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Chi non mangia con gioia ha un problema

[Questo articolo è stato già pubblicato il 31 agosto 2020. In occasione del periodo estivo, la redazione di Loci Communes ha scelto di ripubblicare articoli che ritiene rilevanti, alternandoli a nuovi. Buona lettura!]

Come tutte le cose della vita, anche la nostra relazione col cibo è “complicata”. Nel mondo decaduto nel peccato, la benedizione del cibo da gustare e condividere può invece tramutarsi in una fonte di abuso e di sfruttamento. O sovrabbondante oltre ogni eccesso. O in scarsità tanto da minacciare la sopravvivenza. O vissuto entro un movimento di vita equilibrata e generosa o incastrato negli ingranaggi arrugginiti dell’esistenza. Molte sono le disfunzioni legate al cibo e molte solo le soluzioni dietetiche, psicologiche ed ambientali proposte, ma sono poche le analisi che intenzionalmente cercano di imbastire la riflessione partendo dalla Scrittura. Ben venga questo libro di Rachel Marie Stone, Mangia con gioia. Redimere il cibo dono di Dio, Chieti, GBU 2015 che prova a orientarla biblicamente. 

Il primo capitolo “Mangiare con gioia” parte dalla benedizione creazionale del cibo: è Dio che dota la vita di un principio di nutrimento ciclico di beni da ricevere con gratitudine. Il secondo capitolo, “Mangiare con generosità” sciorina l’importanza della condivisione del cibo come filo rosso della rivelazione biblica. Il terzo capitolo, “Mangiare in comunione”, sottolinea l’importanza dei pasti condivisi, prolungando la riflessione del capitolo precedente. Il quarto, “Mangiare che ristora”, collega il cibo all’opera di Cristo e alla vita della chiesa, mentre il quinto, “Mangiare sostenibile”, esplora il tema complesso della protezione della biodiversità e della valorizzazione della varietà dei cibi in un sistema consumistico che standardizza le produzioni e ne riduce la ricchezza. L’ultimo capitolo, “Mangiare che redime” intreccia le svariate trame e suggerisce piste per come riappropriarsi di un’etica del cibo che sia responsabile e gioiosa. Nello schema concettuale del libro, manca un capitolo sui guasti inferti dal peccato: è vero che le conseguenze della rottura dell’alleanza sono oggetto di approfondimento in ogni capitolo, ma un capitolo a se stante avrebbe chiarito meglio il movimento della visione del mondo biblica riguardante la creazione di ogni cosa buona, la corruzione di tutto causata dal peccato e la redenzione della vita ad opera di Gesù Cristo. 

Un elemento particolare del libro è la sua provenienza culturale nordamericana. Molti riferimenti a fatti, questioni e cibi riguardano gli USA, talvolta in modo molto provinciale. Ciascun libro nasce in un certo luogo e si rivolge ad un certo pubblico: questo sembra essere restrittivamente concepito per il contesto degli Stati Uniti d’America, con le sue specifiche patologie legate al cibo. La traduttrice si è sforzata di ripensare molti dettagli in un’ottica italiana e le va dato atto di esserci riuscita molto spesso egregiamente. Il libro è una lettura stimolante e “gustosa” anche se l’impianto teologico è limitato e la contestualizzazione originaria è molto circoscritta.


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