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William Wilberforce (1759-1833), abolizionista e riformatore

"Dio mi ha posto davanti due grandi obiettivi: l'abolizione della tratta degli schiavi e la riforma delle buone maniere".[1]

Queste parole sono tratte dal diario di William Wilberforce (1759-1833),[2] scritte dopo una conversazione con un caro amico che aveva incoraggiato Wilberforce a lavorare diligentemente per l'abolizione della schiavitù in inghelterra. William Wilberforce fu la figura chiave per l'abolizione della tratta degli schiavi in Inghilterra. Wilberforce era un evangelico e deputato del Parlamento fin dall'età di 20 anni. Fu membro di un gruppo evangelico che si organizzò per aiutare a finanziare società religiose, missioni e iniziative educative. Fondò la Proclamation Society against Vice and Immorality e fu autore del famoso libro A Practical View of the Prevailing Religious System of Professed Christians (1797).

Come riformatore sociale, Wilberforce cercava non solo l'abolizione della schiavitù, ma anche una riforma morale all'interno di una società in declino e di una cultura ecclesiastica considerata una forma nominale di cristianesimo. Il desiderio di Wilberforce e degli altri abolizionisti derivava dalla loro fede e dai principi della loro profonda fede cristiana.[3] Wilberforce riteneva che il mondo cristiano dell'Occidente si fosse accontentato di una "versione culturale del cristianesimo che è ben lontana da quella reale"[4] e che il cambiamento necessario sarebbe stato possibile solo se il "sistema di moralità britannico fosse stato basato sulla Bibbia invece che sugli standard ideati dai cristiani culturali".[5] Il commercio degli schiavi in Gran Bretagna era effettivamente contrario a un'etica biblica e Wilberforce lavorò all'interno della Camera dei Comuni denunciando la peccaminosità di questo commercio e chiedendo una riforma.

L'amico che ha ispirato queste parole è il famoso John Newton. Newton era un ex mercante di schiavi che, dopo essersi convertito a Cristo, scrisse l'intramontabile inno Stupendo Grazia. Newton, diventato pastore, incoraggiò Wilberforce a lavorare diligentemente per l'abolizione della schiavitù. Grazie alla sua fedeltà e al suo duro lavoro, il Parlamento britannico mise fuori legge il commercio degli schiavi nel 1806 e nel 1811 e liberò tutti gli schiavi dei Caraibi britannici nel 1833. 

Queste parole dovrebbero servire come ispirazione per gli evangelici ancora oggi, poiché anche noi siamo chiamati all'opera di abolizione della schiavitù e di riforma. Certo, la tratta degli schiavi come ai tempi di Wilberforce non è un problema in Occidente. Ma in Italia esistono ancora oggi forme di schiavitù molto attive.

In primo luogo, la tratta di donne e uomini a scopo sessuale e di lavoro nero è un problema noto in questo Paese. Lo Stato, pur condannandola, non sembra preoccuparsi di affrontarla. Per questo motivo molte organizzazioni non profit e ministeriali, come Schiavitù mai più, si dedicano a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema e a lavorare per liberare le persone dallo sfruttamento. La chiesa evangelica ha una chiamata primaria in questa lotta per la libertà e in vista della riforma. 

In secondo luogo, c'è una forte schiavitù spirituale che esercita ancora molto potere e influenza nella vita degli italiani, che sono intrappolati in un sistema religioso tradizionale e sacramentale che non riesce a liberarli dal peso del peccato, ma anzi li opprime con l'obbligo di meritare la propria salvezza e li porta a dedicarsi non a Cristo soltanto. Le chiese fedeli a una professione coraggiosa e a vivere il Vangelo biblico sono essenziali per una riforma spirituale.

Infine, gli idoli materiali e ideologici della nostra cultura schiavizzano le persone intorno a noi. Continuano anche a contendersi l'affetto dei nostri cuori. Come Wilberforce la chiesa è chiamata a lavorare per porre fine a questa schiavitù e, come Newton, a incoraggiarsi a vicenda in questo lavoro. Lo fa attraverso la proclamazione dell’evangelo biblico e la promozione di una riforma della cultura che si basi solo sull'autorità e sul potere delle Scritture. In questo senso, come Wilberforce, Dio ha posto davanti a ogni cristiano questi due grandi obiettivi: l'abolizione di ogni forma di schiavitù e la riforma della cultura secondo la Parola di Dio.

[1] Citato da J.D. Woodbridge, Church History, Volume Two: From Pre-Reformation to the Present Day: The Rise and Growth of the Church in Its Cultural, Intellectual, and Political Context, Grand Rapids, Zondervan 2012, p. 582.

[2] Si veda J. Piper, Amazing Grace. La stupenda grazia nella vita di William Wilberforce, Caltanissetta, Alfa & Omega 2007.

[3]E. Metaxas, Amazing Grace: William Wilberforce and the Heroic Campaign to End Slavery, New York, HarperCollins 2007, p. 96.

[4]William Wilberforce. Real Christianity, p. 22.

[5] Ibid, p. 24.


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