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Predicare al cuore. La lezione di Tim Keller al Laboratorio della predicazione

Uno dei modi per maturare come predicatori è ascoltare la lezione di uomini di Dio del passato e del presente, cercando di imitarne la fede e di contestualizzare le cose imparate nel nostro ministero. Questa è la ragione per cui al Laboratorio della predicazione dell’IFED ogni anno almeno una sessione è dedicata al confronto con la figura di un predicatore vicino o remoto: un padre antico o medievale, un riformatore, un puritano, un predicatore moderno, ecc. Il punto non è fare l’agiografia, ma esercitare discernimento evangelico sapendo che la fede è storica. Anche la predicazione non accade nel vuoto ma ha una lunga schiera di testimoni che l’hanno praticata più o meno fedelmente, più o meno efficacemente.


Quest’anno al Laboratorio della predicazione (11-13 luglio) si è presa come figura di riferimento quella di Timothy Keller e, in particolare, il suo libro Preaching. Communicating Faith in an Age of Scepticism, London, Hodder & Stoughton 2015.


L’importanza di Tim Keller (1950-2023) per l’evangelicalismo mondiale nei primi due decenni del XXI secolo non è da sottovalutare. Pastore, predicatore, pensatore, apologeta, scrittore prolifico (Ragioni per Dio, Il Dio prodigo, Chiesa al centro, Idoli e inganni, Making sense of God e, appunto, Preaching), Keller è stato un evangelico tra i più influenti nello scenario globale.


Sicuramente, la predicazione è stata al centro del suo ministero a New York e nel mondo. I movimenti di crescita della chiesa precedenti non avevano una simile considerazione della predicazione. Il Church Growth Movement di McGavran sosteneva l’importanza delle “unità omogenee”: la chiesa sarebbe cresciuta con un meccanismo di assimilazione di simili. La crescita “sensibile alla persona in ricerca” (seeker-sensitive, modello Willow Creek) riteneva che la chiesa dovesse modellarsi sulle aspettative delle persone in ricerca. In entrambe queste proposte, la predicazione era periferica e al servizio di criteri esterni: l’omogeneità dei partecipanti agli incontri e l’adeguamento agli ascoltatori.


Keller non ha ricette per la vita della chiesa che non prevedono la centralità della predicazione e la vita “ordinaria” della chiesa. Il suo accento e la sua enfasi non sono tanto sulla teologia esegetica o biblica (Keller non è stato un biblista o un accademico di professione), quanto sull’apologetica: la sua lezione ha al centro la preoccupazione di predicare nel mondo tardo-moderno e al mondo tardo-moderno, combinando fedeltà alla storia biblica e attenzione al contesto. Per Keller il predicatore si trova a collegare tre lati:


  • Testo: il messaggio della Bibbia

  • Contesto: il mondo degli ascoltatori

  • Sottotesto: il nostro cuore (messaggio sotto/dentro il messaggio)


Uno dei contributi più importanti che Keller ha lasciato alla chiesa evangelica è l’attenzione al cuore: la predicazione deve mirare al cuore delle persone. È necessario predicare fedelmente rispetto al testo biblico, ma quanta attenzione viene posta dal predicatore all'obbiettivo di raggiungere gli ascoltatori, non solo le loro menti o le emozioni, ma il loro cuore? Il cuore racchiude tutta la persona e la predicazione deve puntare proprio al cuore. 


Prendendo come spunto biblico quello di Atti 2,37 e come modello storico quello dell’omiletica di Jonathan Edwards (1703-1758), Keller incoraggia a preparare i sermoni e a predicarli tenendo insieme pensiero-azione-emozioni propri e degli altri, rigettando ogni dualismo tra testa e cuore.


Per fare questo, invita a considerare sei fattori che aiutano a capire se e come stiamo predicando al cuore. Essi possono essere riassunti in sei avverbi:


  • Affettivamente/appassionatamente: toccando i sentimenti religiosi di cui ha parlato Jonathan Edwards, I sentimenti religiosi [1746], Caltanissetta, Alfa&Omega 2003. Deve essere chiaro che il tuo cuore sia stato raggiunto dalla verità del testo. Deve essere evidente che tu sia stato umiliato, ferito e guarito, confortato ed esaltato dalle verità che stai presentando e che esse hanno avuto un impatto su di te. Altrimenti sarai cerebrale o emotivo, ma non toccherai il cuore.


  • Immaginativamente: connettendo una verità spirituale alla memoria di una storia o esperienza, in modo da coinvolgere il cuore. Per Edwards si tratta di collegare logicamente ed esperienzialmente il sermone, rappresentando la realtà spirituale quasi avesse una tangibilità fisica.


  • “Meravigliosamente” (con meraviglia, destando meraviglia): evocando la meraviglia a cui accenna Esodo 34,29-35 e 2 Corinzi 3,13. La comunicazione piatta, distaccata, formalistica non aiuta a raggiungere il cuore.


  • Memorabilmente: usando in modo eccellente la lingua, cioè in modo accattivante, interessante, stimolante. Coltiva la retorica imparando nuove parole e la modalità della comunicazione orale all’interno del contesto culturale specifico.


  • Cristocentricamente: predicando Cristo da ogni genere letterario o sezione della Bibbia; predicando Cristo da ogni tema della Bibbia (es. regno, alleanza, esilio, presenza/adorazione di Dio, riposo/sabato, giustizia/giudizio); predicando Cristo da ogni figura della Bibbia (es. Adamo, Abele, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Giobbe, Davide, Ester, Giona); predicando Cristo da ogni immagine della Bibbia (es. tipi, serpente di rame, sacrifici, circoncisione, agnello); predicando Cristo da ogni storia di liberazione (es. Davide e Golia). La predicazione cristocentrica non conclude dicendo: “vivi in questo modo”, ma “non puoi vivere così, nessuno di noi può. Ma c’è Uno che lo ha fatto e grazie alla fede in Lui tu puoi iniziare a vivere così”.


  • Praticamente: diversificando l’interlocutore, rivolgendoti al credente e al non-credente. Leggi molto e in modo vario, incontra le persone e dialoga con tutti. Mentre ti prepari, immagina di parlare a persone diverse, fai domande dirette, invita all’esame di sé, usa molte forme di applicazione, sii emotivamente intelligente e all’erta.


La predicazione al cuore è una delle lezioni specifiche del ministero di Tim Keller su cui vale la pena soffermarsi ed impegnarsi per crescere come uomini della Parola.


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