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Sulle orme dell’apostolo Paolo in Italia (I). Siracusa: scontro di visioni del mondo

Otto secoli prima di Cristo, alcuni marinai di Corinto sbarcarono su una piccola isola vicino alla costa sudorientale della Sicilia, chiamata Ortigia. Il loro arrivo nell’odierna Siracusa segnò l’inizio della colonizzazione greca in Sicilia e nell’Italia meridionale. Più di ottocento anni dopo, tre decenni dopo la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, un’altra nave diretta verso Roma, con sopra un prigioniero, attraccò nel porto della città. Questo prigioniero non era altro che l’apostolo Paolo, un uomo che con le sue missioni e i suoi scritti avrebbe trasformato l’intera cultura del continente europeo in una delle più ricche della storia.

Siracusa, luogo di inizi importanti, è oggi anche una delle più famose destinazioni turistiche della Sicilia. L’isola di Ortigia, dove si trova il centro storico, è oggi raggiungibile dalla terraferma siciliana grazie a due ponti. Lo storico cattolico Giuseppe Maria Capodieci scrisse nell’Ottocento che la tribù degli Etoli fu la prima a raggiungere Ortigia 320 anni dopo il diluvio genesiaco, precisamente nel 2028 a.C.[1] I coloni corinzi presero il controllo dell’isola più di un millennio dopo e iniziarono a costruire nel 758 a. C. quella che diverrà la città di Siracusa. Le numerose rovine di templi greci ancora visibili a Ortigia sono testimonianze del mezzo millennio di dominio greco, che si concluse nel 212 a.C., quando il console romano Marco Claudio Marcello prese il controllo anche di quest’ultimo lembo di terreno.[2] Grazie alla sua posizione strategica lungo il Mar Mediterraneo, Siracusa era altresì un importante porto in epoca sia greca sia romana.

Anche se la sua permanenza a Siracusa durò solo pochi giorni, diversi punti di riferimento ricordano il passaggio di Paolo, il più famoso dei quali è la statua posta di fronte alla cattedrale della città. Tuttavia, il luogo che visiteremo è una chiesa più piccola dedicata all’apostolo e che si trova a soli 500 metri a nord della cattedrale. Come molti altri edifici di Ortigia, la Chiesa di San Paolo Apostolo[3] è stata ricostruita in stile barocco nel Settecento, dopo il disastroso terremoto del 1693.[4] Ciononostante, questa chiesa rimane una delle più antiche della città. Ma cosa può dirci su ciò che Paolo fece a Siracusa?

Oltre alla Bibbia, non esistono documenti storici che ci possano aiutare a capire se Paolo fece qualcosa a Siracusa o meno. L’unica testimonianza che abbiamo del viaggio di Paolo in Italia proviene dalla mano dello storico Luca, il quale fu anche compagno di viaggio di Paolo. Nell’ultimo capitolo del libro degli Atti degli apostoli, riguardo al loro breve soggiorno a Siracusa, Luca non scrive altro che quanto segue:

Tre mesi dopo, ci imbarcammo su una nave alessandrina, recante l'insegna di Castore e Polluce, la quale aveva svernato nell'isola. Approdati a Siracusa, vi restammo tre giorni (Atti 28,11-12).

Le scarse informazioni lasciate da Luca dovrebbero farci concludere che durante il loro breve soggiorno a Siracusa non accadde nulla che valesse la pena di essere documentato. Eppure, sono state formulate molte ipotesi su cosa fecero nei secoli successivi. In un dipinto intitolato “San Paolo predica nelle latomie di Siracusa”, il pittore siciliano Ottocentesco Francesco Paolo Priolo raffigura Paolo che predica in una grotta nei pressi della città.[5] Siccome la Bibbia non dice nulla su questo episodio, da dove è stato tratto questo racconto? Il dipinto si ispira infatti a una leggenda locale secondo la quale, mentre Paolo predicava in una grotta, un uomo che lo stava ascoltando fu punto da uno scorpione. La folla radunata nella grotta era certa che l’uomo sarebbe morto a breve, ma Paolo gli gridò: “Non temere. Abbi fede in Dio, perché questo è solo il morso di un granchio”.[6] Subito dopo, Paolo prese l’animale per mano, il quale, nel frattempo, era effettivamente diventato un granchio. Il racconto in sé non ha alcun fondamento storico e l’idea che Paolo abbia predicato presso una grotta potrebbe essere stata confusa con il ministero di un vescovo siracusano del primo secolo di nome Marciano. La sua agiografia, scritta diversi secoli dopo la sua morte, racconta infatti di tali prediche nelle grotte vicino alla città. Inoltre, la storia della trasformazione di uno scorpione in un granchio ha un forte riferimento pagano evoluzionistico.  

