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Senza festa di nozze, niente matrimonio? Un’intervista a Linda Acunto

Forbes, il celebre bisettimanale statunitense di economia, ben noto per via delle sue liste e classifiche, ha intervistato la fotografa Linda Acunto, credente evangelica e collaboratrice di Loci Communes. L’articolo riguarda il grande mercato italiano che ruota intorno all’industria del settore matrimoniale e ai danni subiti dalla pandemia.

A parlare sono gestori di ville per eventi, stilisti di abiti da sposa, industriali del settore del tessile e fotografi, che sono comunque una piccola parte di coloro che hanno risentito delle restrizioni sulle celebrazioni delle nozze. Come si legge nell’articolo, infatti, in Italia c’è un grande mercato ed una lunga tradizione legata alla festa di nozze. È un settore che muove ogni anno milioni di euro, dal quale sono attratti anche molti stranieri che scelgono di festeggiare il matrimonio proprio nel nostro Paese amandone i paesaggi e la cultura.

La pandemia ha messo in ginocchio questo settore limitando la possibilità di viaggiare, di accedere ai ristoranti, di organizzare eventi che prevedano assembramenti e costringendo i governi ad imporre molte altre limitazioni che in un modo o in un altro hanno influito su quelle che erano le tradizioni legate all’evento delle nozze.

È indubbio che non si può non essere solidali con coloro che hanno perso il lavoro o lo hanno visto drasticamente diminuire, con coloro che hanno dovuto pendere decisioni difficili legate alla propria impresa e con coloro che forse non riusciranno a riprendere le loro attività dopo la pandemia. Tuttavia, la riflessione proposta da Linda Acunto in questa intervista cambia la prospettiva sulla questione.

Molti lavoratori del settore hanno infatti dichiarato che sono speranzosi nel fatto che quasi tutte le coppie che avevano programmato il loro matrimonio a cavallo tra il 2020 e il 2021 hanno rimandato le nozze dando quindi la possibilità a ristoratori, fotografi, fiorai e chi più ne ha più ne metta, di recuperare o quantomeno di poter andare avanti economicamente più tranquilli nel prossimo futuro. Come scrive Reid Karr, in un precedente articolo su Loci Communes però, questa scelta cela in realtà una distorsione che vede sempre più il concetto di matrimonio essere sovrapposto a quello della festa di nozze, dimostrando che il matrimonio in sé, inteso come il patto in cui un uomo e una donna si uniscono diventando una stessa carne dopo aver fatto una pubblica promessa davanti a Dio, è una realtà sempre più diluita ed indebolita dalla preminenza di aspetti importanti ma secondari.

Linda, che da anni fotografa le nozze di molte coppie in giro per l’Italia, nonostante abbia visto il suo lavoro provato dalla pandemia e dalle restrizioni, ha approfondito con noi l’intervista e ha ribadito il punto centrale di questo articolo. Secondo lei infatti, nella nostra cultura, qualcosa è andato storto poiché non sono i matrimoni ad essere vietati, ma i ricevimenti e le feste: il che non è esattamente la stessa cosa. Nonostante questo, ci sono coppie che chiedono al governo il via libera per il loro matrimonio, intendendo la possibilità di festeggiare le nozze secondo tradizione. Afferma inoltre che nonostante sia legittimo e importante per due fidanzati condividere il giorno del matrimonio con i propri cari, non è la festa in sé a rendere questo patto più importante, né tantomeno gli conferisce maggiore validità. Perciò, pur andando contro corrente e contro i suoi stessi interessi, dice che le storie di matrimonio che le piacerebbe raccontare attraverso i suoi scatti sono quelle che non dipendono dalle restrizioni causate dal coronavirus.

“Sono una fotografa, ma anche il mio lavoro è influenzato e plasmato dalla mia identità di persona credente nel Dio rivelato nella Bibbia ed è lì che possiamo ricercare quale sia l’essenza vera del matrimonio. Le immagini che mi piacerebbe stampare su carta raccontano dell’unione di una coppia, di un patto tra due persone e per ricevere queste immagini non c’è bisogno di aspettare le decisioni di un governo che riguarderanno solo una minima e secondaria parte del matrimonio. L’anno appena trascorso avrebbe dovuto farci profondamente riflettere su cosa sia davvero il matrimonio”.

Le sue parole sono un esempio di come il Vangelo può trasformare ogni prospettiva ri-orientando anche le vocazioni lavorative sotto logiche diverse da quelle prettamente economiche, riportando al centro la Parola di Dio. Anche il lavoro, vissuto sotto la sovranità di Dio, può essere una grande opportunità per una testimonianza integra, contro-culturale ed impattante affinché sempre più persone scoprano la ricchezza del Vangelo che è in grado di farci sostenere con gioia le prove della vita.


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