Cattolici ed evangelici possono essere uniti?
Cattolici ed evangelici si sono da sempre confrontati e scontrati, a partire dalla Riforma protestante ad oggi. Arrivati al XXI secolo possiamo dirci uniti? Ecco cosa abbiamo imparato seguendo le due conferenze del pastore Leonardo De Chirico, pastore della chiesa evangelica Breccia di Roma e professore di teologia storica presso l’IFED di Padova, direttore della rivista Studi di teologia), tenute presso la chiesa evangelica battista Vita abbondante di Casoria (NA) il 1-2 febbraio. Il video della prima è qui; quello della seconda è qui.
È giusto pensare che, in quanto cristiani, siamo tutti uniti, siamo tutti fratelli e sorelle? Vivendo quotidianamente a contatto con persone che si professano cattoliche ed essendo cresciuti con una cultura e tradizione nelle quali è fortemente radicata la fede cattolica, sarebbe giusto chiedersi: “cattolici ed evangelici possono essere uniti?”
Questa stessa domanda è stata posta De Chirico il quale ha provato a riassumere quali sono alcuni dei motivi principali per cui il concetto di “fratelli separati” professato dalla Chiesa di Roma non è valido. Anche se nel corso della storia sono stati fatti dei passi avanti per quanto riguarda la tolleranza da ambe le parti, una divisione e distinzione netta continua ad esistere ed è sempre dipesa dal modo in cui il Vangelo è stato interpretato e messo in pratica.
Un principio fondamentale per il quale dovremmo poter dirci uniti è credere e riconoscere lo stesso Vangelo. Eppure, già solo considerando i 5 “sola, solus” della Riforma protestante, emerge che questo principio fondamentale non si realizza:
1. Solo Cristo: Gesù è l’unico mediatore possibile tra Dio e l’uomo, ma il cattolicesimo ammette l’esistenza di altre figure che accanto a Cristo possono assolvere questo ruolo. In Italia Gesù è solo la quarta figura alla quale i fedeli cattolici rivolgono le proprie preghiere (dopo Maria, Sant’Antonio e San Pio).
2. Sola Scrittura: la Parola di Dio scritta è l’autorità suprema, ma la Chiesa Romana aggiunge l’autorità del magistero e delle tradizioni orali.
3. Sola grazia: l’uomo è salvato per la grazia che Dio concede come un vero e proprio dono, ma i cattolici non possono considerarsi salvati se non aggiungono il compimento delle opere buone e dei sacramenti.
4. Sola fede: credendo in Dio, per fede, riceviamo la salvezza, ma agli occhi del cattolicesimo la fede è causa necessaria ma non sufficiente della salvezza per cui vanno aggiunte le opere.
5. Al solo Dio la gloria: tutto ciò che il credente fa viene compiuto per la gloria di Dio, ma i cattolici dedicano i loro sforzi anche alla gloria di altre figure, prima fra tutte Maria.
Un secondo fattore che dovrebbe essere alla base di una reale unione tra evangelici e cattolici è quello di attribuire alle parole che utilizziamo lo stesso significato; anche questo secondo principio non si realizza. Basti pensare ai diversi significati che parole come “croce”, “giustificazione” e “peccato” assumono in ambito evangelico rispetto a quello cattolico. Ciò che emerge da queste brevi e semplici considerazioni è che: no, non siamo uniti.
Prendere consapevolezza di questa mancata unità non autorizza né si traduce in atteggiamenti di intolleranza, disprezzo e talvolta odio: la Parola di Dio ci insegna a rispettare ed amare tutti; la conoscenza di chi siamo, cosa crediamo e cosa ci rende “diversi” dagli altri deve poterci permettere di interagire con tutti e di cogliere ogni occasione possibile per diffondere la verità del messaggio evangelico.
L’incoraggiamento è partecipare con attenzione ed interessi a questi eventi in quanto sono occasioni che le nostre chiese ci offrono per approfondire la conoscenza della Parola di Dio e diventare uomini e donne che possono essere una buona testimonianza sia all’interno sia all’esterno della chiesa.