3-7;23,15; 34,18; Deuteronomio 16,3,8,16) ad indicare l’esigenza di purificazione dal peccato. La festa degli “azzimi” fu quindi inserita nel calendario ad indicare la bruttura del peccato e l’esigenza di purezza da esso che sarebbe sopraggiunta grazie all’offerta del sacrificio pasquale, in sostituzione della punizione del peccato del popolo e in ottemperanza alla giusta santità di Dio. 

Gesù ha usato spesso la metafora del lievito, distinguendo tra lievito tossico e lievito buono. Il lievito tossico è quello dei farisei e di Erode (Marco 8,14-21). Si tratta di una sostanza spirituale cancerogena in grado di avere un effetto devastante e moltiplicatore del male, apparentemente pia e religiosa, realmente distruttrice. L’ipocrisia religiosa è una malattia del cuore; l’incredulità mascherata da interesse è l’eutanasia della vita. Questo è il lievito massicciamente presente nella nostra cultura religiosa sì, ma non cristiana, forse affascinata dal personaggio Gesù ma non interessata a prendere sul serio il suo messaggio. Questo è il lievito malefico da cui guardarsi, molto peggio di un coronavirus tanto invisibile quanto mortale. 

Poi c’è il lievito buono, quello del regno di Dio (Matteo 13,33; Luca 13,20-21). A contatto con la pasta della vita, ha una capacità fermentante eccezionale. Quando il regno di Dio irrompe in una esistenza, tutta la vita ne viene impattata. Tutto viene sollevato, redento, guarito, rilanciato. Dal poco si produce il molto. I piccoli sono resi grandi. Ciò che non ha molte credenziali umane, fa invece la storia. Visto che Gesù è la nostra pasqua, purifichiamoci dal “vecchio lievito” per essere invece fermentati dal lievito della “sincerità” e della “verità” (1 Corinzi 4,6-8).

Ogni volta che facciamo il pane o la pizza e usiamo il lievito chiediamoci: sono desideroso di essere “pulito” dal peccato e dal suo impatto nefasto? Sono al servizio del lievito buono per far crescere l’opera di Dio nella mia vita, nella mia chiesa, nel mio Paese?

Con la pandemia il lievito ha visto accrescere il suo valore. Gesù ha usato spesso la metafora del lievito, distinguendo tra lievito tossico e lievito buono. E tu che lievito vuoi essere? 


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