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Il Natale di Maria commentato da Lutero (II)

Nella prima parte del Magnificat di Maria è emersa subito e chiaramente la theologia crucis di Lutero. Il punto centrale di questo canto è la croce di Cristo, il cuore del messaggio evangelico. Dopo aver esaltato i beni ricevuti da Dio, nella seconda parte Maria proclama le opere di Dio nella storia degli uomini.


A tale proposito, Lutero osserva che Maria non si sofferma ad analizzare i beni, ma a contemplare l’opera di Dio. “ Essa non conta i doni singolarmemte, ma li riassume tutti con una parola, dicendo: “Egli ha compiuto in me cose grandi”, cioè tutto è grande quello che ha fatto di me… essa ben sente che non può affatto esprimere ciò a parole, per quanto lo pensi e lo desideri fortemente” (p.55).


La lode di Maria permette a Lutero di confutare chi riteneva che la scelta di Dio verso di lei, fosse il riconoscimento di qualche suo merito. "Io credo più a lei che a loro. Essa dice che è stata considerata la sua bassezza, e che Dio non ha premiato il suo servizio, ma "Egli ha fatto grandi cose per me, le ha fatte spontaneamente senza un mio servizio"... Questo annuncio le giunse del tutto inaspettato. Chi, invece, sa di meritare, non è impreparato a ricevere la sua ricompensa... Maria non era degna di questa maternità se non perché adatta e preordinata da Dio a tale scopo; era pura grazia e non mercede, affinché troppo attribuendo a Maria, non si diminuisse la grazia, la lode e la gloria di Dio" (p.57).


Emerge evidente la preoccupazione del Riformatore (un tema fondamentale della sua teologia), di confermare l’assoluta priorità della grazia di Dio nella sua libertà e gratuità. Questa esigenza trova riscontro nella confessione stessa di Maria. Per lei Dio è il "Potente" (v.49) "Con questo nome essa toglie ogni potenza e forza a tutte le creature per attribuirla a Dio solo. Oh questa piccola fanciulla compie un atto di grande coraggio e un gran furto, potendo con una parola rendere tutti i potenti infermi, tutti i prodi deboli, tutti i savi stolti, confondere tutte le persone di fama e attribuire a Dio solo ogni potere, ogni azione, sapienza e gloria" (p.58). "Perciò ho detto che Maria non vuole essere un idolo; essa non fa nulla, Dio fa ogni cosa" (p.59).


Lutero ammira il fatto che la vera umiltà di Maria consista nell’essere al servizio concreto nella vita di ogni giorno. Lei cerca Dio e lo ama nelle azioni quotidiane che potrebbero sembrare banali, ma che costituiscono la grandezza del suo essere. Con le sue espressioni molto efficaci, dice che Maria: “ Non ricerca onori più di quanto facesse prima, non si inorgoglisce, non si innalza... se ne va e lavora in casa come prima, munge le mucche, fa da mangiare, lava le scodelle, fa tutto ciò che deve fare una serva o una madre di famiglia, i lavori umili e disprezzati, come se non ci tenesse molto a quei beni sovrabbondanti e quelle grazie… Molte cose grandi sono nascoste sotto sembianze così povere!” (p.60).


La maternità di Maria è una maternità di servizio nelle piccole cose come nelle grandi, così come Gesù mostra una regalità di servizio. Maria è tutta nei doveri del proprio stato, in cui vede e ama la volontà di Dio.


Dopo aver esaltato i beni ricevuti da Dio, Maria proclama le opere di Dio nella storia degli uomini. La prima opera di Dio in noi è la sua misericordia. Egli è misericordioso "Verso tutti quelli che volentieri rinunciano alla loro idea, al loro diritto, alla loro sapienza e a tutti i beni spirituali per rimanere di propria volontà poveri in spirito. Costoro sono i veri timorosi di Dio: non ritenendosi degni di alcuna cosa per piccola che sia (p.72).


La seconda opera è quella che umilia i superbi nei pensieri del loro cuore. Questi sono come i giudei del tempo di Gesù: "Questi dotti... pregano molto, fanno molti digiuni, predicano e studiano molto, celebrano pure la messa, tengono il capo in atteggiamento umile e non portano vesti preziose... Costoro sono gli uomini più velenosi e nocivi della terra; la superbia del loro cuore è abissale, diabolica e chiusa ad ogni consiglio" . Lutero li confronta con i ricchi e i potenti: "I ricchi distruggono la verità in se stessi, i potenti la allontanano dagli altri, ma i dotti la estinguono totalmente in se stessa e la sostituiscono con l’opinione del loro cuore, cosicché la verità non può più risorgere" (p.78).


La terza opera è giudicare i potenti: "Si noti bene che Maria non dice che Egli frantuma i troni, ma ne trae giù i potenti; non dice che lascia gli umili quaggiù, ma che li innalza. Infatti, finché esiste il mondo, è necessario che vi siano autorità, governo, potere e troni. Ma Egli non tollera a lungo che se ne servano in modo malvagio e offensivo per Dio, col fine di fare torto e violenza ai giusti... anziché farne uso con timor di Dio a sua lode... essi rappresentano l’orgoglio e l’arroganza di chi fa a meno di Dio." (p.81).

I commenti di Lutero sulle ultime opere (vv.52-53) sono molto brevi. La quarta opera è innalzare gli umili, coloro cioè che nel mondo non contano e sono assolutamente nulla. La quinta e la sesta opera riguardano la sorte dei poveri e dei ricchi: il Signore ricolma di beni gli affamati e priva i ricchi di ogni cosa.


Dopo aver cantato le opere di Dio in lei e in tutti gli uomini, Maria conclude il Magnificat con: "L’opera più grande di tutte le opere divine, cioè l’incarnazione del Figlio di Dio... avvenuta non solo per il suo bene, ma per quello di tutto Israele". Per Israele, Lutero si riferisce: "Solo a quello che serve Dio... Nessuno serve Dio se non chi permette che egli sia il suo Dio e compia in lui le sue opere" (p.90). Chiarisce che il vero "sevizio divino" non ha nulla a che fare con una vuota e sterile liturgia, non consiste: "Nel suono delle campane.. al salmeggiamento nelle chiese.. ai calici e ostensori.. alle immagini, alle processioni e all'andare in chiesa, al balbettare e contare paternostri.." (p.90).


Non evita di fare un autocritica verso la sua chiesa: "Noi cantiamo ogni giorno il Magnificat ad alta voce e passiamo sempre più sotto silenzio il suo valore e significato .. Dio non ha comandato nulla di ciò e perciò, senza alcun dubbio, non se ne compiace. Ora l'incarnazione di Cristo va a beneficio di quell'Israele che serve Dio.. per amore del quale si è fatto anche uomo per redimerlo dal potere di Satana, del peccato e della morte.. e per condurlo alla giustizia, alla vita eterna.. Questo significa accogliere il canto di Maria" (p.91).  


Questa è la giusta conclusione del commento di Lutero. La sola gloria di Maria è che il Signore "ha guardato alla bassezza della sua serva" (Lc 1,48), questo indica il più grande capovolgimento dei valori che opera il Vangelo (vv.51-53). La vera sapienza è di sapere di non avere e di non essere nulla, di ricevere tutto dalla grazia immeritata del Signore. I tanti "ammiratori" di Maria di Nazaret le fanno un cattivo servizio, lei non ha mai voluto essere innalzata, ma solo imitata. Il suo cantico non ha mai avuto lo scopo di glorificare Maria, ma di proclamate che Cristo è il Signore e Salvatore. Secondo le sue parole, questo basta a "renderla beata", non ha bisogno d'altro. 


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