La fede evangelica è per natura risvegliata e bisognosa di risveglio, cioè sempre aperta a riscoprire l’autenticità della vita cristiana non solo dal punto di vista emotivo ed affettivo, ma anche cognitivo-dottrinale e sociale-morale.
In Europa, il terreno spirituale sembra essere duro, paragonabile a quello con poca terra della parabola evangelica. Dopo un iniziale germoglio, tutto è a rischio seccatura perché manca di profondità e di radici
Questa è la posta in gioco, non solo per Breccia di Roma, ma per tutte le comunità di fede (comprese quelle evangeliche) che vogliono essere libere di praticare il culto senza sottostare a criteri definiti dalla religione di maggioranza o a sistemi giuridici con evidenti deficit di pluralismo religioso.
Forse, mai come in questi tempi, la distanza tra le generazioni sembra abissale. Fattori quali la tecnologia, il cambio dei valori culturali e le nuove sfide a livello sociale sembrano costituire un muro di incomunicabilità tra le generazioni.
La presunta “superiorità morale” evangelica è in gioco. Il discorso ricorrente nella retorica evangelica secondo cui il “mondo” è marcio, ma la famiglia dei credenti sarebbe caratterizzata da standard morali più alti è messo in discussione.
Come è stata trasformata la nostra partecipazione alla vita della chiesa, il progetto ecclesiale e la sua direzione, i contenuti della nostra fede e la loro comunicazione?
Il Patto di Losanna afferma e ribadisce la necessità, l’unicità e l’universalità di Cristo per la salvezza e l’esigenza di una testimonianza fedele a questa verità.
Il cuore racchiude tutta la persona e la predicazione deve puntare proprio al cuore.
Il volto della chiesa evangelica europea sta cambiando, non solo in termini numerici (in aumento considerevole), ma anche spirituali e culturali.
Nei suoi cinquant’anni di storia, il movimento di Losanna è stato un cantiere della missione evangelica.
Nella società odierna, dove spesso la verità è frammentata e manipolata, i documenti di Losanna ci invitano a tornare alla fonte della verità: la Parola di Dio. Essa la rivelazione vivente di Dio stesso, su cui possiamo basare tutta la nostra vita.
Vogliamo pastori che non vivano la solitudine, ma che, nel loro ministero, siano sostenuti dalla chiesa e da amici che incoraggiano, che vivono relazioni attive, che li rendono attenti rispetto all’inganno del peccato e che li spingano a gioire in Lui per sempre.
Purtroppo molti sermoni predicati nelle chiese evangeliche sono moralistici.
La nostra proclamazione deve essere Cristocentrica, incentrata su Gesù, sulla Sua persona, sulla Sua opera e sulla Sua redenzione. Ogni storia racconta Gesù.
La strada verso il pulpito è lastricata della preghiera; la preghiera continua, costante, consapevole e resa con gratitudine.
Non ci può essere evangelizzazione senza attenzione alla cultura.
Newbigin è un alleato nella contestazione dell’epistemologia illuminista e nel recupero della centralità della missione pubblica della vita della chiesa, ma non lo è più quando il suo pensiero è irretito nell’insofferenza per la verità proposizionale e per l’inerranza della Bibbia.
Da questa parte dell’Oceano Atlantico, l’America evangelica sembra scintillante ed energetica se messa a confronto con il non proprio florido scenario evangelico europeo.
Come cristiani dobbiamo avere coraggio e affrontare le sfide di oggi e continuare a spargere fedelmente la buona notizia del Vangelo in un contesto in cui le persone preferiscono gli idoli a Dio.
Come sono cambiate le pratiche, la liturgia e la pietà personale nell’ultimo secolo nelle diverse denominazioni?
La missione di portare l’Evangelo, la preghiera per questa grande opera, e il servizio che l’Evangelo produce, sono tre elementi che stanno al cuore dell’identità dell’AEI e che dovrebbero accomunare tutti gli uomini e le donne dell’Alleanza.
Recentemente la cattolicità riscuote crescente interesse da parte evangelica, nelle diverse tradizioni dell’evangelicalismo.
Il convegno ha avuto come tema “Due chiamate pericolose: il pastorato e la consulenza biblica”. Il riferimento alla “pericolosità” della chiamata è collegato al titolo del libro di Paul Tripp, Dangerous Calling (2012).
Keller scrive molto candidamente: “Sono un neo-calvinista” ma in rete con le altre enfasi del modo riformato, più con quella pietista/revivalista che non quella dottrinalista.
La domanda evangelica in risposta alle parole di Francesco è: "È la sua speranza radicata nella parola di Dio? Cioè, la Bibbia ci parla con chiarezza dell'inferno? Permette la speranza che l'inferno sia vuoto?"
Se, come chiesa locale o come singoli credenti, siete alla ricerca di un modo per annunciare il vangelo alle persone, Vivere davvero potrebbe fare per voi.
Una infrastruttura può essere paragonata ad un sistema operativo che funziona in modo continuativo, ordinario e con la prevalenza di risorse generate all’interno anche se beneficia della rete evangelica allargata.
Essere una minoranza religiosa nei Paesi a maggioranza cattolica comporta delle sfide complicata per le chiese evangeliche europee.
Il volume apre tre finestre sulle sfide del ministero pastorale oggi. Pur in mezzo a tante criticità e pericoli, esso rimane una responsabilità alta e totalizzante per chi è chiamato da Dio e riconosciuto dalla chiesa.
Da dove partire per non incorrere nel rischio speculare di abusare della disciplina o di rimuoverla del tutto?