Stottiana (II). Come un pastore senior vede la chiesa
Dopo quasi 50 anni di servizio nella chiesa, che idea si è fatto un pastore della chiesa? Cogliendo l’occasione del suo pensionamento dal pastorato attivo e il ritiro dall’attività pubblica (2007), John Stott ha scritto un libro: The Living Church. Convictions of a Lifelong Pastor, Leicester, IVP 2007.
Questo libro è una specie di compendio alla biografia spirituale di Stott. Pastore anglicano di All Souls a Londra, predicatore di fama internazionale, autore prolifico, leader evangelicale che ha segnato il movimento evangelico del secondo dopoguerra … nel libro c’è tutto Stott: chiarezza espositiva, lucidità di pensiero, ampiezza di vedute, radicalità di convinzioni, irenismo di stile. Tra tutti i profili vocazionali, Stott ha scelto quello che più gli si addice meglio e che riassume gli altri: il pastore da una vita.
Nel discorso di Stott, “chiesa” ha una referenza molto evangelicale. Non si tratta di una denominazione o di una struttura ecclesiastica, ma del popolo di Dio che taglia trasversalmente le chiese. Molta enfasi è posta sulla vita della chiesa locale, anche se altrettanto forte è il richiamo alla mondialità della chiesa per evitare i provincialismi. Questa concezione si sposa anche con la provenienza anglicana dell’A. la cui “comprehensiveness” (a volta eccessiva anche in ottica evangelicale) è chiaramente presente. Stott ha delle intuizioni profonde sulla natura della chiesa, anche se non è sempre chiaro come la radicalità di certi convincimenti sulla fede cristiana si sposi con l’indeterminatezza della chiesa intesa come luogo che accoglie tutti e in cui coesitono membri credenti e membri non credenti.
I temi trattati sono gli elementi essenziali della chiesa (secondo Atti 2,42), l’adorazione, l’evangelizzazione, il ministero, la comunione, la predicazione, la liberalità, l’impatto socio-culturale. Per ognuno di questi capitoli, Stott fornisce della chiavi di lettura molto stimolanti, tanto sintetiche quanto ben esposte. Ogni pastore che volesse leggere questo libro lo troverebbe utile per fare il punto della situazione sul proprio ministero pastorale.
Il volume è arricchito da tre appendici storiche: la prima sulle ragioni che hanno spinto Stott a rimanere nella chiesa anglicana (lo scontro con Lloyd-Jones del 1966 è stato lo spunto a scriverla); un “sogno” per la chiesa di All Souls esposto nel 1974 (i pastori hanno dei “sogni” per le loro chiese?); riflessioni pastorali sparse di un ottuagenario (a 80 anni suonati, quanti anziani e pastori hanno la lucidità di pensare in termini ancora freschi e lungimiranti?). Il libro non desta sorprese per chi già conosce Stott, ma è un biglietto da visita spirituale nel quale si può riconoscere un uomo che ha contribuito a dare un’anima all’evangelicalismo contemporaneo.