Il pensiero evoluzionistico
In effetti, la teoria dell’evoluzione non è certo nata con Charles Darwin nell’Ottocento, ma era già prevalente nel mondo antico come storia alternativa ai racconti biblici sulla creazione. Quando Paolo si fermò a Siracusa, il pensiero evoluzionistico era da secoli la credenza dominante tra gli antichi greci e romani. La causa principale dell’esistenza di tale credenza era la stessa di quella più moderna: il rinnego del Creatore. Poiché l’antico paganesimo negava la creazione ex nihilo tramite la Parola di Dio, i filosofi pagani trovarono in una materia primordiale alternativa il fondamento di tutto ciò che esisteva. Questa poteva essere il fuoco, l’acqua, l’aria, un concetto astratto o qualsiasi altro elemento. Una volta stabilita la materia primordiale come punto di riferimento per tutto il resto, l’unico modo in cui i filosofi potevano spiegare l’esistenza di tutte le cose era attraverso il pensiero evoluzionistico.

Anassimandro (610 a.C. - 546 a.C.), che alcuni hanno identificato essere il padre della filosofia occidentale, aveva già sviluppato una teoria dell’evoluzione. Paul Seligman, che ha studiato il pensiero metafisico del filosofo, ha scritto:

Anassimandro aveva sostenuto che la terra, nei suoi primi stadi, era un nucleo viscido che si era poi differenziato in terraferma e mare. Questo era il “freddo”, uno dei due opposti cosmici che si erano separati dall’apeiron [origine]. Egli riteneva inoltre che la vita animale e umana fosse nata da una combinazione di terra e acqua sotto l'azione del “caldo”, cioè nella melma o nel fango, forse quando iniziò a differenziarsi in umido e secco.[7]

Pensieri simili furono sviluppati in seguito da filosofi greci famosi, tra cui Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.). Tali convinzioni erano presenti anche nella Sicilia greca, in particolare attraverso il pensiero di Empedocle (494 a.C. circa - 434 a.C. circa), filosofo originario di Akragas (l’odierna Agrigento), duecento chilometri a ovest di Siracusa. Grazie alla loro forza militare, i Romani poterono conquistare le colonie greche, senza però superare la loro visione del mondo: anch’essi, infatti, avevano una concezione evoluzionistica della realtà. Ad esempio, il poeta Tito Lucrezio Caro (c. 99 a.C. – c. 55 a.C.) credeva che tutte le cose fossero diventate ciò che sono grazie a diversi tipi di combinazioni tra gli elementi naturali avvenute nel corso di un periodo prolungato. Egli scrisse:

Chè certo è ben ch’i genitali corpi/ con sagace consiglio e scaltramente/ non s’allogâr per ordine, nè certo/ seppe nessun di lor che moti ei desse:/ ma; perchè molti primi semi in molti/ modi fûr già per infinito tempo/ da colpi innumerabili percossi,/ E da’ propri lor pesi ebbero in sorte/ d’esser commossi e trasportati in varie/ parti dell’universo e d’accozzarsi/ fra loro in ogni guisa e di tentare/ tutto ciò che produr potean congiunti;/ quindi avvien poi che, dissipati e sparsi/ per lo vano infinito ed ogni sorte/ di moto e d’unïon provando, al fine/ più s’adattano insieme, e non sì tosto/ adattati si son che di gran cose/ divengon semi ed a produr son atti/ la terra, il mare e gli animali e ’l cielo.[8]

La leggenda della trasformazione di uno scorpione in un granchio durante la predicazione di Paolo è sintomatica del sincretismo che esisteva nell’Europa cattolica tra la visione del mondo biblico e le leggende pagane elaborate nel corso dei secoli. In realtà, i resoconti biblici riportano che poche settimane prima del suo arrivo a Siracusa, Paolo stesso aveva sperimentato il morso potenzialmente mortale di una vipera mentre si trovava a Malta (Atti 28,3-6), ma invece di trasformare il serpente in un innocuo bruco, egli vide realizzarsi la promessa di Gesù: “Io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male” (Luca 10,19). Il serpente rimase serpente e il suo veleno rimase mortale, mentre il suo effetto su Paolo fu annichilito dalla potenza di Dio.  

