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Umanesimo cattolico. Pillole del cardinal Ravasi

Chapeau al cardinal Ravasi per l’intervista a Walter Veltroni del Corriere della sera (23/12/2022) in clima natalizio. Chapeau in quanto sfoggia una cultura sterminata e la nota capacità di collegare letteratura, filosofia, esegesi biblica, politica, psicanalisi, tutte intrecciate nelle sue dense risposte alle domande un po’ didascaliche e per nulla graffianti di Veltroni sul senso della vita, la libertà, la solitudine, la guerra, ecc. Chapeau per l’abilità di inanellare citazioni da autori svariati e di cucirle insieme nel suo discorso affascinante. 

Dopo il tourbillon di frasi dotte e commenti profondi, una riflessione va fatta. L’intervista al cardinal Ravasi è un classico esempio di cosa sia l’umanesimo cattolico nella sua versione contemporanea e ad un altissimo livello. L’umanesimo è il tentativo di presentare la fede cattolica come “in dialogo” con le domande del nostro tempo e capace di comprenderle mostrando elevate vie “umane” di affrontarle.  

L’umanesimo cristiano è un’antica corrente che cerca di coniugare la fede con i valori “alti” dell’umanità ritenuta come depositaria di ciò che è bello, buono e vero. Lo stesso Ravasi ha recentemente tenuto una prolusione dal titolo “Cosa hanno in comune Gerusalemme e Atene? L’umanesimo cristiano antico” in occasione del conferimento della laurea honoris causa alla Cattolica di Milano (22/11/2022). Si pensi ad una figura come Erasmo da Rotterdam che, da ottimo filologo e anima religiosa, volle stabilire ponti tra la cultura tardo-rinascimentale e l’esigenza di rinnovamento che si respirava ad inizio Cinquecento. Contrariamente a Lutero che sapeva che l’evangelo era anche “rottura” con la cultura, Erasmo voleva conciliare, rinnovare da dentro, fare leva sulle risorse interne della cultura. Il cattolicesimo ha sempre avuto un’anima umanista nell’ansia di “cattolicizzare” le devozioni, le pratiche, le credenze più svariate. Il suo metodo dell’et-et (e-e) è congeniato per dare forma a forme di integrazione e compenetrazione tra cultura esistente e istanze cristiane. Tra gli interpreti contemporanei dell’umanesimo cattolico sono da annoverare Jacques Maritain, Paolo VI, Jean Guitton e il cardinal Ravasi, appunto: uomini di grande cultura e di notevole sensibilità, dediti a umanizzare (cattolicizzare) il cristianesimo secondo le istanze della cultura “alta”.

Un’interessante lezione del vescovo Pierantonio Tremolada al dies academicus dell’Università cattolica di Brescia del 2019 ha avuto come tema proprio l’umanesimo cristiano. E’ un ottimo punto di osservazione interno al cattolicesimo di cosa esso sia. Come dice Tremolada, “l’Umanesimo ha posto storicamente e pone in generale l’uomo al centro, esaltandone le facoltà, celebrando le scienze e le arti, il pensiero e la tecnica. L’affermazione ha tutta la sua verità: l’uomo deve essere posto al centro”. Nello specifico, secondo Tremolada, l’umanesimo cristiano significa quattro cose:

  • Umanesimo è dare piena espressione al senso di umanità che è in noi. 

  • Umanesimo è, in secondo luogo, riconoscere che l’uomo non è solo ragione ma è anima e coscienza. 

  • Umanesimo, in terzo luogo, è tendere non alla sola conoscenza ma alla sapienza e alla responsabilità.

  • Umanesimo, infine, è considerarsi non solo individuo ma comunità e civiltà. 

Cosa emerge dall’intervista del cardinal Ravasi? Emerge una versione dotta e profonda di umanesimo cristiano. Vanno lette in quest’ottica le affermazioni del cardinale sul bisogno di relazioni, sulla presa in carica della nostra fragilità, sulla lotta alla solitudine, sull’investimento nell’educazione, sulla cura dell’ambiente, ecc. Tutti temi “giusti”, di “buon senso”, umanisti. Certo, il cardinale fa riferimento a Dio e alla Scrittura, ma come a rinforzo e a conferma dei valori umanisti. Non c’è nessun accenno alla contro-cultura cristiana, alle responsabilità personali del peccato e alle sue conseguenze, alla persona e all’opera di Cristo come segno di “contraddizione” e come giudizio sul mondo, ai “nuovi cieli e nuova terra” come opera di Dio e non come frutto del miglioramento umano. Paolo avrebbe detto che la croce è “scandalo” e “pazzia”. Nel tentativo di confermare la cultura, l’umanesimo cristiano non riesce a dire le parole controcorrente. Nella classica tipologia dei rapporti tra Cristo e la cultura, Niebuhr avrebbe inserito l’umanesimo cristiano nel paradigma “Cristo della cultura”: Cristo conferma, certifica, sostiene il mainstream culturale.

Alla fine, l’umanesimo cattolico di Ravasi si è avvicinato se non sovrapposto all’umanesimo progressista e solidaristico di Veltroni. I due sono speculari l’uno all’altro. L’umanesimo cattolico rinforza l’umanesimo laico, progressista o conservatore, ma non lo sfida con l’evangelo. 


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