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Perché interessarsi alla formazione dei leader? Tre spunti da Tim Keller

Identificare, reclutare, allenare, formare, incoraggiare, sostenere, rafforzare e amare i leader cristiani. Questa è l’esigenza che Tim Keller ha sentito in modo impellente negli scorsi due anni e di  cui parla in un articolo appena uscito su Snapshot (Spring 2022). Con un cancro all’ultimo stadio, il pastore emerito della chiesa Redeemer di New York pensa che la formazione di leader sia l’area in cui sente di dover investire maggiormente e per diverse ragioni. 

La prima è la dolorosa e triste constatazione del fallimento di moltissimi leader evangelici che nell’ultimo decennio ha devastato l’evangelicalismo in Usa e non solo. Secondo Keller, il fallimento di questi leader ha danneggiato in modo grave la chiesa e il ministero dell’annuncio della Parola. In alcuni casi queste conseguenze nefaste avrebbero potuto essere evitate con la formazione, il sostegno e la condivisione di responsabilità di chi era in posizioni di guida. Conduttori auto-formati e auto-referenziali sono diventati preda di comportamenti abusivi sulle persone e lesivi della buona testimonianza dell’evangelo. Di fronte agli scandali e alle malefatte, leader più formati sarebbero stati meno a rischio.

In secondo luogo, tramite l’esperienza accumulata nella rete City to City (CtC; un movimento che incoraggia la fondazione di chiese nelle principali città del mondo e di cui Keller è stato l’ispiratore), è diventato evidente che il modo per raggiungere le città con il vangelo è quello di avere leader formati e maturi. Non sono tanto e solo i numeri in senso quantitativo, ma è più la qualità spirituale dei leader che è un fattore di stabilità e di crescita della chiesa. Si tratta di responsabili che mentre sono radicati nel contesto in cui vivono, allo stesso tempo sono in grado di interagire con altri leader di altre parti del mondo o di altre città. Sanno “leggere” spiritualmente la loro realtà e sono pronti ad ascoltare letture diverse senza sentirsi minacciati. Con la pandemia, mentre diminuivano le occasioni di incontro in presenza, si sono allargate a dismisura le riunioni on-line. Formare guide che abitano le città ed i territori in cui avvengono fondazioni di chiese è fondamentale affinché questi progetti possano diventare sostenibili a lungo termine. Inoltre, promuovere reti di amicizie e di collaborazioni internazionali crea dinamiche proficue per tutti coloro che sono chiamati a svolgere un ruolo di responsabilità nella chiesa. 

Infine, la terza ragione per concentrarsi sui leader, secondo Keller, è di natura squisitamente biblica. La Bibbia è chiara nell’affermare che la chiesa deve essere guidata da leader autorevoli (Ebrei 13,7, 17, 24) e contemporaneamente votati al servizio (Matteo 20,26). Paolo parla di “amministratori” (1 Corinzi 4,1; 9,17) che sono sia servi sotto un padrone che responsabili di altri servi della casa. Una guida cristiana ha il compito di combinare questi due aspetti e di restare equilibrata nel ministero affidatogli. La Parola non solo dà queste indicazioni, ma fornisce anche l’esempio supremo a cui guardare. Poiché Gesù, da capo supremo si è fatto servo per noi, possiamo imparare da lui un modello di leadership perfetto ed infallibile a cui tendere tramite la sua grazia. 

Il mondo ha bisogno di leader che si formino guardando alla croce di Cristo dove apprendere che si è peccatori e bisognosi della guida dello Spirito, ma anche che per grazia si è già perdonati e che si ha il plauso di Dio per procedere in un ministero difficile. 

Leggendo l’articolo di Keller non si può non pensare alla formazione dei leader evangelici in Italia. Come si formano i leader da noi? Chi sono i nostri leader? Quali percorsi formativi, ecclesiali, culturali sono promossi? Quali reti esistono affinché non si viva in solitudine ed autoreferenzialità la propria vocazione? Insomma, chi ha a cuore la formazione dei leader?


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