La crionica è la vera speranza?
“Congelarsi e vivere per sempre: la scienza dell’immortalità”. Questo è il titolo di un articolo della giornalista freelance Elisa Busan uscito sulla rivista OK scienza e benessere (dicembre 2024).
La crioconservazione (o crionica) è una tecnica di congelamento del corpo in modo tale da permettere alla scienza di acquisire nuove conoscenze per eventualmente risvegliarsi e vivere per sempre. Ciò avverrà quando la medicina sarà in grado di curare ogni malattia.
In queste affermazioni si possono intravedere un concentrato di speranze. Si tratta di speranze del tutto nuove? L’articolo offre una cronologia storica della crionica.
Se ne iniziò a parlare nel 1962, anno in cui il fisico statunitense Robert Ettinger pubblicò il libro The prospect of immortality (La prospettiva dell’immortalità) in cui teorizzava la crioconservazione dei corpi dopo la morte. Negli anni successivi vi sono state varie tappe in questo processo di ricerca. Nel 2019 è nata a Berlino la prima start-up europea per la crioconservazione post mortem.
Certi argomenti e suggestioni, pur sembrando toccare la fantascienza, non sono la trama di alcuni film. Essi fanno parte della nostra storia. Busan afferma che migliaia di persone sono già in lista di attesa per la conservazione del proprio corpo o almeno del loro cervello. Si tratta di potenziali clienti che hanno già sottoscritto un contratto con istituti specializzati già esistenti.
Si parla anche di letargo, che è una condizione di stasi dell’organismo tipica di diversi mammiferi, che consente di sopravvivere per lungo tempo. Ciò permetterebbe, ad esempio, una sua applicazione ai lunghi viaggi nello spazio grazie a capsule di ossigeno e speciali tipi di alimentazione.
Trattandosi di un tema complesso, la ricerca tecnoscientifica chiama in causa fisici, neurofisiologi, genetisti, biologi ed altri ancora. Esperimenti di ibernazione e di scongelamento di piccole parti di cervello creati in laboratorio già avvengono in Cina.
Voglia di vivere? Paura della morte? Ricerca dell’elisir dell’eternità? La ricerca non va penalizzata, ma le filosofie che la sollecitano vanno saggiate in quanto non sono religiosamente neutre. Quale base morale fa da sfondo a questi aneliti?
L’essere umano percepisce l’esperienza della morte come qualcosa di anomalo. Vita e morte si contrappongono e la seconda incombe silenziosamente o rumorosamente sulla prima. Entrambe sono avvolte dal mistero e le testimonianze antropologiche ed archeologiche attestano che l’essere umano ha sempre avuto la sensazione che la vita continui anche dopo l’esalazione dell’ultimo respiro.
A tal riguardo non mancano filosofie né pratiche superstiziose al riguardo. La lotta contro la morte è remota quanto l’uomo e si è sempre cercato, inutilmente, l’elisir di lunga vita o pozioni capaci di dare l’immortalità.
E’ forse errato pensare che l’essere umano abbia in sé il pensiero dell’eternità e la consapevolezza di essere in questo mondo per la vita e non per la morte? Buona parte della società secolare, valutando l’essere umano secondo il pensiero evoluzionista ed in ottica puramente materialista, avvolge il tutto in visioni secondo cui o tutto cessa o in incertezze dubbiose su quel che accade dopo la morte.
La fede biblica afferma categoricamente alcuni capisaldi: che la morte è conseguenza del peccato e che non può essere evitata; che il Signore Gesù Cristo ha vinto definitivamente la morte risorgendo per non morire più e che da questo evento storico scaturisce la vera speranza di rinnovamento di tutto il creato; che dopo la resurrezione ci sarà il giudizio finale che solo i credenti in Gesù Cristo scamperanno.
Il desiderio di voler vivere per sempre è legittimo, ma la soluzione alla morte non può essere data dalla scienza, né da altre comprensioni che non si fondano sul vangelo. Pur riconoscendola come il re degli spaventi, la Bibbia non tratta la morte come qualcosa di cui aver paura. La Parola di Dio, con coraggio disarmante, ne parla in tutti i suoi risvolti.
La morte ha fatto il suo ingresso nel buon mondo creato dal Signore, essa affligge ogni cosa creata, compreso l’uomo e la donna, ma è stata sconfitta dal Signore Gesù Cristo. Lui, essendo morto e risorto, dona nuova vita fin da ora a chiunque si ravvede e crede in Lui, riservando al futuro, grazie al suo futuro intervento, la restaurazione finale di tutte le cose.
Solo allora la morte non ci sarà più. La serenità che sgorga da questa prospettiva offerta dal Vangelo consente di non aver paura della morte, di parlare di essa senza disagio, di prepararsi ad essa adempiendo la vocazione che Egli ha rivolto, vivendo altresì quel distacco dall’idolatria dei beni terreni. Nella speranza cristiana è presente la prospettiva della vittoria.
Vista da questo punto di osservazione, la crionica è un tentativo maldestro e scomposto di voler acquisire l’immortalità tramite il dio scienza e non grazie all’Iddio della vita. Come tutti i tentativi che si elevano contro Dio, alla fine fallirà e deluderà. “Dio non è dei morti, ma dei viventi” (Luca 20,38). Gesù dice: “Chi crede in me, anche se muore vivrà” (Giovanni 11,25). La vera speranza è questa.