Liberato Vitale
Liberato Vitale
Nato a Salerno e vive a Roma insieme alla sua famiglia. Ha conseguito la laurea in Scienze dell’Amministrazione e dell’Organizzazione all’Università di Salerno e in Mercato del lavoro, relazioni industriali e sistemi di welfare al dipartimento di economia dell’Università Roma Tre. Attualmente svolge la funzione di amministratore, bibliotecario e responsabile dell’area progetti presso l’Istituto di Cultura Evangelica e Documentazione di Roma. Marito e padre di due bambini.
Nella sua complessità relazionale, organizzativa, sociale, vocazionale il lavoro può e deve essere rivisto alla luce della Scrittura.
I nostri conduttori di chiesa hanno amici? Se no, si tratta di un segnale preoccupante. Siamo amici loro?
Benvenuti nel mondo di McChurch e della McDonaldizzazione della chiesa.
Molto meglio sembra recuperare il ritmo biblico di lavoro e riposo...in cui il “crescere e moltiplicarsi” è compensato dal “riposo” e dalla celebrazione del lavoro svolto. Questo non richiede una decrescita, ma una riforma della cultura.
Anche chi lavora non è esente dal rischio di solitudine.
Può un predicatore del Cinquecento essere un modello per i predicatori evangelici di oggi?
La chiamata al pastorato deve fare i conti con i bisogni della chiesa locale.
Non ci può essere evangelizzazione senza attenzione alla cultura.
Il tempo del lavoro copre tutto il tempo. Questo per permettere ai dipendenti di lavorare quando si vuole, in orari personalizzati e non standardizzati.
Solo l’etica cristiana può promuovere una visione più ampia del lavoro.
Di lavoro si vive, di lavoro si muore (tragicamente). Di lavoro si soffre, sul lavoro si legifera. Il lavoro cambia, il lavoro crea stress.
La ricetta umanista promossa da Pappalardo tocca l’ambito delle motivazioni personali e della relazioni sul lavoro, ma non si incarica di ripensare l’universo del lavoro in modo più completo e profondo.
Prima ancora di una unione sessuale legittima, il matrimonio è un'unione di amicizia, suggellata da un patto di fedeltà tra i coniugi.
Non è un caso, allora, che la vita cristiana venga descritta, nelle Scritture, proprio come un viaggio, come un percorso...
La cultura cattolica non è in grado di dare alternative praticabili alla vita della gente e consegna la società al cancro della cultura mafiosa basata sulla prevaricazione, la violenza, la sudditanza.
La “sindrome di De Luca” è molto diffusa. Essa dice che noi siamo i migliori, i più furbi ed intelligenti. Il problema sono gli altri e per questo vanno denigrati in modo sarcastico. Intanto non molto cambia se non far crescere il tasso di rabbia e di scurrilità del linguaggio pubblico.
I programmi, le app, i dispositivi attraverso cui lavoriamo e ci intratteniamo diventano sempre più intelligenti, ed è possibile delegare loro qualsiasi cosa. È davvero così?
Per il sesto anno consecutivo, sta per partire la stagione di “Libri per Roma 2023-2024”, l’iniziativa dell’Istituto di Cultura Evangelica e Documentazione di Roma che promuove eventi intorno ai libri, incontri con l’autore e dibattiti per la riforma della cultura.
La chiamata all’integrità cambia notevolmente il nostro modo di vivere la fede. La nostra teologia, la nostra liturgia, la nostra programmazione tutto deve essere vissuto ai piedi della croce, con coraggio e con umiltà.
La discussione sul salario minimo è un’occasione per farsi domande sulla dignità del lavoro, sulle distorsioni del lavoro e sulle misure possibili per promuovere il “buon lavoro”.
Il lavoro è parte del mandato culturale, cioè abitare responsabilmente il mondo alla gloria di Dio, e certamente anche di quello missionario, cioè fare discepole le nazioni. Non lavoriamo primariamente per produrrerisorse per la missione: lavoriamo per rispondere ad un mandato che Dio ci ha dato di abitare la terra per la sua gloria.
La situazione del mercato del lavoro, tra sacche di lavoro nero e la piaga dello sfruttamento dei lavoratori, è tale che, lasciata a sé stessa, produce non solo ingiustizie sociali, ma veri e propri attacchi alla dignità delle persone.
Lavoro precario. Lavoro sottopagato. Lavoro idolatrato. Cos’è il lavoro?
Quali antidoti abbiamo di fronte al rischio di avere chiese senza Cristo perché imbevute di mondo?
Perché Dio richiede la preghiera per concedere la sua misericordia? Perché Dio è così interessato alla preghiera?
Valorizzare i tempi della vita è lodevole e diversificare le attività (non solo lavorative in senso stretto) è necessario. Tuttavia, la settimana lavorativa di 4 giorni sembra offrire possibilità in questo senso, ma in realtà introduce più criticità che benefici reali.
Questa è la prova che lo Spirito è all’opera: la convinzione di peccato nei nostri cuori. Se un fenomeno “spirituale” non è accompagnato dalla convinzione di peccato, non è opera dello Spirito.
Ma la salvezza è un dono di Dio o è in parte dono in parte opera mia? In altre parole, Dio è sovrano nella salvezza donandola o è complice facendo una parte che però, se non è attivata dalla mia collaborazione, non produce niente?
“La caratteristica di un uomo veramente santo è quella di preferire Dio al di sopra di tutte le altre cose che sono in cielo e sulla terra”… quanto è forte questa frase. Me mette tutti in discussione! Sono parole che si trovano nell’introduzione al sermone di Jonathan Edwards (1703-1758), “Dio la parte migliore dell’eredità del cristiano”, scritto nell’aprile del 1736, ora parte della raccolta La gloria di Dio proclamata. Sermoni e discorsi di Jonathan Edwards, Caltanissetta, Alfa&Omega 2022.
La Riforma protestante non “innova” la dottrina eucaristica, ma si colloca sulla scia delle voci medievali