L’appello al ravvedimento
Quindi, se la leggenda locale non sembra attendibile, a cosa possiamo fare riferimento per avere un’idea di ciò che Paolo fece mentre era a Siracusa? La posizione geografica della Chiesa di San Paolo Apostolo ci dà molto da considerare: infatti, proprio dall’altra parte della strada si trovano i resti di un antico tempio greco costruito in onore del dio Apollo. Anche se Siracusa non era più sotto il dominio greco ai tempi di Paolo, il tempio di Apollo era ancora uno degli edifici più importanti della città. Infatti, quando i Romani sottomisero i Greci, non solo adottarono la visione del mondo di quest’ultima, ma inglobarono anche la maggior parte dei loro dei, spesso dando loro un nome romano. Zeus divenne Giove, Era divenne Giunone, Afrodite divenne Venere e così via. È interessante notare che Apollo, ritenuto dio della luce, mantenne il suo nome sotto i Romani.[9]  Infatti, si riteneva che egli fosse il figlio di Zeus o Giove, il dio più potente tra gli dèi. I Greci identificavano Apollo anche come il dio che puniva il male e proteggeva da esso fornendo aiuto. Era altresì conosciuto come il dio del canto e della musica, colui che proteggeva il gregge e il bestiame, e che si dilettava a fondare le città e a stabilire le costituzioni civili.[10]

Predicare il vero Dio tra coloro che erano chiamati Gentili, cioè i non ebrei, era il cuore della missione di Paolo. Ad esempio, quando incontrò i filosofi di Atene, egli non cercò di trovare la migliore sintesi tra il Vangelo e i loro pensieri pagani; piuttosto espose la chiara antitesi tra gli dèi pagani che gli atenesi adoravano e il vero Dio trinitario:

Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio (Atti 17,23).

Pur trovandosi di fronte a una società totalmente paganizzata, Paolo non cercò di dimostrare l’esistenza di Dio con argomenti razionalisti e cosiddetti neutrali. Un tale metodo avrebbe contraddetto le sue parole nell’epistola ai Romani, scritta poco dopo la visita ad Atene. Paolo era consapevole che tutti gli uomini e le donne sapevano che Dio esisteva e che, senza la rigenerazione dello Spirito, cercavano disperatamente di sopprimere la loro conoscenza di Dio. Perciò, ovunque andasse, il suo messaggio era principalmente un invito al ravvedimento dalla ribellione contro Dio. Cosa potrebbe aver predicato Paolo ai siracusani che adoravano Apollo? Avrebbe utilizzato le caratteristiche attribuite agli dèi greci per dimostrare l’esistenza di Dio? No, avrebbe piuttosto proclamato la chiara antitesi tra le credenze pagane del tempo e la verità del Vangelo. Avrebbe così potuto spogliare Apollo di tutti gli attributi o sfere di sovranità che gli erano stati assegnati e restituirli al loro vero Proprietario. Dio è Creatore e Sostenitore di tutte le cose, quindi egli è colui che ha creato anche la musica e gli animali. Essendo sovrano su tutte le cose, Egli esercita la sua sovranità anche sul male. Contrariamente a quanto l’immaginazione dei Greci aveva attribuito ad Apollo, Dio aveva espiato la radice di tutti i mali, il peccato, per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo, morto sulla croce e risorto circa trent’anni prima dell’imprigionamento paolino. Ora, invece di meritare la separazione eterna da Dio, gli uomini e le donne potevano ricevere il perdono attraverso la fede in Suo Figlio ed essere adottati nella famiglia di Dio come Suoi figli.

