La chiesa è un luogo in cui si può sperimentare una vera comunione che va oltre gli interessi condivisi. Anche i nostri bambini possono beneficiare ed essere benedetti da questa controcultura.
Nella sua complessità relazionale, organizzativa, sociale, vocazionale il lavoro può e deve essere rivisto alla luce della Scrittura.
Il desiderio di voler vivere per sempre è legittimo, ma la soluzione alla morte non può essere data dalla scienza, né da altre comprensioni che non si fondano sul vangelo.
L’accesso ai social risponde alla domanda: chi sono io? Chi sono io nel mondo? Chi sono io tra gli altri?
Tutti, in qualche misura, abbiamo sperimentato il peso di emozioni distorte, represse o esagerate in noi o nelle persone attorno a noi, vicine e anche amate.
La vita cristiana non è regolata da un codice morale impersonale da mettere in pratica, ma da un Salvatore e Signore personale che ha rivelato la sua volontà nella Bibbia, che ha compiuto tutto ciò che era richiesto dalla legge, che ha pagato il prezzo per il nostro peccato e che, con il suo Spirito, abita in noi e ci rende parte della chiesa, guidando le nostre vite nei suoi sentieri.
Come comunità di credenti, la chiesa, per quanto imperfetta, è comunque la nostra casa spirituale dove trovare comunione e sostegno.
"Quardiamo a questo nuovo 2025 non con impegni a mezza via tra romantico entusiasmo e obiettivi autoimposti, ma sfidati dalla misericordia di Dio ad un impegno, un progetto di vita integro e complessivo.
Solo la Scrittura rivela le parole divine necessarie per la vita, anche per ambiti di vita apparentemente lontani dalla sfera religiosa.
Cristo è il modello supremo di amore, sacrificio e servizio. Guardando a Lui, possiamo trovare la forza e la guida per vivere i nostri ruoli matrimoniali con fede e obbedienza.
Perciò siamo liberi di usare l’immaginazione per trasmettere delle verità, ma aiutiamo i bambini a non cercare il proprio “rifugio” in essa.
Che lo si ammetta o meno, l'uomo è alla ricerca di un'etica del lavoro che sia in grado di rispondere a bisogni più profondi; quelli voluti da Dio il "creatore" del lavoro
Come vivere le sfide del nubilato/celibato? I single sono veramente soli? Bisogna sgombrare il terreno da due possibili equivoci…
Che il lavoro abbia un ruolo importante nella vita lo sappiamo bene, ma la domanda è: come lavoriamo?
La consulenza applicata alla vita cristiana è un termine diventato tanto consueto anche nei circoli evangelici quanto sfuggente nei suoi contorni.
Nell’ ancorare la mascolinità e la femminilità nell’immagine di Dio, DS prende in carico la complessità dei casi di disforia, invitando la chiesa ad avere un atteggiamento sacerdotale (compassione e rispetto) pur dentro la cornice regale dell’antropologia biblica richiamata all’art. 55.
Siamo tutti figli. Il comandamento è chiaro in ciò che afferma eppure a causa delle distorsioni del peccato, rappresenta nella vita quotidiana una vera e proprio sfida che richiede la saggezza di Dio e la preghiera.
Troppo spesso, infatti, le relazioni famigliari (qualunque esse siano) sono vissute come luoghi inerti per il discepolato: esse non sono condite dalla preghiera, non sono animate dall’incoraggiamento reciproco, non sono segnate dalle discipline cristiane. Vi è imbarazzo, talvolta passività. Il punto è che se non cresciamo dentro le relazioni famigliari che sono primarie per la nostra vita, dove cresciamo?
Il ripiegamento sull'Io e la relativizzazione dei valori “al di fuori di me” impoveriscono, quando non screditano, ogni possibilità di fioritura di un approccio sano al vissuto della famiglia.
Quando lavoriamo siamo in missione o la missione è qualcosa in cui siamo coinvolti fuori dagli orari di lavoro?
Lo scopo primario della vita non è quello anagrafico ed edonistico, ma soprattutto biografico. In altre parole, in ogni stagione della vita il servizio per il Vangelo rimane praticabile e auspicabile (Salmo 71,18); la piena maturità umana e spirituale non è un traguardo già raggiunto; lo zelo e la passione per il Signore e per la vita, in forme e intensità diverse, sono conciliabili con l'età avanzata, non sono solo una prerogativa dei giovani.
L’evangelo di Cristo cambia tutto: senza l’evangelo di Cristo, come emerge dalle parole di Delon, si ha la percezione cinica e priva di speranza di non perdersi un granché con la propria dipartita anzi!
L’amore di Dio per noi fonda tutto. Il nostro amore per Dio uno e trino è la risposta. L’amore per il mondo di Dio (non la carne, ma la creazione di Dio) è una conseguenza. L’amore per la chiesa e per la missione sono figli dell’amore.
L’amicizia è un dono Tuo Signore
Non meritavamo tanto amore
Tu hai scelto di dar la Tua vita
E ora siamo amici Tuoi
Anche chi lavora non è esente dal rischio di solitudine.
Per definizione, il gelato piace a tutti, specialmente ai bambini, vero? Sbagliato.
L’amore di Dio per noi fonda tutto. Il nostro amore per Dio uno e trino è la risposta. L’amore per il mondo di Dio (non la carne, ma la creazione di Dio) è una conseguenza. L’amore per la chiesa e per la missione sono figli dell’amore.
Prima di sviluppare strategie di evangelizzazione e di imparare nuovi metodi, chiediamo a Dio di lavorare innanzitutto in noi per poter rispecchiare tramite il nostro carattere cambiato la bellezza dell’opera trasformatrice del Vangelo.
McCracken ha provato a riprodurre una piramide per il nutrimento dell’anima che incoraggi i cristiani a sviluppare abitudini “alimentari” che conducono alla saggezza più che a una bulimia nevrotica di contenuti.
L'istruzione è cruciale per favorire una società meritocratica, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche di partenza di ognuno. Diverse barriere socio-economiche e molti pregiudizi, però, ostacolano questo processo.