Speranza per la Capitale?
“Roma rischia di morire” (2017) è il titolo di un toccante articolo sul declino di Roma. La “città eterna” è diventata e sta diventando una città dagli standard medio-orientali. L'autore è Sabino Cassese, giudice costituzionale, giurista di fama internazionale, assennato intellettuale italiano. Di fronte al declino di Roma, da lui definita città dagli standard medio-orientali (alla stregua di Beirut, Cairo, Amman) quanto a servizi e sistema città, Cassese propone un piano in tre punti che riassumo così: 1. nuovi soldi; 2. nuove leggi; 3. nuovi amministratori.
E' la classica risposta umanistica al problema di Roma. Se solo avessimo più soldi, nuove leggi e sindaci capaci, allora Roma si risolleverebbe. E' una lettura onesta nell'analisi ma miope nella ricetta. Non tiene conto che Roma ha già avuto camionate di soldi, leggi speciali (da ultimo: Roma Capitale) e amministratori di tutti i colori politici (rossi, neri, bianchi, grigi e ora pentastellati). Senza risultati apprezzabili. Perchè?
Perchè il problema è profondamente spirituale e solo secondariamente politico, amministrativo, sociale, legislativo, ecc. E' da 15 secoli che Roma è stata plasmata da una cultura religiosa fondata su un vangelo camuffato e gestita da una chiesa arrogante che non ha fatto crescere la responsabilità personale e civica, ha creato un sistema opaco basato su furbizie e conoscenze, ha promosso una cultura del condono ciclico, non ha costruito un senso del bene comune. Questo è il cancro di Roma che ha generato gli idoli di Roma (la pax romana, la ecclesia catholica, il palazzo, la dolce vita). Se non si va ad intaccare questo blocco religioso-culturale, potrai avere miliardi di euro da spendere, avere le leggi migliori e gli amministratori più capaci, ma non cambierà molto.
Purtroppo, anche le migliori intelligenze italiane non hanno la luce per vedere questo semplice dato e, pur proponendo analisi profonde, brancolano nel buio quanto alle possibili soluzioni.
La nostra responsabilità come chiese evangeliche è di amare la città di Roma e di impegnarci per il suo bene. Sappiamo però che solo l'evangelo di Cristo potrà scuotere la città cambiando in profondità la cultura. Cambiando la ricetta di Cassese, si potrebbe dire che Roma ha bisogno di tre cose:
più chiese fedeli all'evangelo e disseminate in tutta la città;
più persone pronte a vivere l'evangelo integralmente e a rischiare;
più luoghi di pensiero e di formazione dove ripensare radicalmente tutto alla luce dell'evangelo per rifondare la vita su basi diverse: quelle di Dio e della sua Parola.
Questa è la vera ricetta per fermare il declino e per sognare una riforma.