Vocabolario di Losanna (III). Cultura

 
 

N.B. Oltre al 50° anniversario dell’Alleanza Evangelica Italiana, nel 2024 ricorre anche quello del Movimento di Losanna. Nel 1974, infatti, si tenne il Congresso mondiale per l’evangelizzazione del mondo da cui scaturì il Patto di Losanna, il più importante documento evangelico del XX secolo. Per celebrare questo evento e in vista del IV Congresso di Losanna che si terrà a Seul (Corea del Sud) dal 21 al 28 settembre 2024, questa serie vuole valorizzare alcune parole chiave, una sorta di vocabolario minimo per apprezzare l’eredità del Movimento di Losanna. Le parole sono: Amore, Collaborazione (partenariato), Cultura, Integrità, Missione, Mondo moderno, Pluralismo, Responsabilità sociale, Tutto/a (l’evangelo, il mondo, la chiesa), Unicità/Universalità (di Cristo), Verità.

La parola “cultura” apre un mondo. Nel suo commento al Patto di Losanna, John Stott dice che “potrebbe essere paragonato a un arazzo, molto complesso e spesso molto bello…[…]. I colori e le forme rappresentano le convinzioni e le abitudini ereditate dal passato, arricchite dall’arte contemporanea che tengono insieme la società”. Ed è proprio così. Non stupisce che, nel pensare all’impegno di portare l’Evangelo a tutto il mondo, essa sia stata al centro della riflessione e dell’azione scaturita dal Movimento di Losanna. A sua volta, l’attenzione missiologica alla cultura è dentro una più ampia questione riguardante la relazione tra fede e cultura.[1]

Il Patto di Losanna, infatti, dedica un intero articolo al rapporto tra evangelizzazione e cultura. Cosi recita l’art. 10: “Lo sviluppo di progetti finalizzati all’evangelizzazione del mondo esige metodi creativi e innovativi. Se Dio guida questi metodi si avrà come risultato la nascita di chiese profondamente radicate in Cristo e nello stesso tempo legate alla loro cultura. La cultura deve essere sempre valutata e giudicata per mezzo della Scrittura. In ragione del fatto che gli uomini e le donne sono creature di Dio, alcuni aspetti delle loro culture si presentano ricchi di bellezza e di bontà. Ma poiché gli uomini e le donne sono caduti nel peccato si ha anche che ciò che producono in termini culturali porta le tracce di questo peccato e in alcuni casi presenta degli aspetti demoniaci. Il Vangelo non presuppone la superiorità di una cultura su altre, ma le valuta tutte secondo i suoi propri criteri di verità e di giustizia, e insiste sugli assoluti morali validi per ogni cultura. Le missioni spesso hanno esportato insieme al Vangelo una cultura aliena, e le chiese sono state a volte più legate alla cultura che alla Scrittura. Gli evangelisti di Cristo devono allora cercare umilmente di svuotare se stessi di tutto tranne che della loro personale autenticità, nell’intento di divenire servi degli altri, mentre le chiese devono dal canto loro cercare di trasformare e arricchire la cultura, il tutto per la gloria di Dio”.

Il punto sottolineato è che non ci può essere evangelizzazione senza attenzione alla cultura. Pur apprezzandone la ricchezza, ogni cultura ha bisogno di essere valutata alla luce della Scrittura. Visto che la cultura è il prodotto della società umana, allora anch’essa presenterà distorsioni causate dal peccato. L’Evangelo permette di vagliare tutte le culture per rigettarne le devianze idolatriche e per trasformarle secondo la “mente di Cristo”. Si ricordi che erano gli anni della “decolonizzazione” e della critica alle missioni occidentali che, troppo spesso, confondevano la missione evangelica con il paternalismo culturale occidentale.

L’accenno al tema della cultura nel Patto di Losanna (1974) non poteva che essere l’inizio di una riflessione. Anzi, fu una delle prime ad essere attivate dopo il Congresso. In effetti già nel 1978 un gruppo di studio ad hoc redasse il “Rapporto di Willowbank su Evangelo e cultura”.[2] Si tratta di un solido documento di cinquanta pagine che è frutto del lavoro delle brillanti personalità evangeliche attive in quegli anni: I.H. Marshall, J.I. Packer, R. Padilla, H. Conn, K. Bediako, J. Stott. Ciò che il Patto di Losanna aveva condensato in poche righe, a Willowbank fu approfondito con una definizione di cultura, la cultura nella rivelazione e nell’interpretazione biblica, il contenuto e la comunicazione dell’evangelo, l’incarnazione come modello per la testimonianza cristiana, la conversione e la cultura, chiesa e cultura, cultura, etica cristiana e stile di vita. Come si evince dai titoli delle sezioni, il Rapporto è uno strumento di lavoro che manifesta l’interesse evangelico di quegli anni.

Il punto alto raggiunto a Willowbank non trova riscontro nei documenti successivi del Movimento di Losanna. Più tardi, il Manifesto di Manila (1989) nelle sue 21 affermazioni non fa cenno alla cultura in modo esplicito, anche se evidenzia una sensibilità per la responsabilità sociale e l’impegno a studiare le società per sviluppare strategie di contestualizzazione adeguate. 

Anche nell’Impegno di Città del Capo (2010) non c’è un fuoco specifico sulla cultura. Si può dire che il lavoro svolto tra Losanna e Willowbank sia dato per acquisito. Infatti, una sezione dell’Impegno è dedicata alla cultura dentro la rubrica dell’amore delle nazioni e delle culture (7.B). Centrale è questa affermazione: “Desideriamo vedere il vangelo incarnato e incastonato in tutte le culture, redimendole dall’interno così che possano mostrare la gloria di Dio e la splendente pienezza di Cristo”.

Per riprendere le categorie classiche di R. Niebuhr in Christ and Culture (1951), mentre il cattolicesimo romano si pone sopra la cultura e la ingloba nella sua sintesi, mentre il liberalismo confonde l’evangelo con il mondo facendo diventare il primo più simile al secondo, la sfida evangelica di Losanna per la chiesa è quella proporre un vangelo incarnato ed inculturato, saldamente ancorato alla rivelazione biblica e pronto a mettere radici nelle diverse culture.

[1] Paul Schrotenboer, “Una prospettiva cristiana della cultura”, Studi di teologia XIV (2002) N. 27 e la voce “Cultura” del Dizionario di teologia evangelica, a cura di P. Bolognesi, L. De Chirico, A. Ferrari, Marchirolo (VA), EUN 2007 (rist. 2012).

[2] “Rapporto di Willowbank” (1978) in Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, a cura di P. Bolognesi, Bologna, EDB 1997, pp. 78-131. Cfr. anche Valerio Bernardi, “Vangelo, cultura e globalizzazione. Alcune riflessioni a partire dal Rapporto di Willowbank”, Studi di teologia XIV (2002) N. 27.