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Strano mondo il nostro (III). La morale è morta

Se uno degli elementi dell’“io” contemporaneo, cioè che i nostri sentimenti interni definiscono la nostra identità, trova radici nelle opere di Rousseau e dei Romantici, è evidente che il viaggio nella storia del pensiero proposto da Carl Trueman nel libro Strange New World. How Thinkers and Activists Redefined Identity and Sparked the Sexual Revolution (2022), non si può fermare qui.

Il passo successivo, infatti, ci porta a cercare le ragioni per cui la sensibilità contemporanea, sebbene accetti l’esistenza di un mix di fenomeni biologici chiamati “natura umana”, allo stesso tempo riesca a eliminare ogni implicazione morale da essa. L’idea che i codici morali siano intrinsecamente oppressivi ha radici profonde soprattutto in due figure del diciannovesimo secolo: Karl Marx e Friedrich Nietzsche. 

Karl Marx sviluppò la sua filosofia in contrasto con l’influenza di Hegel che era dominante al suo tempo. Il pensiero di Hegel è decisamente complicato, ma volendolo semplificare al massimo potremmo dire che il nocciolo consiste nell’idea che l’autocoscienza umana, cioè quello che le persone pensano di sé stesse e del mondo che le circonda, cambia nel corso del tempo, migliora e si realizza attraverso il processo storico: il processo dello Spirito. Lo Spirito per Hegel non è l'entità trascendente coincidente con il divino, né l'aspetto psicologico o mentale dell'uomo, ma rappresenta tutto ciò che nasce dalle relazioni tra gli uomini nella società e nella storia. 

Marx rigetta l’idealismo hegeliano e sviluppa un pensiero definito “materialista”. Marx nega l’esistenza di una realtà trascendente, sia che la si faccia coincidere con il Dio cristiano che con un qualche Spirito del tempo, e afferma che le relazioni che hanno maggiore impatto sulle coscienze e sulle identità sono quelle economiche. Il mondo, le società e le persone cambiano e si trasformano solo in base alle condizioni economiche che regolano tutta l’esistenza. Partendo da questo presupposto, la filosofia marxista rende politiche tutte le forme di comunità umana in quanto regolate da relazioni economiche. 

Queste relazioni ovviamente non sono eque e le condizioni dei più sono determinate dallo sfruttamento del loro lavoro e dall’alienazione prodotta dall’impossibilità di possedere e disporre dei prodotti del proprio lavoro. Sta qui, per Marx, la spiegazione all’esistenza delle religioni e del pensiero trascendente: il bisogno, per i ricchi di mantenere un ordine sociale che imponga una rigida morale che impedisce disordini, e per le masse, il bisogno di rispondere all’alienazione psicologica con una speranza in una fede fasulla. Il marxismo quindi ha gettato le basi per il pensiero che oggi domina nella cultura occidentale: la religione è per i deboli, sostituisce lacune intellettuali ed è un sistema di oppressione. 

A caratterizzare la seconda metà dell’800 ci fu anche il pensiero di Friedrich Nietzsche, la cui filosofia si allontanava diametralmente da quella di Marx, ma che con lui condivideva il pensiero che la religione non avesse motivo di esistere dopo che il pensiero illuminista aveva demolito la fede cristiana. Se “Dio è morto”, solo l’uomo folle può continuare a cercarlo e a presupporre che la vita sociale si debba svolgere secondo dettami morali che ne presuppongono l’esistenza. La morale è quindi un sistema manipolativo ed oppressivo da cui liberarsi. L’uomo, non più immagine di Dio, ha bisogno di auto-crearsi, cercare la propria strada senza conformarsi a nessuno standard.

Oggigiorno il pensiero di Nietzsche è un’intuizione culturale. L’“autodeterminazione” è sulla bocca di tutti e la morale imposta è sentita come offensiva e lesiva della libertà individuale. Ad incarnare il modello del “Superuomo” proposto da Nietzsche, cioè l’individuo capace di essere uno spirito libero, intellettuale e allo stesso tempo pieno di iniziativa fu Oscar Wilde. Ribelle, sprezzante, trasgressivo, credette di fare della sua vita un’opera d’arte: di crearsi, appunto, da sé sfuggendo alla morale della sua epoca.

Questi tre uomini hanno contribuito a scardinare l’idea dell’esistenza di una morale intrinseca alla natura umana. L’essere umano è semplicemente un agente pensante che definisce e ridefinisce le regole morali in base al contesto e ad i suoi bisogni. L’idea dell’autocreazione e dell’espressione di sé è arrivata dritta nella cultura contemporanea rinforzata dalla possibilità, ad esempio, di vivere la propria vita come una performance artistica continua tramite i social in cui esporsi ed esporre il proprio modo di vivere presumendo la validità della propria esperienza in quanto slegata da codici morali prestabiliti. Ovviamente la sessualità è la principale protagonista di questa presunzione di libertà ed autodeterminazione ed è sulla sessualità che dovrà concentrarsi la nostra attenzione.

(continua)

Della stessa serie:
“Strano mondo il nostro (I). Un vocabolario vecchio e nuovo”
“Strano mondo il nostro (II). Tutt’un’idea romantica”


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