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Natale con Lutero II. Festeggiamo con i pastori

Nell’ordine dell’anno liturgico seguito a Wittenberg nel 1522 le messe di Natale erano due. Dopo aver analizzato il primo sermone predicato da Lutero in quell’anno nella cattedrale, il secondo si basa su Luca 2,15-20. Il testo è contenuto nell’antologia Scritti religiosi, a cura di Valdo Vinay, Torino, Utet 1967.

I pastori, udita la buona novella dagli angeli, decidono di recarsi a Betlemme dove effettivamente trovano il bambino avvolto in fasce nella mangiatoia con Maria e Giuseppe. Dopo averlo visto, divulgano quello che l’angelo aveva detto loro circa questo bambino lodando e celebrando Dio, mentre Maria serba in cuor suo quanto vedeva e udiva circa la persona di suo figlio.

Partendo dalla prima predica natalizia, Lutero amplia il discorso sulla fede e sull’annuncio del Vangelo analizzando quali sono le conseguenze e i frutti della parola di Dio, e quali sono i segni dai quali si riconosce che la Parola di Dio è in noi ed opera in noi.

  1. Il primo punto riguarda la fede dei pastori che hanno prestato attenzione e fiducia alle parole dell’angelo recandosi a Betlemme anche a costo di lasciare i loro pascoli. Questo accade non tanto perché la parola sia stata annunciata da un angelo, ma perché è la Parola stessa ad essere potente ed efficace. Non va tenuto conto dello status del predicatore, quanto il fatto che una parola annunciata provenga o meno da Dio.

  2. I pastori si muovono insieme, insieme celebrano e lodano e raccontano quanto hanno udito e visto. Fuori dalla fede una tale unanimità di spirito non esiste. È solo la fede ad unire gli animi in un medesimo sentire verso il Signore anche tra le persone più diverse tra loro.

  3. Il terzo punto rilevato è l’umiltà. I pastori si ritengono persone umili e semplici e ciò dona loro la possibilità di restare in pace e unanimi in un medesimo sentimento davanti al miracolo della nascita di Cristo. 

  4. I pastori, liberamente e senza l’imposizione dell’angelo, si recano alla grotta e da ciò si evince l’amore per il prossimo e la rinuncia di sé propri della fede. Infatti, abbandonando il loro lavoro i pastori sono lieti di considerare cose ben più grandi.

  5. Dalle conversazioni dei pastori tra loro si evince anche la gioia portata dalla fede e l’euforia legata all’aver ricevuto la buona novella. Non è stato un viaggio passivo e privo di emozioni il loro!

  6. Il sesto punto riguarda il fatto che non solo hanno udito, ma hanno anche agito con fretta rispetto all’annuncio della parola. La fede cambia i loro piani e li porta all’azione.

  7. Nonostante molti abbiamo potuto prenderli per pazzi, i pastori non si limitano a condividere con Maria e Giuseppe quanto appreso dall’angelo, ma iniziano a predicare quanto udito a chiunque. La fede muove gli animi e li porta a condividere la Parola di Dio. 

  8. L’ottavo punto sottolineato da Lutero è la libertà cristiana di cui gode chi ha vera fede. I pastori, nonostante siano destinatari di un tale messaggio e nonostante abbiano visto il piano di Dio attuarsi, tornano ai loro ovili. Non si fanno monaci, non si allontanano dalla realtà e non si impongono regole di vita rigide per guadagnare il paradiso. La loro fede li ha già resi liberi!

  9. L’ultimo punto è la lode ed il ringraziamento che derivano dal riconoscere la grazia e la bontà di Dio per il dono della fede e che nessuna opera può sostituire o ripagare quello che lui compie per noi.

Questi punti che spiegano il Vangelo rappresentano quindi il fulcro della fede ed i frutti dello Spirito che sono: amore, allegrezza, pace, bontà, affabilità, pazienza, dolcezza e castità. Infine, per Lutero, l’immagine di Maria che serba in cuor suo le parole udite rappresenta la chiesa che custodisce il vero messaggio del Vangelo. La chiesa per il Riformatore però è composta dalla moltitudine dei credenti e non da strutture architettoniche e gerarchie istituzionali. Polemizzando con Roma Lutero sottolinea che la chiesa  dei credenti è quella che conosce la verità e l’essenza della fede e non quella dei papi. Anche a Natale questo deve essere ricordato.


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