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Natale con Turrettini (III). Senza Trinità niente incarnazione del Figlio

Natale può essere una festa vuota e retorica se non riempita di significati biblici. Continuando a interrogarci sul profondo significato del Natale, dopo aver parlato della necessità dell’incarnazione del Figlio, il teologo italoginevrino Francesco Turrettini (1623-1687), a quattro secoli dalla sua nascita, ci viene ancora incontro chiarendo cosa significa davvero che Dio Figlio si sia fatto uomo così come  afferma il credo Niceno.  

Dio fattosi uomo è venuto nel mondo per salvare il peccatore, per redimere il Suo popolo, per caricarsi della santa ira del Padre per amore dei perduti. Ma come si relazione la Trinità in tutto questo? Come sono coinvolti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? È stata un'opera esclusiva della seconda persona della Trinità?

Troviamo le risposte a queste domane nel tredicesimo locus “Sulla persona di Cristo” dell’Istituzione della teologia persuasiva, a cura di Pietro Bolognesi, Firenze, BE edizioni, nella quaestio IV: "Se solo la seconda persona della Trinità si è incarnata e perché". In questo locus Turrettini afferma con forza l'incarnazione della seconda persona della Trinità. Il Figlio è diventato carne (Gv 1,14), il Figlio ha vissuto come uomo (Luca 2,52), il Figlio di Dio assunse forma di servo (Fl 2,6-7; Eb 2,4-15). L'incarnazione è un evento ad appannaggio della persona del Figlio. Tuttavia, come il teologo afferma, la Trinità è coinvolta in toto in essa.

Dio Padre è pienamente coinvolto nell'incarnazione come 'mandante' di essa. Come ci dice il vangelo di Giovanni (3,16) infatti, è il Padre che ha inviato il Figlio per amore del mondo. Egli, nella sua maestà non poteva essere inviato da nessuno, ma manda il Figlio affinché compia la sua volontà di salvezza. Anche Dio Spirito Santo, ci dice Turrettini è completamente partecipe nell'incarnazione come l'autore pratico di essa. Come ci dice il vangelo di Matteo (1,18) infatti, è lo Spirito Santo che ha concepito il Salvatore nel grembo della vergine. Lo Spirito Santo non poteva incarnarsi perché doveva tornare come il consolatore e il fautore dell'unione tra Cristo ed il Suo popolo.

La Trinità intera ha partecipato all'incarnazione; la Divinità si è incarnata, ma solo nella seconda Persona. Dio Figlio è diventato uomo. Colui che siede tra il Padre e Spirito Santo ha assunto la carne per divenire il mediatore tra Dio e gli uomini. Colui che è il Figlio è nato uomo per rendere figli di Dio coloro che ripongono la propria fede in Lui. La Parola si è fatta carne per ricreare ciò che il peccato aveva distrutto.

Che gioia riconoscere l'armonia della Trinità nell'opera di Gesù Cristo per il peccatore! Il Padre ha mandato, lo Spirito Santo ha agito ed il Figlio ha compiuto nascendo in una stalla, vivendo una vita senza peccato, e compiendo l'opera sulla croce per la salvezza. 

Francesco Turrettini ci regala l'opportunità di riconsiderare la festa. Ci invita a spostare per un momento l'attenzione dall'albero, dai regali e dai dolci per scorgere la bellezza del disegno divino della nascita di Gesù Cristo il Figlio di Dio, incarnato, nato, vissuto, morto e risorto per la salvezza del peccatore. Il Natale è l'occasione per celebrare la volontà trinitaria manifestata in un disegno benevolo, per un'eternità di gioia alla presenza del Dio tre volte Santo. Buon Natale.

 

Nella stessa serie:
“Natale con Turrettini (I). Era necessario che il Figlio di Dio si incarnasse?” (18/12/2023)
“Natale con Turrettini (II). Senza teologia dell’incarnazione niente festa” (22/12/2023)


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