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Van Gogh, la fede sofferta, il seme gettato. Nota a margine di una mostra

Tanta gente di ogni età. Questo è il pubblico che generalmente affolla le mostre su Vincent Van Gogh (1853-1890). Non ha fatto eccezione quella (splendida) in corso a Palazzo Bonaparte a Roma che abbiamo visitato in un pomeriggio infrasettimanale, in compagnia di decine e decine di persone nel corso di un’ora e poco più. Van Gogh è un pittore che attira e che “parla”. La sua pittura è nell’immaginario iconografico di quasi tutti. Molte, moltissime persone (noi inclusi) si sentono coinvolte emotivamente ed esteticamente dai suoi quadri. 

Una chiave di lettura delle sue opere è il controverso rapporto con la fede. Figlio di un pastore protestante ed egli stesso “missionario” evangelico nella sua gioventù, per tutta la vita coltivò un vissuto religioso sofferto. La sua esperienza giovanile non fu per lui positiva e si allontanò dalla pratica della fede cristiana, rompendo anche col padre. Gli studi artistici furono per lui un modo per allontanarsi dagli impegni giovanili e scoprire così un’altra vita. Il risultato fu che, mentre le sue opere mostrano compassione e simpatia per i soggetti che dipinge (le contadine olandesi, i minatori, il vecchio disperato), sembrano far trasparire un atteggiamento astioso nei confronti del cristianesimo ecclesiastico. Van Gogh “dipinge” con i suoi colori e le sue forme le domande su Dio, sulla fede e sul mondo.  

Dei trentasette anni della vita di Van Gogh solo gli ultimi dieci sono stati occupati dalla pittura. Fino a 27 anni il suo desiderio e la sua ambizione furono di diventare teologo e pastore. Questo sogno religioso segnerà per sempre sia il suo modo di intendere la pittura sia il fiume di parole delle sue numerosissime lettere al fratello Theo. 

Nella mostra romana ci ha colpito in modo particolare un quadro intitolato “Il seminatore”. Il riferimento alla parabola evangelica è evidente, così come il suo legame con il richiamo pastorale del passato di Van Gogh. Questa bellissima raffigurazione di un seminatore che lavora sotto un sole giallo e brillante non è stato il suo primo dipinto di un seminatore, ma è probabilmente il suo più famoso. Il suo primo dipinto di un seminatore fu creato nel 1881 dopo essersi ispirato al quadro del realista francese, Jean-François Millet, un'opera che Van Gogh riprodusse nel 1890. La mostra descriveva la visione di Van Gogh del seminatore come una sorta di eroe dell'umanità sofferente. Il campo che doveva essere coltivato era simbolo della vita. Il lavoro che richiede ore, giorni, mesi per produrre un raccolto rappresentava una realtà infinita e disperata senza rimedio. Van Gogh scrisse, 

Sento inequivocabilmente che la storia degli uomini è come la storia del grano, se non viene seminato nella terra per germogliarvi, ciò che accade è che viene macinato per diventare pane.

Come pastori evangelici, il collegamento del Seminatore con la parabola di Cristo in Luca 8 ci è venuto subito in mente. Nel campo c'è un sentiero indurito dove i semi non hanno potuto attecchire nel terreno duro. Ci sono gli uccelli nel campo che portano via i semi. Ma sullo sfondo c'è un raccolto che sembra crescere sotto la luce del sole. È una bella illustrazione delle parole di Cristo, così come l'ultimo quadro in mostra: il Vecchio disperato (Alle porte dell'eternità). 

Il quadro di questo vecchio, ingobbito sulla sedia e piangente con la testa tra le mani, potrebbe anche essere una rappresentazione della sofferenza che Van Gogh stesso ha affrontato. Ci ha anche ricordato che, sebbene Van Gogh sia cresciuto in una chiesa, ascoltando la proclamazione dell’evangelo e desiderando, in un momento della sua vita, di proclamarlo lui stesso, i semi dell’evangelo non hanno messo radici profonde nel suo cuore. 

Naturalmente, seminare i semi dell’evangelo non è un lavoro facile. Sicuramente, è un lavoro costante, ma necessario.  Il Seminatore non è una sorta di eroe dell'umanità sofferente bloccata in una spirale infinita di difficoltà, ma un incoraggiante promemoria per continuare a seminare la buona notizia dell’evangelo. Se Dio non fa crescere i semi dell’evangelo attraverso la luce del Figlio e l’opera dello Spirito, non ci sarà vera gioia, pace o speranza eterna. Ci sarà solo disperazione, prima o poi. 

...ho dipinto tre grandi tele. Si tratta di immense distese di campi di grano sotto cieli tempestosi e non ho esitato di esprimere la tristezza, l'estrema solitudine.

-Van Gogh. Lettera a Theo e a Jo, Auvers-sur-Oise, 10 luglio 1890


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