Mentre si diceva in giro che Apollo si dilettava a fondare città e a stabilire costituzioni civili, Paolo potrebbe aver annunciato che il perfetto regno di pace di Dio già inaugurato in Gesù Cristo stava arrivando in veste della Gerusalemme celeste per rinnovare il mondo intero. Fu a causa di proclami del genere enunciati alla cultura dominante del suo tempo che Paolo finì per affrontare gravi persecuzioni. Questo accadde ad esempio ad Efeso, dove il suo messaggio fu percepito come una sfida diretta alla dea principale della città, Artemide.

Poiché non esistono altri documenti attendibili oltre alla breve frase con cui Luca ci ha lasciato, tutto ciò che è stato menzionato è ovviamente pura immaginazione senza alcun fondamento storico. È molto probabile che Paolo si sia semplicemente riposato vicino al porto durante i pochi giorni di sosta, in attesa della nave successiva che lo avrebbe portato nell’Italia peninsulare. Tuttavia, se avesse avuto l’opportunità di predicare il Vangelo a Siracusa, questo sarebbe stato il tipo di messaggio che avrebbe proclamato in una città così pagana. 

Le conseguenze pratiche di un tale messaggio erano radicali: invece di adorare un imprevedibile dio creato dall’uomo, o di credere in un mondo formatosi attraverso un processo evoluzionistico, gli uomini e le donne erano chiamati a ravvedersi e a adorare il vero Dio, Creatore di tutte le cose, che si era fatto conoscere attraverso Suo Figlio Gesù Cristo. Gli dèi pagani e le false teorie dei filosofi mostravano il degrado morale dell’umanità e l’assoggettamento al creato. Il vero Dio annunciato da Paolo aveva creato gli uomini e le donne per avere il dominio sulla terra, cioè per controllarla e plasmarla secondo le norme di Dio.

Gli avvenimenti di Ortigia sono la testimonianza impressionante di ciò che il Vangelo ha arrecato in Europa negli ultimi duemila anni. Mentre il tempio pagano di Apollo giace in rovina, proprio accanto ad esso si erge ancora la Chiesa di San Paolo Apostolo. Anche se oramai appartiene al cattolicesimo romano, il quale ha sincretizzato il Vangelo con le credenze pagane, essa rimane un importante simbolo storico della trasformazione che il Vangelo ha apportato in Europa.

(continua)

[1] Giuseppe Maria Capodieci, Antichi monumenti di Siracusa, t. 1, Siracusa, Francesco M. Pulejo 1813, p. 10.
[2] Capodieci, 29.
[3] “Basilica di San Paolo Apostolo: Una delle chiese barocche più antiche della città sicula,” Siracusa Turismo, consultato il 3 agosto 2021, https://www.siracusaturismo.net/public/cosa_vedere/Basilica_di_San_Paolo_Apostolo_Siracusa.asp.
[4] Cfr. Salvatore Nicolisi, Apocalisse in Sicilia, Il terremoto del 1693, Catania, Tringale 1983.
[5] “Arte pittorica a soggetto religioso in Siracusa,” Siracusae, consultato il 4 luglio 2018. https://siracusae.it/pittura-a-tema-religioso/#jp-carousel-1661.
[6] Arturo Messina, “La leggenda della grotta dei Cordari. Quando San Paolo trasformo’ uno scorpione in granchio,” I fatti Siracusa, consultato il 3 agosto 2021. https://www.ifattisiracusa.it/2018/04/la-leggenda-della-grotta-dei-cordari-quando-san-paolo-trasformo-uno-scorpione-in-granchio/.
[7] Paul Seligman, The Apeiron of Anaximander: a study in the origin and function of metaphysical ideas, London, The Athlone Press 1962, pp. 81-82 (traduzione mia).
[8] Lucrezio, Della natura delle cose, 5:655-683. Traduzione dal latino di Alessandro Marchetti (1717).
[9] Tony Allan & Sara Maitland, Ancient Greece and Rome: Myths and Beliefs, New York, Rosen Publishing 2012, p. 15.
[10] William Smith, A New Classical Dictionary of Greek and Roman Biography, Mythology and Geography, New York, Harper & Brothers 1854, pp. 75-76.


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