Alan Millard (1937-2024) ebraista ed archeologo evangelico

 
 

Era una serata fredda e piovosa, tipica della stagione invernale gallese. Alla facoltà di teologia evangelica a Bridgend era stato annunciato che il prof. Alan Millard dell’Università di Liverpool avrebbe tenuto una conferenza sull’archeologica biblica all’Università di Cardiff. L’anno accademico era appena iniziato, ma avevo nella mia memoria un libro di Millard che avevo trovato nella biblioteca di famiglia e che mi spinse ad andare a sentirlo: si trattava di Archeologia e Bibbia, Milano, Paoline 1988, poi seguito da Archeologia e vangeli, Milano, Paoline 1992. Le Edizioni Paoline avevano tradotto, con la curatela di Gianfranco Ravasi, questi libri di uno studioso evangelico inglese. Pur non avendo mai approfondito il tema dell’archeologia, la circostanza di poter incontrare uno studioso evangelico tradotto in italiano da una casa editrice cattolica italiana mi incuriosì.

Di quella conferenza non ricordo granché se non la capigliatura del professore con un lungo riporto a coprirne le calvizie e l’impeccabile retorica da accademico inglese. Poco dopo avrei trovato nel volume co-curato da Millard e da Wiseman, Essays on the Patriarchal Narratives, Leicester, IVP 1980, un importante contributo nell’interpretazione del libro della Genesi, soprattutto delle storie dei patriarchi. Mentre gli studiosi storico-critici operavano con una chiave interpretativa che dissezionava il testo biblico e lo allontanava dalla realtà storica, Millard mostrava come la tessitura dei racconti della Genesi avesse una sua logica “teologica” interna e avesse riscontri esterni nell’archeologia e nelle letterature dell’oriente antico. Con la meticolosità dell’antichista e l’acribia del semitista, Millard rispettava il testo biblico nella sua forma canonica e infondeva fiducia nella sua affidabilità storica.

Oltre ai libri sopra richiamati, altre opere disponibili di Millard in italiano sono Immagini del mondo biblico, Torino, Claudiana 1991 e il Dizionario biblico GBU, Chieti, GBU 2008, di cui Millard fu uno dei curatori insieme a I.H. Marshall, J.I. Packer e D.J. Wiseman. 

Non sono uno studioso di AT né di archeologia biblica. Lascio quindi la parola al prof. Arturo Terrazas, docente di Antico Testamento all’IBSTE di Barcellona, che ha tracciato un profilo di Millard su Evangelical Focus (17/6/2024) di richiamare qualche spunto significativo. Eccone alcuni stralci.

Alan Millard è stato un archeologo di alto profilo, che partecipò a scavi in ​​Siria, Giordania e Iraq. Lavorò per diversi anni anche per il British Museum, scoprendo un'opera che giaceva nascosta tra le migliaia di frammenti di tavolette cuneiformi conservate nel museo. Mi riferisco all'epopea di Atrahasis, che contiene una descrizione del diluvio simile a quella che vediamo nel libro della Genesi.

Alan Millard trascorse gran parte del suo ministero nell'insegnamento, soprattutto all'Università di Liverpool, dove ebbe come collega il grande egittologo Kenneth Kitchen.

Due esempi del suo lavoro come archeologo mostrano i collegamenti con il testo biblico:

1. Vediamo nella Bibbia che i re sono costruttori. David trasmette i progetti per la costruzione del Tempio a suo figlio Salomone. Un aiuto che abbiamo attraverso l'iconografia della Mesopotamia è la stele di Oslo, un monumento dove possiamo vedere il re babilonese Nabucodonosor II (lo stesso che appare nel libro del profeta Daniele), dove Nabucodonosor è rappresentato come un architetto che costruisce la città di Babilonia (di cui abbiamo testimonianza dalla Porta di Ishtar da lui costruita, che si trova a Berlino). Possiamo anche vedere nel British Museum il grande re assiro Assurbanipal (che appare nella Bibbia come il grande e glorioso Ashnapar in Esdra 4,10) con in mano mattoni da costruzione, cioè rappresentandosi come un re costruttore. Gesù aveva un lavoro prima di essere unto da Giovanni Battista, falegname, parola che in greco può essere tradotta anche come muratore. Questo ci aiuta a comprendere meglio Giovanni 14,2-3, dove vediamo che Gesù ascenderà per costruire un posto per noi.

2. Il ruolo del re pastore è menzionato nella Bibbia (Isaia 44,28; Ezechiele 37,24). Vediamo la stessa cosa nell'iconografia egiziana e assira. Il faraone tiene in una mano il bastone da pastore, rappresentandosi come un re che si prende cura del suo popolo, come un pastore si prende cura del suo gregge. In Mesopotamia vediamo nei testi come i re siano menzionati come pastori. Tutto questo ci porta al linguaggio reale che appare in Giovanni 10,11, 14-16, 27-28, dove vediamo Gesù come il grande re pastore.

Il prof. Alan Millard è appartenuto ad una generazione di studiosi evangelici britannici (filologi, archeologi e biblisti) che negli ultimi cinquant’anni ha dato lustro agli studi biblici di taglio “conservatore”. Se gli studi evangelici nel XX secolo hanno retto l’impatto della lettura storico-critica della Bibbia, anzi l’hanno sormontata, lo si deve anche a lui.