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Un Papa formato Fazio

Ad un certo punto non si capiva chi fosse il Papa e chi fosse Fazio, tanto era evidente l’osmosi tra i due. Il Papa rispondeva alla Fazio e Fazio faceva domande da Papa e commentava le risposte con ammirazione verso il “Santo Padre” (espressione ripetuta quasi ossessivamente). Tutto sommato, la tanto attesa intervista a Papa Francesco a Che tempo che fa su RAI 3 (6 febbraio) non ha destato sorpresa. E’ andata com’era prevedibile che andasse. Fazio e il Papa potevano avere ruoli quasi intercambiabili.

Intanto non era la prima volta che il Papa era sulla televisione di stato nella giornata di domenica. La mattina, come ogni domenica, la messa papale era stata trasmessa dalla RAI. Per non parlare dei telegiornali che, nelle edizioni del primo pomeriggio e della sera, avevano incluso servizi dedicati alle parole del giorno del Papa su questa o quella questione internazionale. L’intervista a Fazio è stata la ciliegina su una torta già generosa ed abbondante. D’altronde il servizio pubblico ha una struttura che si chiama RAI Vaticano che media e promuove l’esposizione della Chiesa cattolica sulle reti nazionali a spese di tutti i contribuenti.

La coppia Fazio-Francesco ha toccato i temi delle encicliche del Papa Laudato si’ (ecologia) e Fratelli tutti (fratellanza universale), oltre a soffermarsi non poco su altre enfasi di punta del pontificato di Bergoglio: i migranti e la guerra. Il Papa ha sintetizzato in modo efficace ciò che va scrivendo e dicendo da anni su questi nodi importanti. Per la maggior parte dell’intervista, pareva di ascoltare una conversazione tra due persone impegnate ed appassionate di diritti umani e di ambiente. Il Papa si è speso per suggerire all’Unione Europea come concordare i modi di accoglienza, ma si è “dimenticato” di dire quale sia il problema alla radice di ogni male: il nostro peccato da cui siamo chiamati a pentirci per invocare il perdono per cui Gesù Cristo ha pagato. Quando ha parlato del perdono, lo ha addirittura definito un “diritto umano”, quasi che noi avessimo il diritto di essere perdonati e Dio avesse il dovere di perdonarci. Peccato che Francesco, mentre ha impiegato minuti e minuti per spiegare i dettagli delle sue encicliche, si sia “dimenticato” di parlare del nostro peccato, della croce di Gesù Cristo, del ravvedimento richiesto e del giusto giudizio di Dio su coloro che non rispondono in pentimento e in fede all’annuncio dell’evangelo. 

Verso la fine il dialogo con Fazio è virato su temi più interni alla chiesa cattolica e, anche qui, Francesco è stato prevedibile nel criticare il “clericalismo” della sua chiesa che nasce dalla “mondanità”. Ad un osservatore esterno al cattolicesimo, in realtà, tutto il suo discorso è apparso molto mondano, tutto concentrato su importantissime questioni “mondane”, ma senza uno straccio di prospettiva biblica per non dire di trascendenza cristiana. Se Paolo di fronte a Felice parlava pubblicamente di “giustizia, temperanza e giudizio futuro” (Atti 24,25), Francesco si è limitato forse alla prima, mancando le altre due. Nelle risposte di Francesco si respirava la fatica della mondanità, non lo sguardo dell’eternità.

Un’ultima osservazione. La sera prima dell’intervista si era concluso il Festival di Sanremo, la kermesse canora nazional-popolare specchio delle tendenze culturali attuali. Il Presidente della RAI Marinella Soldi aveva appena dichiarato che il Festival, con le sue conformiste e bislacche tiritere sulla fluidità di genere e sulla falsa autenticità (mio giudizio), aveva invece rispecchiato la “società attuale ed inclusiva”. L’intervista di Fazio al Papa si è collocata sulla medesima linea. Il Papa è diventato voce di una società “attuale ed inclusiva” che nella RAI trova un megafono, tutta intenta ad allargare la sintesi e ad abbracciare tutto. Il cristianesimo di quella voce non è pervenuto. Dopo Fazio, urge un invito al Papa da parte di Amadeus.


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