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Papa Francesco e gli anelli concentrici dell’unità

A conclusione della Settimana ecumenica dell’unità dei cristiani (cui aderiscono la Chiesa cattolica romana e il Consiglio Ecumenico delle Chiese), anche quest’anno a Roma si è tenuto l’incontro presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura con l’omelia del Papa. Non potendo intervenire personalmente causa fastidiosa sciatalgia, l’omelia è stata letta dal card. Koch, presidente del Pontificio Consiglio dell’unità dei cristiani. 

Prendendo spunto dal testo di Giovanni 15,9 (“Rimanete nel mio amore”) e dalla più ampia pericope della vite e i tralci, Francesco ha spiegato che l’unità ha più livelli ed è costituita da “tre anelli concentrici”: il primo è rimanere in Gesù, il secondo è l’unità con i cristiani, il terzo abbraccia l’umanità intera. Al primo è anello corrisponde “la nostra integrità personale” e l’intimità col Signore: non si capisce se quel noi riguardi tutti i cristiani o una parte di essi, magari i cattolici romani. L’ambiguità nasce perché il Papa parla anche di un secondo cerchio che coinvolge tutti i cristiani in quanto “battezzati”. Secondo l’omelia, anche se non appartengono alla stessa comunione, appartengono a Cristo e pertanto sono uniti. Questa specificazione del secondo cerchio di unità avvalora l’idea che al primo cerchio, il più intimo e profondo (“rimanere in Gesù”), non appartengono tutti, ma solo alcuni.

Il terzo cerchio riguarda tutta l’umanità intera: “lo Spirito soffia dove vuole e ovunque vuole ricondurre all’unità”. Il Papa parla di unità e di azione dello Spirito, ma non di “buona notizia” (incarnazione, ministero, passione, morte, resurrezione, ritorno di Gesù Cristo) per la salvezza dei credenti. Sembra che lo Spirito voglia l’unità di tutti e tutto indipendente dalla missione del Padre e dall’opera del Figlio, biblicamente intese.

Dunque, per il Papa ci sono tre cerchi concentrici di unità. A ben vedere, questa rappresentazione dell’unità rispecchia quella del Vaticano II (1962-1965). In effetti, il Concilio ha immaginato l’unità avendo come metafora di riferimento una serie di cerchi concentrici. Al nucleo centrare c’è la chiesa romana in cui la chiesa di Cristo “sussiste” (Lumen Gentium 8) in quanto dotata della pienezza sacramentale e della struttura di governo petrina (papale) e a cui i cattolici sono “incorporati” (Lumen Gentium 11, 14, 31). Ai cerchi più esterni appartengono gli altri cristiani non cattolici che sono “congiunti” (Lumen Gentium 15) tra loro e con i cattolici. E’ una forma di unità meno densa, ma pur tuttavia reale. A cerchi più distanti dal centro, ma pur sempre rotanti nello stesso sistema, sono collocati tutti gli altri uomini e donne, indipendentemente dal credo. L’umanità intera, credente o diversamente credente o non credente, è comunque “ordinata” al popolo di Dio (Lumen Gentium 16) così da non essere esclusa dalla grazia, quindi dall’unità. E’ un tema caro a papa Francesco al punto da avergli dedicato l’ultima sua enciclica: “Fratelli tutti” (2020).

L’omelia di Francesco ha senso avendo sullo sfondo il Vaticano II: una concezione dell’unità “gradualista” in cui i cattolici godono della massima intensità del beneficio della grazia; i non cattolici di un’unità “minore” anche se reale in quanto basata sul battesimo; tutta l’umanità rientra comunque in un’unità rarefatta, ma pur sempre già esistente tra tutti gli esseri umani. E’ la cattolicità dell’unità della Chiesa di Roma. Non più escludente gli “eretici”, i “pagani”, gli “scomunicati”, ma abbracciando tutti in quanto già incorporati o congiunti o comunque ordinati al popolo di Dio.

Sia detto chiaramente: l’unità cristiana è altra cosa da quella di cui parla il papa. Poco più avanti, infatti, nel vangelo di Giovanni (cap. 17), Gesù prega per l’unità di quelli che hanno “ricevuto” e hanno “creduto” nelle sue parole (17,8 e 20). “Io prego per loro” (17,9), dice Gesù. Gesù prega per questi: per i credenti. Non prega per tutti affinché siano uno: prega per i credenti, per coloro che sono stati dati dal Padre e per cui Gesù è morto e risorto. Loro – i credenti – sono uniti in Cristo e grazie a Cristo. L’unità di cui parla il papa sarà “ecumenica” o “universale”, ma è altro rispetto all’unità cristiana che deve stare a cuore di tutte le figlie e i figli di Dio. 


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