L’ultimo convertito al cattolicesimo. Ha ben capito a cosa ha aderito?
In Italia non è molto conosciuto, ma nel mondo anglosassone non è così e la notizia sta suscitando un certo scalpore. Michael Nazir-Ali, vescovo anglicano emerito di Rochester, si è convertito al cattolicesimo romano. La particolarità di questo evento è che Nazir-Ali era un esponente dell’ala evangelica della Chiesa d’Inghilterra. Nella sua lunga carriera ecclesiastica e come autore, si era nei decenni ritagliato uno spazio dentro l’anglicanesimo come voce critica nei confronti delle derive teologicamente liberali e culturalmente multiculturali della società britannica contemporanea.
Avendo doppia cittadinanza (britannica e pakistana) e quindi conoscendo sia il mondo occidentale che quello medio-orientale, Nazir-Ali era particolarmente sensibile alle insidie dell’Islam d’esportazione nei Paesi occidentali la cui strategia era quella di penetrare nelle maglie delle società liberali per incardinare i principi della legge islamica (sharia). Il vescovo anglicano aveva lanciato l’allarme contro i tentativi di istituire tribunali coranici per le comunità islamiche in Gran Bretagna, denunciando l’atteggiamento apparentemente rinunciatario dell’Occidente succube delle convenzioni del “politicamente corretto” e incapace di vedere le sfide a lungo termine della loro introduzione. La sua voce era anche molto viva sui temi dei cedimenti dottrinali della Chiesa d’Inghilterra, diventata un porto di mare dove si può trovare tutto e il contrario di tutto, e sui cedimenti etico-sociali conseguenti all’abbandono del filone ortodosso della fede cristiana.
Per queste ragioni, Nazir-Ali era considerato un esponente dell’ala evangelica e, in questa veste, partecipava a convegni evangelici e pubblicava su riviste e con case editrici evangeliche. Ora, sempre più insofferente verso una chiesa (quella anglicana) alla deriva dottrinale e morale, Nazir-Ali, ha attraversato il Tevere ed è diventato cattolico. Alcuni commentatori hanno evocato il precedente della conversione di John Henry Newman (1801-1890) dall’anglicanesimo evangelico al cattolicesimo romano: un autorevole precedente ottocentesco che, forse, ha ispirato anche la decisione di Nazir-Ali.
La procedura escogitata da papa Benedetto XVI nel 2009 per accogliere gli anglicani nella chiesa di Roma sta funzionando. Infatti, Nazir-Ali sarà accolto nell’Ordinariato apposito di ex-anglicani neo-cattolici romani, vedendosi riconosciuto il titolo di prete (anche se non quello di vescovo). Non a caso, Nazir-Ali è un ammiratore del papa emerito Ratzinger e della sua linea di cattolicesimo “integro”, definito e stabile. La domanda che sorge è se Nazir-Ali sia al corrente delle evoluzioni del cattolicesimo sotto il papato di Francesco. Per molti aspetti, infatti, la confusione dottrinale e morale che gli ha reso insopportabile la Chiesa d’Inghilterra è molto simile a quella che papa Francesco ha introdotto o lasciato correre nella chiesa di Roma. Nazir-Ali è sicuro di trovare nella chiesa di Roma ciò che quella d’Inghilterra non è più? Il suo nuovo vescovo (papa Francesco) prega con i musulmani credendo di pregare lo stesso Dio e chiamando “fratelli tutti”. Non è la stessa cosa che fa l’arcivescovo di Canterbury da cui Nazir-Ali ha preso le distanze? In altre parole, Nazir-Ali è sicuro di aver capito bene la natura del cattolicesimo romano che è sia “romano” sia “cattolico” e di non aver essersi fatto ammaliare da una visione limitata (quelle che più gli piace) di Roma? Se Canterbury è latitudinaria, Roma è cattolica e Francesco è molto cattolico (senza per questo perdere la sua romanità). Forse sulla sponda britannica della Manica il cattolicesimo romano appare ancora molto ratzingeriano e poco francescano, molto identitario e poco “ospedale da campo”, basato su convinzioni e prassi solide e non in “cammino sinodale” aperto a tutti. Ma Roma non è (solo) così. Sicuro che Nazir-Ali non abbia preso un abbaglio pensando a Roma come bastione del conservatorismo dottrinale e morale?
Un’ultima considerazione. Nella crisi di Nazir-Ali, Roma è diventata appetibile, mentre le chiese evangeliche britanniche no. Possibile che nessuna chiesa evangelica abbia soddisfatto le istanze del vescovo di trovare una comunità fedele all’evangelo nel contesto della società secolarizzata?