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Pio, il cane evangelista di Porta Pia

Il cane è il miglior amico dell’uomo! Basti pensare al mondo del cinema, per esempio, per ricordare le gesta di molti amici a 4 zampe: dal pastore tedesco “Rin tin tin” nel vecchio west, al collie “Lessie” che ha appassionato tanti giovani con le sue avventure. Sempre nei primi anni del Novecento il famoso “Bell”, un pastore dei Pirenei, aiutava tanti ebrei a scappare in Svizzera dalla Francia occupata dai nazisti e il cane poliziotto “Rex” che con il suo fiuto stanava i malviventi nella Vienna degli anni Novanta. I più giovani ricorderanno invece “Hachiko”, un cane di razza Akita, che insieme a Richard Gere ha fatto commuovere milioni di persone. 

Cinema a parte, gli animali a quattro zampe sono da sempre compagni dell’uomo nelle attività più diverse. Il mio amico Clay direbbe che il suo eroe è l’amato Ciccio, un bellissimo Shih Tzu che da anni è parte della sua famiglia. I cani possono essere la compagnia perfetta per chi è solo, possono guidare e accompagnare chi è non vedente, oltre che essere dei deterrenti per i ladri, aiutanti delle forze di polizia oltre che essere abili nuotatori. Essi svolgono tante attività al servizio dell’uomo. 

Nel corso della storia però, ancor prima dei tanti citati personaggi canini televisivi, c’è stato un evento unico che ha visto come attore principale un cane. Attraverso la sua forza e agilità il cane per la prima volta venne utilizzato a sostegno della diffusione dell’Evangelo nell’Italia di fine Ottocento. Ne parla Mario Cignoni nel suo saggio “Il cane con le Bibbie a Porta Pia nel 1870” (2020), in cui racconta in poche pagine la storia di Pio, cane evangelista, che entrò a Roma trainando un carretto pieno di Bibbie.

Il 1870, e precisamente il 20 settembre, è una data ricordata in modo particolare dagli evangelici, in cui i bersaglieri fecero breccia nelle mura di Roma rendendola libera dallo Stato Pontificio e in cui per la prima volta le prime Bibbia nella traduzione Diodati entrarono a Roma e divennero accessibili a tutti. 

Andando oltre le ipotesi di chi furono i colportori che per primi entrarono a Roma, una cosa certa è che chiunque fossero, erano accompagnati da un grosso e possente cane, con molte probabilità in pastore maremmano abruzzese di nome Pio il quale entra di diritto nella storia dell’evangelismo italiano. Il cane di Porta Pia viene citato anche in diverse testate giornalistiche evangeliche del tempo. Si tratta di un cane, grosso e bianco, amabile con i bambini, che faceva compagnia nel deposito-negozio di Via del Corso nel 1872, sede della Società Biblica del tempo, oltre che essere sdraiato sotto il pulpito durante i culti della chiesa di Ponte Sant’Angelo nel 1876. 

Il cane di Porta Pia non ebbe sempre una buona stampa. Infatti, Cignoni ricorda che don Margotti, giornalista ed esponente di punta del cattolicesimo intransigente e conservatore, nel descrivere gli eventi che portarono alla breccia di Porta Pia, etichettò il cane dei colportori come “il cane dell’eresia”.

In ogni caso, Pio trasportava le Bibbie, la verità dell’evangelo. Nonostante il suo breve momento di gloria, Pio mostra che Dio si serve di tutto e di tutti, anche dei cani, per eseguire il suo disegno di estendere a tutto il mondo il messaggio della libertà in Gesù Cristo. Nel corso della storia biblica, Dio si è usato di pecore, di asini, di colombi, di leoni, di galli … insomma di molti animali. Mancava un cane e Pio ha colmato la lacuna.


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