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Verso l’infinito e oltre. Cosa spinge i milionari di oggi ad andare nello spazio?

Si è aperta la gara per viaggiare nello spazio, organizzare giri o gite in orbita per passeggeri “normali”, forse tornare sulla Luna e andare su Marte, insomma estendere i confini delle possibilità di viaggio umano nell’universo. Con una differenza rispetto al recente passato. Oggi a spingere la corsa verso lo spazio sono subentrati dei nuovi soggetti. Non più le varie agenzie spaziali pubbliche, ma milionari di successo tra le persone più ricche al mondo. 

Perché milionari come Jeff Bezos, Richard Branson e Elon Musk si improvvisano navigatori dello spazio, finanziano imprese costosissime che, sino ad ora, erano state sostenute da enti pubblici specializzati? Cosa spinge questi imprenditori – viaggiatori quasi occasionali, certamente non astronauti professionisti – a desiderare di entrare in un razzo sparato nel cielo e a cimentarsi con l’abbrivio del volo spaziale? Il fatto che lo stiano facendo indipendentemente l’uno dall’altro e contemporaneamente l’uno all’altro aggiunge un ulteriore motivo di curiosità. Cosa c’è sotto?

In via preliminare e con molta superficialità, si possono fare due ordini di considerazioni. Da un lato, la tensione all’estensione dei limiti delle prestazioni umane, ad espandere la conoscenza, ad ampliare le possibilità della vita, a scoprire cose e sensazioni nuove è iscritta dentro il mandato culturale che Dio ha dato come compito all’umanità. Nel comando di “rendere soggetta la terra” (Genesi 1,28) c’è un programma di vita: non solo conservare l’esistente al livello delle competenze ricevute, ma allargarlo a profili e dimensioni nuove e diverse. Questo mandato è un’autorizzazione divina, anzi un esplicito incoraggiamento, all’impresa scientifica in tutte le direzioni possibili. Voler andare nello spazio è una tra le infinite applicazioni di quell’antico ma sempre attuale comandamento.

D’altro lato, la storia biblica ci dice che la menzognera promessa del serpente ad Adamo ed Eva fu di “essere come Dio” (Genesi 3,5). Invece di accettare la distinzione tra Creatore e creatura e vivere responsabilmente nelle coordinate di quel patto, il peccato ha rotto l’alleanza con Dio, con effetti a cascata su tutto. Anche il mandato culturale ne è stato pesantemente impattato, diventando una molla per prendere il posto di Dio, sopraffare il prossimo, manipolare abusivamente il creato. Dopo la rottura, l’impresa scientifica è attraversata da una “hubris” (tracotanza, doppiezza, alterigia) indomabile. Da un lato, risponde ad un’istanza divina da onorare, dall’altro è assetata di usurpare il posto di Dio nel vano tentativo di sovvertire la realtà creata. 

In filigrana, questa “hubris” si vede anche nelle imprese spaziali dei nuovi milionari. Superare i confini delle possibilità attuali di viaggi umani è un modo legittimo (tra i tantissimi) di rispondere al comando di “rendere soggetta la terra”. Dentro questi nuovi progetti faraonici, tuttavia, ci sono anche tanti elementi caricati negativamente dagli effetti del peccato. Non è tanto e solo la sollecitazione di un nuovo turismo spaziale da parte di élite di ricconi alla ricerca di nuovi stimoli che li rendano “personaggi”: sono soprattutto gli interessi ad avere posizioni di dominio sulle reti di comunicazione di domani a costituire il mordente di queste imprese. Il fatto che siano soggetti privati a lottare per il controllo dello spazio apre scenari che possono essere inquietanti. 

Dopo l’ingresso del peccato, nessuna impresa umana è esente da questa “hubris”. La risposta cristiana responsabile non è mettere la testa sotto la sabbia scagliandosi a prescindere contro la scienza e la tecnica perché portatrici di un male assoluto. No, il mandato culturale è ancora valido ed esige una risposta appassionata, soprattutto dai cristiani che desiderano vivere in accordo fedele e creativo rispetto alla visione biblica del mondo. Non è nemmeno essere trascinati dalle narrazioni del successo dei nuovi milionari, facendosi accalappiare dalla loro sete di potere. Dietro e dentro i viaggi nello spazio, ci sono importanti addentellati idolatrici che vanno smascherati e lasciati perdere.

Non c’è nulla di intrinsecamente anti-cristiano nei viaggi spaziali di Bezos e compagnia. Non c’è nemmeno nulla di pienamente puro nelle loro progettualità mirabolanti e costosissime. Esse non sono neutrali spiritualmente parlando. Anche verso l’infinito e oltre, siamo sempre dentro una cornice pattizia: in risposta fedele al mandato culturale o nel tentativo (fallimentare) di prendere il posto di Dio.


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