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L’Olio Cuore aiuta a saltare la staccionata, ma non per sempre

La morte dell’attore italiano Nino Castelnuovo (1936-2021) porta alla memoria un’immagine diventata iconica negli Anni Ottanta. Quella della pubblicità dell’Olio Cuore in cui Castelnuovo, appunto, salta disinvoltamente la staccionata con un sorriso stampato e con un gesto atletico certamente non impressionante in termini sportivi, ma nemmeno scontato per noi comuni mortali. Il messaggio pubblicitario era: “Olio Cuore: mangiare bene per sentirsi in forma”.

Agli albori di quella che sarebbe diventata una tendenza salutista diffusa, quella pubblicità associava l’uso di un alimento/condimento genuino alla prestanza fisica che ne sarebbe conseguita. Col suo salto leggiadro, Castelnuovo incarnava la forma fisica non di un atleta professionista, ma di un uomo “qualunque” che con una buona alimentazione avrebbe raggiunto prestazioni all’insegna della scioltezza e della dinamicità. Oplà.

Al di là della decantazione delle virtù dello specifico marchio di olio di semi, il messaggio aveva un fondo di verità: se si mangia bene, il fisico ne beneficia al punto da guadagnarne in slancio ed elasticità. Con un limite però: gli anni passano per tutti e la vita inesorabilmente va verso la diminuzione delle sue prestazioni, fino al loro esaurimento. Per alcuni anni, Castelnuovo ha ripetuto il salto della staccionata e la campagna pubblicitaria è proseguita nel tempo con lo stesso attore. Poi è subentrata la malattia, ora la morte. Come, prima o poi, sarà per tutti. 

Arriva un punto in cui anche con tutti gli olicuore del caso, la forma scompare e la staccionata diventa un ostacolo insormontabile. Arriva il giorno in cui anche “gli uomini forti si curvano” (Ecclesiaste 12,5) e la vita si indebolisce fino a spegnersi. Quello che era fattibile prima diventa impossibile. La sana alimentazione è un’ottima abitudine da mantenere, ma non basta ad invertire la parabola discendente della vita. Prima o poi, la staccionata diventa invalicabile.

C’è bisogno di altro per continuare a spiccare dei salti oltre gli ostacoli della vita. Non è tanto di un olio qualunque (per quanto di buona qualità), ma di un olio speciale. Si tratta dell’olio che lenisce le ferite della vita, come quello che il buon samaritano usò sul corpo piagato del malcapitato (Luca 10,34) e che guarisce chi prega nella compagnia della chiesa (Giacomo 5,14). Si tratta dell’olio di gioia (Isaia 61,3) che il Messia, l’Unto di Dio, avrebbe portato all’umanità disorientata e ribelle. Si tratta dell’olio con cui Dio Padre ha unto di Spirito il Signore Gesù (Atti 10,38), il Profeta, il Re e il Sacerdote promesso. I credenti in Gesù Cristo sono stati “unti” da questo olio salvifico (2 Corinzi 1,21).

Usare un olio buono è commendevole, ma l’esito sarà sempre temporaneo. Prima o poi i suo effetto si esaurirà. Al contrario, ricevere per grazia soltanto l’olio della salvezza, gustarlo e condividerlo permetterà di spiccare il salto dalla vita alla morte, dalla separazione alla comunione, dalla rottura dell’alleanza con Dio alla riconciliazione del patto in Cristo Gesù. Grazie all’olio divino, anche la staccionata della morte potrà essere superata in (relativa) scioltezza per continuare a cantare e a danzare dicendo: “Tutte le fonti della mia gioia sono in te” (Salmo 87,7). 


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