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Vangelo e maternità (II). Una questione di idoli

La maternità può essere frustante, e nonostante gli sforzi e la disciplina nel provare ad essere madri amorevoli e piene di autocontrollo, lo stress, la rabbia, il nervosismo per i continui imprevisti o per l’irriconoscenza dei nostri sforzi, possono esplodere da un momento all’altro e in men che non si dica ci troviamo ad essere madri irascibili che riversano continuamente tensioni sui figli. 

Nel libro Risen Motherhood. Gospel Hope for everyday moments (2019), Emily Jensen e Laura Wifler hanno provato a riguardare a questi momenti della vita quotidiana con la lente della storia del Vangelo per capire come affrontarli, ma soprattutto come rielaborarli cercando di non cadere nelle narrazioni pericolose della cultura dominante. 

La cultura che ci circonda continua a proporre soluzioni immediate per essere la versione migliore di noi stesse: organizzarsi meglio, prendere tempo per la propria cura personale, mangiare in modo sano, ed altre soluzioni di questo tipo per tenere insieme i pezzi della propria vita e quella dei bambini in modo efficiente. In breve: sono false promesse di una soluzione pratica ad un problema più profondo! “Fai questo e avrei il controllo sulle circostanze”, “Sforzati di fare quest’altro e sarai una madre migliore!”. “Se controlli le circostanze, starai meglio e sarà più semplice!”

Falso! Qualsiasi sforzo per essere madri modello probabilmente fallirà trovando un ostacolo che ci impedirà di essere serene, pazienti ed amorevoli e tenderemo a ricercare ancora di più controllo sulle circostanze e un successo in questi campi che non arriverà! Cambiare le circostanze non può cambiare gli atteggiamenti del cuore. 

Il messaggio del Vangelo ci dice che gli esseri umani sono stati creati per adorare. Non importa se ne siamo coscienti, ma in quanto creature, siamo stati fatti per la sua gloria e la nostra tendenza è quella di avere un Dio da adorare. Nonostante l’unico degno di questa lode sia il Dio uno e trino, il Creatore, Salvatore e Provveditore, a causa della caduta e della conseguente separazione dell’uomo da Dio, siamo continuamente alla ricerca di un idolo con cui sostituirlo. Gli idoli possono prendere qualsiasi forma, ma in questo caso specifico l’idolo diventiamo noi stesse, le nostre capacità, le nostre risorse interiori per fronteggiare le difficoltà della maternità. “Sforzati di più. Fai del tuo meglio. Mantieni il controllo. Abbi più forza di volontà”, sono semplicemente bugie che il nemico sussurra nel nostro orecchio per allontanarci dal nostro Rifugio e Forza e per innalzare a idolo delle presunte capacità nascoste in noi stesse. Le conseguenze del peccato però, inevitabilmente possono trarre dal profondo di noi stesse nient’altro che paure, rabbia, ansietà, impazienza e persino depressione.

La storia del Vangelo però non si ferma qui, l’altra metà del racconto ci incoraggia a rivolgerci al Re che può salvarci dalle menzogne di Satana. Gesù ha vissuto una vita perfetta senza mai arrendersi agli idoli, ma in perfetta adorazione del Padre e in lui, grazie alla sua vittoria sulla croce, troviamo la nostra pazienza, la nostra pace, la nostra mitezza e gioia nella maternità con la speranza che presto il nemico sarà completamente distrutto e potremo vivere alla presenza di Dio in piena e reale adorazione di lui soltanto.

Predicando continuamente il vangelo a noi stesse, leggendo la nostra vita con questa narrazione di base, possiamo, con l’aiuto dello Spirito Santo, cominciare a pensare che il cambiamento nella maternità avviene dall’interno verso l’esterno e non serve cambiare prima il proprio stile di vita, di educazione o di alimentazione per diventare mamme perfette.

Se abbiamo riposto la nostra fede in Cristo, significa che egli è in noi. Solo in virtù di questo in noi ci sono delle risorse per vivere, grazie alla potenza dello Spirito Santo, una maternità riconciliata che non è vittima delle circostanze e dei fallimenti dei falsi idoli a cui ci affidiamo. 

(continua)

Della stessa serie:
“Maternità e vangelo (I). Piccole storie di una grande storia”


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